Annamaria Brenti: l’arte che ispira l’arte
*foto in evidenza: “Perusia” nell’ottobre 1998, è stato premiato con il Yuko Watanabe Best of Show Award “al VII Pacific Quilt Festival, concorso “Radiant Memories”.
https://www.annamariabrentiquiltstudio.com/
Annamaria Brenti è un’artista tessile molto nota e apprezzata nel panorama artistico italiano ed internazionale. Molte delle sue opere sono state esposte in prestigiose mostre in Europa, Stati Uniti e Giappone e le sono valse importanti premi e riconoscimenti. Recentemente Annamaria è stata tra l’altro invitata ad esporre al Museo del Ricamo di Pistoia in occasione di “Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017”.
Annamaria ha inoltre tenuto workshops sia in Italia che all’estero, incluso l’Inghilterra, Svizzera, Francia, Giappone e Stati Uniti.

Annamaria come e quando hai conosciuto il quilting e hai deciso che quella sarebbe stata la tua strada come artista? Cosa rappresenta per te il quilting rispetto ad altre forme di espressione artistica?
Mi sono avvicinata al quilting da autodidatta nel 1986 a Boston. La mia prima quilt per una coperta matrimoniale monocoloreecru fu un misto di quilting e ricamo a candlewicking (punto a nodi) su disegni tradizionali stile coloniale, suddivisi in quadrati bordati da una striscia in pizzo. A seguire una schoolhouse e una logcabinquilt nei calicoes così di moda allora. Il mio primo incontro con il quilting pittorico fu tramite una mia amica giapponese, conosciuta sempre a Boston, che mi trasmise la sua esperienza di un workshop di quilting pittorico sul metodo “quiltasyou go”, essenzialmente un appliquè a mano attraverso tutti e tre gli strati.(nel senno di poi, non sempre raccomandabile). Lo sperimentai su un mio disegno molto stilizzato e dai colori stile naif di una veduta della Basilica di Assisi, in un mese completai la mia prima quilt pittorica e quando tornai orgogliosa a mostrare il mio lavoro finito al negozio di quilting, mi ricordo ancora che mi dissero “Beginner’sluck”!
Ricordo anche l’emozione di quando per la prima volta andai a vedere la mostra locale del gruppo the Quilters’ Connection, in particolare mi fermai ammirata davanti alla quilt “Archipelago” del 1983 di Nancy Halphern (ora al New EnglandQuilt Museum) e di Ruth Mc Dowell tra le storiche protagoniste della rinascita del quilting americano nel XX secolo.
Mai avrei pensato che a 15 anni di distanza, una mia quilt Danza Fiorentina sarebbe stata esposta nel posto d’onore della loro mostra annuale e che soprattutto sarei stata accolta con tanto calore e amicizia a far parte del loro gruppo di artiste e insegnanti…
Una volta scoperto il quilting, non me ne sono mai allontanata, scoprendone via via, le sue infinite possibilità creative suggerite dalle stoffe stesse. Sono loro, le stoffe le vere protagoniste e le nostre muse creative! Ad esempio, se mio nonno era uno scultore del marmo di Carrara, ho scoperto che anche con le stoffe si può “scolpire” e creare in tridimensionale, cosi’ come si può dipingere un paesaggio, disegnare e/o fotografare su tessuto….quindi per me il quilting è la sintesi di tante altre forme di espressione artistica.
Nei tuoi lavori ci sono importanti riferimenti alla storia dell’arte italiana. Puoi parlarmi di come la nostra cultura e arte influenzano il tuo lavoro?
Specialmente dopo tanti anni trascorsi all’estero, ci si rende conto di quanto unico e variegato sia il nostro patrimonio artistico e quale fonte di ispirazione possa diventare.
In particolare, sono stati tre anni magici quelli che ho vissuto nel centro della Perugia storica ….forse un po’ isolati dal mondo, ma con tanta voglia di produrre e creare, prendendo spunto dalla bellezza del luogo come ad esempio dal mosaico romano che emerge dal suo passato bimillineario nella sognante atmosfera all’imbrunire di “Perusia”.
