ATSUKO SASAKI

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*Traduzione di Marina Furegon


Nata in Giappone nella prefettura di Gifu nel 1967, Atsuko Sasaki, nel 1990 si laurea presso l’Università delle Arti della Prefettura di Aichi, specializzandosi in pittura ad olio. Nel 1993 consegue l’MFA.

Molto attiva nel campo dell’arte pittorica, dopo aver sperimentato da autodidatta tecniche artistiche con la lana, nel 1999 inizia a pensare che questo elemento possa essere usato in maniera artistica concettuale in modo sempre più esponenziale, tralasciando la pittura su tela e avvicinandosi sempre di più alla sperimentazione artistica con la lana che trova essere un materiale naturale e delicato. Nel tempo, il suo lavoro si discosta sempre più dalla pratica artigianale e dalla decorazione. L’artista inizia così a creare vere e proprie opere d’arte in feltro.

Sasaki continua a sperimentare esprimendosi in più campi; realizza lampade con la lana, materiale di elezione che trova bello e resistente ma anche mutevole a causa della sua capacità di restringersi o dilatarsi provocando vibrazioni ed attrito che impongono all’artista un continuo lavoro fisico con dispendio di tempo e concentrazione. Per questo la realizzazione delle sue opere richiede un procedimento lungo ma appassionato.

Con la Pandemia globale i workshop e le mostre all’Estero si sono fermate, così anche l’acquisizione di materiali come la stessa lana colorata preferita dall’artista. Ma tutto questo non è stato un freno per Sasaki che ha visto nell’ostacolo improvviso una nuova opportunità creativa, continuando a sperimentare tinte ed a creare nuove opere, anche se il suo desiderio più grande rimane quello di tornare ad esporre all’estero.

https://www.atsuko-art.com/

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Come ti sei avvicinata all’arte, qual è stato il tuo percorso e perché hai scelto di usare il feltro come mezzo espressivo?

Inizialmente attivo nel mondo dell’espressione pittorica, dopo aver incontrato la lana nel ’99, durante la mia ricerca di carattere autodidatta, sono arrivata a credere che il mezzo espressivo non si limiti alla tela e alla pittura, purché si basi su determinati concetti.

La nascita di mio figlio mi ha portato a considerare i colori a olio come un materiale molto tossico e pericoloso per i bambini. Per questo motivo, per un certo periodo ho evitato di dipingere.

La lana, invece, è un materiale naturale molto delicato. All’inizio ho realizzato oggetti di uso quotidiano (cappelli, borse, ecc.). Continuando la mia ricerca giorno dopo giorno, ho iniziato a pensare di produrre non solo manufatti con la lana, ma anche opere d’arte. Pensavo che il mezzo artistico fosse senza confini. Non credo nemmeno che debba essere classificata come arte tessile.

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Come è nata l’idea delle tue famose borse-scultura? Che ruolo hanno avuto nel tuo percorso artistico e professionale?

Il motivo per cui la mia borsa-scultura viene descritta come una “scultura” è che la gente la riconosce come una “borsa” poiché viene aggiunto un “manico” alla scultura (oggetto). Le borse sono oggetti familiari che tutti conoscono. Il mio lavoro funziona sia come borsa che come scultura. Potete decidere in base alla vostra sensibilità.

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Puoi parlarci del lavoro che hai presentato all’8ª Biennale d’Arte Tessile Contemporanea di Madrid nel 2019?

L’opera che ho presentato all’8ª Biennale d’arte tessile contemporanea che si è tenuta a Madrid nel 2019, è una rappresentazione spaziale (installazione) del piccolo mondo delle profondità marine.

L’arazzo è composto da pezzi di feltro a forma di piccole alghe (wakame), che vengono inseriti in fori e uniti tra loro. Si tratta di

un pezzo simile a un puzzle che può essere modificato a piacere nelle dimensioni e nella forma. Con questa tecnica creo anche delle lampade.

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Quali sono le principali difficoltà che come artista hai dovuto superare durante il tuo percorso professionale?

La lana è un materiale molto resistente e bello. Adoro questo materiale. E i miei tessuti non tessuti sono realizzati solo con le mie mani. La lana si restringe e si modifica gradualmente a causa delle vibrazioni e dell’attrito. Si tratta di un processo fisicamente molto lungo. Mi diverte, mi prende molto tempo per fare un pezzo attraverso i lenti cambiamenti, e restringerlo al limite mi permette di creare una superficie liscia e perfetta.

È una cosa meravigliosa che solo le mani possono fare.

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Che impatto hanno avuto i due lunghi anni di pandemia sul tuo lavoro? Cosa è cambiato nel tuo modo di lavorare?

La pandemia mi ha reso impossibile viaggiare all’estero per workshop e mostre. Allo stesso tempo, la mia lana tinta preferita non era più disponibile. Questo mi ha fatto disperare per un po’, ma poi miracolosamente mi sono imbattuta in altra lana bianca rustica e ho realizzato lampade in colori naturali.

Hanno anche studiato la possibilità di tingersi di colori diversi.

Di conseguenza, mi ha aperto nuove possibilità. Un pizzico è un’opportunità.

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Progetti futuri?
Mi piacerebbe organizzare mostre in varie gallerie d’arte all’estero.

Maria Rosaria Roseo

English version Dopo una laurea in giurisprudenza e un’esperienza come coautrice di testi giuridici, ho scelto di dedicarmi all’attività di famiglia, che mi ha permesso di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari di mamma. Nel 2013, per caso, ho conosciuto il quilting frequentando un corso. La passione per l’arte, soprattutto l’arte contemporanea, mi ha avvicinato sempre di più al settore dell’arte tessile che negli anni è diventata una vera e propria passione. Oggi dedico con entusiasmo parte del mio tempo al progetto di Emanuela D’Amico: ArteMorbida, grazie al quale, posso unire il piacere della scrittura al desiderio di contribuire, insieme a preziose collaborazioni, alla diffusione della conoscenza delle arti tessili e di raccontarne passato e presente attraverso gli occhi di alcuni dei più noti artisti tessili del panorama italiano e internazionale.