ARMORY SHOW 2023
Al recente ARMORY SHOW (8 al 10 settembre 2023), storica fiera d’arte di New York, l’arte morbida è stata protagonista. In una fiera che, dopo qualche anno di uniformità estetica, sembrava aver finalmente riscoperto la ricchezza del panorama artistico contemporaneo, tra le tante nuove tendenze, quella che più saltava all’occhio era proprio l’arte realizzata con tessili e tessuti. Girando tra gli stand delle oltre 200 gallerie tra le più importanti al mondo (anche se all’edizione di quest’anno si è fatta notare qualche diserzione illustre), si incontravano tanti lavori realizzati con stoffe, filati e tessuti, nei più diversi stili e tecniche.

Alcuni lavori evocavano la tessitura tradizionale delle popolazioni indigene al continente americano, come i sacchi da pugile trasformati in totem dell’artista nativo americano, Jeffrey Gibson o come i tappeti di Arleene Correa Valencia che usa questo medium per parlare di immigrazione.
Di immigrazione parlano anche gli arazzi che Consuelo Jimenez Underwood crea con pezzi di stoffa che riproducono il segnale stradale che, al confine con il Messico, avverte gli automobilisti del rischio “attraversamento migranti”, tenuti insieme da spille da balia.
In altre opere il tessile diventa veicolo di astrazione e contemporaneità, come nelle intricate composizioni minimali di Analia Saban o come nel “sasso morbido” creato da Sheila Hicks ed esposto dalla galleria Massimo Minini – Francesca Minini o ancora come nelle soffice sole riprodotto da Zhao Zhao nel suo A Long Day 10Am.
Anche negli spazi centrali che accoglievano i progetti speciali della sezione Platform, l’arte morbida non è mancata, con l’installazione di Pae White che, attraverso una serie di pannelli sospesi dal soffitto, lancia una critica all’industria tessile