Una fonte di ispirazione per me sempre costante è Firenze a cui sono legati i miei ricordi più cari. In “Fiorenza Dentro dalla Cerchia Antica”, ispirata dalle tecniche della coltre Guicciardini consevata al Bargello, dalla cinquecentesca Mappa della Catena e dalle delicate composizioni di Luca della Robbia nella Basilica di Santa Trinita dove mi sono sposata. Mi sono ispirata a una tra le più antiche rappresentazioni pittoriche della Firenze medievale nella Sala del Bigallo in Piazza Duomo, e rimanendo sempre in Toscana, un punto costante di riferimento in più di una mia quilt, è il mio affresco preferito del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti a Siena.
Una connessione al passato che va di pari passo con la ricerca di pregiate stoffe e sete di cui la nostra tradizione tessile è ricca.
Quando inizi un nuovo quilt, che tipo di ricerche fai e in cosa consiste la tua attività di progettazione? Hai viaggiato e viaggi molto in tutto il mondo. Questo ti ha permesso di entrare in contatto con diversi artisti tessili e con i loro peculiari modi di “fare” quilting, ognuno influenzato dalle proprie radici culturali. Ci puoi raccontare che ruolo ha rivestito tutto ciò nella tua esperienza di artista tessile? Come incide sul tuo modo di fare arte?
Quando inizio un nuovo lavoro parto da uno spunto iniziale , come ad esempio il petalo di un fiore da una delle composizioni di Gentile da Fabriano che mi ha catturato l’attenzione sfogliando un libro d’arte su Firenze , poi documentandomi scopro che ce ne sono altri 35( sic) , che ne posso trovare altri 3 o 4 su vari libri dell’ arte e che infine posso chiedere il permesso agli Uffizi di fare delle foto di ogni composizione della cornice gotica floreale del capolavoro di Gentile da Fabriano, la pala Strozzi, di cui il museo stesso non possiede le foto in dettaglio… Il fotografo da me scelto mi invia il dischetto e il mio lavoro puo’ andare avanti e migliorare e nel frattempo mi viene l’idea di paragonare la bellezza di questi fiori alla bellezza di alcuni teoremi e concetti matematici suddividendoli dal piu’ antico alle congetture matematiche famose, ognuno di questi ricamato su un quadrato di circa 12 cm di lato.
Per la quilt Daisen In, ispirata questa volta ad un viaggio in Giappone e alla simbologia di uno dei suoi giardini Zen piu’ famosi a Kyoto, il documentarmi sul significato stesso del giardino, che in sostanza rappresenta una sintesi del ciclo della vita umana, mi ha portato a rivedere le foto del mio viaggio stesso in Giappone attraverso la lente del passaggio del tempo nei vari stadi della vita mentre nel secondo lato della stessa quilt, una rappresentazione personale astratta della parte piu’ spirituale ed intima del giardino. Questa quilt e’ ora in una collezione privata negli Stati Uniti .

Come è cambiato il tuo lavoro dai (dalle) primi quilt ad oggi?
Da quilt nasce quilt è un po’ il mio motto…ogni quilt ha una motivazione e uno sviluppo per me naturale , magari influenzato dal luogo dove mi trovo, dalle tecniche che vorrei sperimentare, dai colori che vorrei utilizzare. Mi ricordo ad esempio durante un inverno trascorso in Svezia molto nevoso, dove il bianco era il colore predominante e di cui iniziavo a sentirmi stanca, che di contrasto iniziai una quilt dai toni tutti verdi Ai cipressi…
Nessuna delle quilts che ho fatto ha avuto come motivazione la partecipazione ad un concorso. Magari e’ successo il contrario, a lavoro ultimato mi sono resa conto che era in tema con un certo concorso come ad esempio tra le mie prime quilt “Daisen In Garden” che vinse in Inghilterra tra gli altri premi la migliore interpretazione del tema “All the world is a stage” .
