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ATTESA AD UN FILO

English (Inglese)

Artisti/e Mahnaz Ekhtiary, Eleonora Gugliotta,
Laura GuildA
A cura di Maria Rosaria Cavaliere, Federica D’Avanzo,
Erika Gravante
Sede LABORATORIO VI.P.
Via Luigi Federico Menabrea 6,
Milano
Inaugurazione  venerdì 23 ottobre 2020, ore 11-23
Date 24 ottobre 2020, ore 10-13 e 17-22;
altre date su appuntamento
Info e prenotazioni collateralbeauty.nice2019@gmail.com
https://walkinstudio.it/program
https://walkinstudio.it/studio/11972/laboratorio-vi-p

Da martedì 20 a sabato 24 ottobre 2020 è in programma la seconda edizione di “Walk-in Studio”, un festival che chiama gli artisti attivi della città di Milano ad aprire i loro studi e spazi di sperimentazione per organizzare mostre ed eventi che coinvolgano altri autori, attivando così un interessante circuito di scambio e stimoli comuni.

All’interno di questo festival verrà inaugurata venerdì 23 ottobre 2020 dalle ore 11.00 alle 23.00, presso gli spazi del LABORATORIO VI.P., la mostra d’arte contemporanea “Attesa ad un filo” a cura di Erika Gravante, Federica D’Avanzo, Maria Rosaria Cavaliere.

La mostra intende presentare tre giovani artiste emergenti ed i loro lavori. L’elemento comune che lega le tre artiste Laura GuildA, Eleonora Gugliotta e Mahnaz Ekhtiary è l’utilizzo del filo. Elementi come questo, trame composte da materia slegata, ognuna unica e irripetibile, congiunte generano nuove identità. L’oggetto aspetta il suo compimento. Soprattutto durante il periodo del lockdown, le artiste hanno potuto approfondire il concetto dell’attesa. Essa, contrariamente a ciò che per molti rappresenta, è una transizione, un movimento immoto da cui sorge incessantemente il bisogno umano di narrare.

Attendere per molti è sinonimo di ‘stasi’, opposto di evoluzione e dinamismo. Ma la mente umana si diverte ad ingannare continuamente i sensi, alimentando convinzioni che vengono spazzate via da riflessioni estemporanee, talvolta assurde e improvvise. Queste però danno vita ad un motore di contraddizioni che possono dare un senso a tutto ciò che fino ad allora ci appariva ovvio.

La mostra si incentra dunque sul tema della rielaborazione totalmente positiva del concetto di ‘attesa’, identificata, come consuetudine culturale, dalla figura emblematica di Penelope che vive l’attesa senza subirla ma sublimando il tempo trascorso in essa.