Basil Kinkaid
*Foto in evidenza: The River, quilt, 104 x 204 x 12 in, 2017-2022, courtesy of Venus over Manhattan, copyright Basil Kinkaid
Basil Kinkaid, artista originario di St. Louis, Missouri (USA), classe 1986, si è formato presso il Colorado College di Colorado Springs, CO, specializzandosi in disegno e pittura. Attualmente lavora ad Accra, Ghana.
La pratica di Kinkaid spazia dal collage, alla fiber art, ricomprendendo il disegno, la fotografia, l’arte installativa e la performance.
Prediligendo l’utilizzo di materiali di recupero con una storia e un passato emotivamente carico di significato e attingendo alla storia e alle tradizioni familiari, Kinkaid crea quilt scultorei che utilizzano prevalentemente la tecnica del collage.
Recentemente, in ottobre, si è tenuta la sua prima mostra personale presso Venus over Manhattan, galleria che ha esposto per la prima volta “The River”, l’opera più grande che l’artista abbia mai realizzato fino ad oggi, un monumentale quilt scultoreo che Kinkaid stesso definisce: “È l’opera più ambiziosa che ho realizzato finora. Questo pezzo ha un posto molto speciale nel mio cuore”.

Come ti sei avvicinato all’arte e quale è stato il tuo percorso di formazione?
Ce l’ho nel sangue. L’arte mi ha avvicinato prima che sapessi cosa fosse l’arte. In giovane età, sfogliavo l’enciclopedia e disegnavo le immagini che vedevo. All’inizio il mio campo d’azione artistico era principalmente il disegno, ma andando a scuola ho iniziato a vedere i graffiti, il che mi ha fatto entrare nell’idea di uno stile – di avere una propria distinzione e di usare l’arte per esprimere me stesso – e ho affinato questa idea durante il liceo, l’università e oltre. Dopo la laurea, quando ho dovuto strutturare la mia pratica al di fuori dell’ambiente accademico, è stato allora che le mie idee si sono ampliate e ho iniziato a trovare la mia voce. Tutto quello che c’era prima era formazione tecnica.

Sei “un artista post-disciplinare che esplora la fissità di costrutti condizionati e autoimposti”. Questa frase racchiude, correggimi se sbaglio, l’essenza della tua ricerca e del tuo percorso artistico. Puoi spiegarci in modo più approfondito i presupposti della tua ricerca? Qual è l’obiettivo, in termini concettuali, della tua arte?
La mia pratica è un’indagine spirituale ed emotiva. Ho riconosciuto molto presto che la mia natura di base non era in linea con i condizionamenti della società. La natura del mio essere non poteva essere inscatolata come aveva cercato di fare l’educazione che mi era stata data. Da allora ho usato la mia arte per comprendere questa natura fondamentale e creare una realtà che affermasse e amplificasse la mia espressione più vera. In quanto tale, la mia arte è più una medicina spirituale che una ricerca intellettuale.
L’attributo post-disciplinare che lei sottolinea deriva dal fatto di essere una persona che vuole esplorare i limiti dell’esperienza con strumenti diversi, attraverso mezzi diversi. Ci vuole più di una forma d’arte per realizzare ciò che voglio, e ho provato medium diversi per poter rispondere a questi diversi stimoli emotivi e spirituali.

Il tuo background è nell’ambito della pittura e del disegno. Come e perché sei arrivato a sperimentare materiali e tecniche tessili? Perché il quilting? Che significato ha per te?
La pittura e il disegno entrano sicuramente nei miei quilt, in termini di colore, struttura, composizione, anche nell’uso di un impasto opaco e viscoso o di un’applicazione sottile e lavica. Gli strati della pittura e il movimento del disegno si traducono nel tessuto. Ma più precisamente, perché il quilting? Dopo la scuola, ho rifiutato in gran parte il canone occidentale in termini di approccio all’apprendimento e alla vita e ho trovato nella mia famiglia la mia guida. Ho osservato la mia famiglia per capire i nostri aspetti culturali. Questa analisi mi ha portato al Quilt. Ho deciso di filtrare tutto il mio disegno e la mia pittura attraverso questo medium e ho iniziato a usare il tessuto come pittura. Le qualità strutturali del tessuto mi hanno portato a esplorazioni più scultoree con il materiale; ora mi piace vedere la sintesi dei miei medium e delle mie tecniche e sono continuamente stupito dalla potenza del tessuto, soprattutto quello recuperato. Ha una profondità di contenuto emotivo e memoriale innatamente maggiore rispetto alla pittura… I vestiti sono vissuti, amati, sentiti…

Nel 2020 ti sei trasferito in Ghana dagli Stati Uniti. In che modo questo nuovo capitolo della sua vita influenza, sposta e fa crescere la tua pratica?
Ho aperto uno studio in Ghana, ma mantengo una residenza negli Stati Uniti. Ho esteso la mia pratica lì per amore dell’esperienza, dell’immaginazione e per avere nuovi stimoli: il sole sulla pelle, il cibo genuino – queste cose hanno un impatto sul tuo portamento spirituale e sul livello di energia e, a loro volta, hanno un impatto sul lavoro. Il modo in cui vivo in Ghana è iper disciplinato e iper concentrato. È impossibile che non abbia un impatto positivo. Alzarsi, allenarsi, andare in studio, mangiare, dormire, ripetere. Ho creato per me il terreno formativo definitivo in cui il lavoro potesse essere la motivazione principale, senza distrazioni. Lavorare in questi momenti di concentrazione intensi seguiti da momenti più calmi ha cambiato la mia produttività e la mia salute.

Puoi parlarci delle opere esposte nella mostra The Rolling Fields to My House (2021) alla Galleria Poggiali di Milano? Di cosa parla questo corpus di opere, quale tema esplora?
Questo lavoro è un punto di inizio ed è stato il primo di una serie di tre mostre (seguite da All in One Feeling e River, Frog and Crescent Moon) incentrate sul ritorno a casa e sul recupero di sé. The Rolling Fields è stata la prima volta che ho esposto i miei disegni con i miei quilt e i miei ricami, in onore del mio primo medium di comunicazione insieme a quelli in cui sono cresciuto. In questo senso, l’opera fa luce anche sulla fiducia e sull’esplorazione: i disegni hanno guidato l’inizio dei miei ricami e continuano a prestarsi a idee sempre più grandi.

Quali sono, secondo la tua esperienza, gli aspetti più impegnativi dell’essere un artista?
Ho dovuto rinunciare a cercare di inserirmi. È difficile cercare di lavorare come gli altri.

Ci sono artisti contemporanei che senti vicini alla tua ricerca e al tuo linguaggio?
Rispondendo a questa domanda finirò per elencare i miei amici. Sono quelli che parlano la mia lingua e di cui rispetto le pratiche: Kennedy Yanko, Damon Davis, Yoshien Kuo…
Progetti attuali e futuri?
Ho un accordo di riservatezza fino al 2023, ma la mia mostra personale, “River, Frog and Crescent Moon” è allestita alla Venus over Manhattan fino all’8 ottobre. Per ulteriori aggiornamenti, consultate il mio sito web, basilkincaid.art