Che tipo di scelte tessili fai per i tuoi lavori? Ti piace sperimentare ricercando materiali inusuali? Oppure preferisci la ricerca storica e il recupero delle stoffe della tradizione?
Quando con mio marito si decise di tornare a vivere stabilmente in Italia, mi ricordo che ero molto preoccupata per come avrai fatto a trovare i famosi cotoni americani per il quilting. Infatti in Italia agli inizi degli anni 90 il quilting era poco piu’ che agli arbori e il commercio online quasi inesistente così mi premurai di portare con me un vero arsenale di polveri per tingere a mano il cotone, cosa che imparai a fare (ed ho anche insegnato, ottenendo così le sfumature di colore e le gradazioni necessarie per il quilting pittorico.
Ma non ci volle molto per capire con quali altri tessuti, come sete, organze , velluti e sintetici avrei potuto arricchire le mie quilts. Negli Stati Uniti sono considerati tessuti difficili da gestire, io al contrario penso che senza questi tessuti mai sarei riuscita a realizzare i dettagli che ad esempio una composizione floreale di Gentile da Fabriano richiede, o ad ottenere la luminosita’ di un solido tridimensionale geometrico. Naturalmente,
al contrario dei cotoni, le sete hanno bisogno di una sapiente illuminazione per esaltare tutti i loro riflessi e per ogni mostra ho sempre cercato di assicurarmi di questo piccolo ma non trascurabile dettaglio.
Mi piace molto anche il concetto che come in un coro, in una quilt trovano armonia e unità sia la pezza riciclata dei blu jeans che la preziosa seta da Mille e una e una Notte, senza discriminazione alcuna…
Dalla progettazione alla realizzazione di un’opera quanto tempo impieghi?
I tempi lunghi di esecuzione , in media due anni per ogni quilt, e quando ero giovane mi ci dedicavo con una media di 6-7 ore giornaliere, mi permettono di maturare e sviluppare un progetto. Oggi giorno facciamo tutto di corsa e di fretta, e a volte viene il dubbio che anche il quilting possa diventare un’ occupazione al pari di un costoso hobby soggetto alle leggi di un mercato sempre piu’ desideroso di vendere continuamente materiali e nuove attrezzature.
Ammiro molto il quilting a macchina e chi lo sa fare con maestria dopo anni e anni di pratica,anche se personalmente prediligo il quilting a mano con le sue imprecisioni impercettibili, amo l’applique’ a mano con le sue sfide alle curve piu’ ardue e intricate simili a frattali. Al di la’ della estetica e del contenuto, una quilt ben eseguita a “regola d’arte” è di per sé un oggetto prezioso come un tappeto persiano…se poi diventa anche un’ opera d’arte sarà un di più che lasciamo ad altri a decidere….
Puoi parlarci del tuo quilt“ In a Mathematician’s Garden” che fa parte della collezione permanente d’arte dell’ Università Ebraica di Gerusalemme?
Non mi definisco una matematica perchè ho solo una laurea e non ho mai fatto ricerca ma avendo vissuto una vita tra i matematici, incluso uno attivo in casa, ho capito , percepito e respirato la passione, le energie, la creatività che anima un matematico alla scoperta di nuovi mondi magari a partire da una intuizione volatile come una seta di organza che connette tra di loro più teorie, altri mondi ….così si puo’ interpretare uno dei due lati della mia quilt “In a Mathematician’s Garden”, mentre il secondo è una visualizzazione in un caso speciale della congettura di Fermat, dimostrata 300 anni più tardi proprio nel posto e nel luogo dove ho finito la quilt a Princeton…. e dove è stata esposta per la prima volta all’Einstein Institute for Advanced Study ricevendone i complimenti perfino da parte di Enrico Bombieri, uno dei due soli matematici italiani a vincere la prestigiosa medaglia Fields, l’equivalente del Nobel per la matematica. Visto che è più alta dei soffitti standard americani, all’Istituto non ci poteva stare, è stata acquisita, unica opera tessile della suacollezione d’ arte, dalla HebrewUniversity of Jerusalem e quando ci penso e’ come se un piccolo pezzetto di me fosse li, in quel bellissimo campus, oasi di sapere, cultura e speranza….
“Nel giardino di un matematico” Nel novembre del 2003 la trapunta “In a Mathematician’s Garden” è stata acquistata dalla Hebrew University di Gerusalemme come parte della sua collezione permanente di arte.
Quasi tutti i tuoi lavori sono di grandi dimensioni. Perchè questa scelta stilistica?
In genere, la dimensione di una mia quilte’ determinata dalla grandezza minima che mi permette di fare il piecing. Faccio un esempio: per la quiltPerusia, la fila di casette in cima al colle e’ stata ingrandita da una mia foto alla grandezza minima possibile per permettermi di fare il piecing per una lunghezza totale, sorprendente anche per me, di quasi 4 metri! Stessa cosa per le composizioni floreali in Fiori della Mente o nel giardino della Matematica dove molti pezzetti sono millimetrici nonostante le maxi dimensioni della quilt finale.
Concludendo, uno dei tuoi progetti più noti è rappresentato da: “ Le Finestre sull’Immigrazione”, un’ iniziativa partita alcuni anni fa e che attraverso l’utilizzo di una tecnica importata dall’Oriente ( c.d. Finestre di Cattedrale”) mira a coinvolgere artisti e appassionati da tutto il mondo sul tema decisamente attuale dell’immigrazione.
In cosa consiste ? Ce ne puoi parlare? A che punto è giunto oggi il suo sviluppo?
Alla fine di un lungo lavoro, terminato con 1004 finestre di cattedrale rettangolari per i bordi del trittico “Fiori della Mente”, mi era venuta la curiosità di esplorare questa tecnica delle finestre di cattedrale note principalmente nella loro versione quadrata. Allo stesso tempo, mi ero iscritta ad un corso di filosofia su edX.org dal titolo “Justice” del Prof. Sandel di Harvard, un corso illuminante che consiglio sempre a tutti, e che in particolare mi ha spinto a riflettere in modo diverso su un tema di attualità sempre più ricorrente anche nell’arte contemporanea ed è così nato Finestre Migranti un progetto che appartiene a tutte le artiste che ci partecipano con idee creative e che le quilters della Scuola Romana conoscono bene sin da quando lo presentai insieme a Silvana Zenatello di Marzano, amica e compagna di tante avventure di quilting, e a Nadia Realacci, con la quale abbiamo preparato i video tutorial per costruire le finestre. Ho messo a disposizione sul mio sito www.annamariabrentiquiltstudio.com i modelli da me preparati per le varie finestre rettangolari che offrono infinite possibiltà di composizione.
Ogni artista le elabora con le proprie idee, colori, variazioni in un impressionante successione di quilts che tutte insieme formeranno un corpo unico, un labirinto dove il visitatore si potrà aggirare, interpretare o se preferisce, leggere la descrizione di ogni quilt durante la prima esposizione del progetto che si terrà a Verona dal 25 al 28 Aprile del 2019, grazie all’ospitalità della Associozione Ad Maiora nella loro biennale Verona Tessile.
Siamo tutte in contatto tramite Facebook su “quilts migranti”, un gruppo di un centinaio di entusiaste del progetto con una partecipazione attiva internazionale da tre continenti rappresentati da artiste tessili dall’Italia (dalla Sicilia e Sardegna al Piemonte), dal Cile, Argentina, Kenya, Stati Uniti . La varietà di idee, la bellezza dei colori e delle stoffe, la varietà delle tecniche di la vorazione delle finestre, la moltitudine di dettagli, la tradizione culturale intrinseca in ognuno di questi lavori e’ assolutamente straordinaria…. Una menzione particolare per il loro coinvolgimento attivo nei tanti aspetti organizzativi, divulgativi e creativi di questo progetto vanno a Silvana Zenatello di Manzano e a Piera Quaglia.
Un’ avventura e un altro esempio in cui il quilting crea amicizie e può migrare ovunque senza limitazioni e confini!