Birgit Eide: Fallande himmel

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*Foto in evidenza: Cielo cadente (Fallande himmel) al Museo d’Arte di Sogn og Fjordane. Ph Credit: Øyvind_Johnsen 

Mostra personale di Birgit Eide
Sogn og Fjordane Kunstmuseum, Førde, Norvegia
09.10 – 12.12.2021

«Non mi interessa provocare ma capisco che riempire un sacco da boxe con delle bibbie triturate è un’azione aggressiva»
«Il mio lavoro artistico può ferire i sentimenti di qualcuno ma io voglio porre delle domande, creare cucriosità e nuovi pensieri tra gli spettatori della mia mostra», dice l’artista. Con la sua mostra «Fallande himmel» (Cielo cadente) Birgit Eide ci porta a scoprire storie difficili da raccontare, verso un sollievo che sta al di là del divieto, della colpa e della nozione cristiana di peccato.

Ph Credit: Birgit Eide

Attraverso una narrazione incentrata su tre aree concettuali, l’artista trasforma letteralmente le sale del museo di Sogn og Fjordane nello spazio sacro di una chiesa.

«L’armeria», nelle chiese di legno della Norvegia questa stanza si trova davanti all’ingresso principale; gli uomini, secondo l’usanza medievale, dovevano deporvi le armi prima di entrare.

Nella sua «armeria», Birgit ha allestito le pareti con immagini di chiese ricamate a mano, recuperate in negozi dell’usato. I ricami sono stati segnati con delle macchie rosse. Questa serie si chiama “Fuori” (Utenfor). Sul muro laterale installa un paramento ecclesiastico che termina con un semicerchio composto da canzonieri di inni religiosi per bambini. Sulla tovaglia è ricamato un estratto dal testo di una canzone del catechismo domenicale: “Stai attento a cosa fai, bambino.”

“Guardiano” (Vokter) al di fuori dell’armeria. Sul muro di destra “Fuori” (Utenfor). Ph Credit: Øyvind_Johnsen

«La pala d’altare» è forse il pezzo più impressionante della mostra. L’idea di far scendere l’opera dal soffitto, di fronte alla parete frontale alta sette metri, è stata immediata per l’artista vedendo lo spazio della Høgsalen. Le dimensioni e la spazialità le hanno permesso di relazionarsi con il tema del paradiso. L’opera misura 3 x 10 metri ed è realizzata cucendo diverse tovaglie lavorate all’uncinetto in un unico pezzo. Per l’artista è importante dare attenzione a chi c’è dietro il lavoro manuale ed è interessata a come le donne hanno, da sempre, decorato le loro case con tessuti pregiati. Molte persone attribuiscono un senso di grande gioia e orgoglio al lavoro artigianale. Attraverso la sua opera, Eide vuole dare importanza a questa tradizione dove il tempo dilatato della pratica, fa riflettere sul concetto di valore nella nostra società. “Perché i tessuti fatti a mano, le immagini ricamate e le bibbie finiscono nei mercati delle pulci e nei negozi di seconda mano?”, si chiede.

L’artista Birgit Eide di fronte alla sua mostra «Cielo cadente». Ph Credit: Øyvind_Johnsen

“La porta della perla” consiste in 90 lunghe catene di “perle” fatte con reti all’uncinetto, mangiatoie per cinciallegre e reti per cipolle; riempite con pagine della Bibbia. L’artista vede la bellezza che si trova in vecchi materiali e non ha paura di portarli in conversazione dialettica con pezzi di raffinato artigianato.

La porta della perla (Perleporten) 2021. Ph Credit: Birgit Eide

Importante nella dinamica concettuale e formale della mostra sono le 12 opere tessili che presentano diversi sacchi da Boxe appesi al soffitto e riempiti da bibbie ridotte a pezzetti, questi formano un colonnato che porta alla pala d’altare.

Bambini del sole (Solskinnsbarn) in primo piano, Porta di perla (Perleporten) in secondo piano e Fuori (Utenfor) sul muro di fondo. Ph Credit: Øyvind_Johnsen

Per molti anni l’artista ha raccolto vecchie bibbie nei mercatini dell’usato e in negozi cristiani.

La sua prima opera composta da bibbie contava 13.748 pagine, che l’artista aveva arrotolato e incollato in modo che non si potessero più aprire né leggere, rendendo il testo della bibbia inaccessibile.

Ph Credit: Birgit Eide

In questa mostra, dieci bibbie sono impilate su una bilancia pesa persone con di fronte un cuscino ripieno di fagioli. Il resto delle bibbie presenti è completamente ridotto a brandelli.

Il potere di questo gesto distruttivo è stato chiaro all’artista fin dal primo momento, necessario per la rielaborazione di traumi legati alla sua educazione. In un’intervista per il giornale nazionale Vårt land[1], parla dei temi che stanno dietro la creazione di questa serie di opere autobiografiche.

Rispetto alla creazione dell’opera “Stai attento a ciò che fai, bambino”, l’artista dichiara: “Pensavo ci fosse un Dio che sapesse ogni momento cosa pensavo e vedevo. Questa è una cosa terribile con la quale dover convivere da bambini. Quella canzone era ed è ancora parte della mia realtà. Quando ho realizzato la sua presenza costante, ho capito molte cose”.

Per dieci anni, Eide ha lavorato con temi legati all’autorità religiosa e all’identità personale ma all’inizio della sua carriera il messaggio critico delle sue opere non venne percepito, anzi, i suoi lavori erano spesso considerati delle “azioni gentili”. Successivamente, l’artista introdusse le bibbie cucite e nel 2016, in una mostra alla Kunsthall Grenland, i sacchi da boxe.

Attraverso questa rappresentazione formale apparentemente aggressiva l’artista rielabora il suo passato portando in primo piano i concetti di fede, peccato e vergogna.

“Per me queste parole rappresentano la cristianità. Non è più importante scriverle in grande sul muro, come feci una volta. Ora ho ricamato queste tre parole in Norvegese e poi in latino – la lingua tradizionale della comunità cristiana. Le ho anche ricamate in inglese perché è comprensibile da molta gente.”

L’artista non si sente in pericolo nell’esprimersi attraverso un gesto dirompente come quello di distruggere un libro sacro. Dice di non aver mai incontrato dei cristiani per i quali il suo lavoro potesse essere percepito come una minaccia alla fede o alla religione.

“Quando ho iniziato questa serie, volevo rendere le bibbie inutilizzabili. Pensavo: se le compro io, nessun altro le potrà comprare. A Bergen, ho realizzato un’installazione gigantesca con un muro riempito di bibbie in lingue differenti.”

La sua intenzione è quella di commentare sul potere della chiesa e della religione cristiana, in un paese dove questo le è permesso.

“Sono molto consapevole dell’eredità culturale cristiana e del contesto in cui ci troviamo. Ho amici e membri della mia famiglia che sono molto religiosi. Ognuno è libero di credere in quello che vuole, io voglio solo far riflettere. Molti scrittori hanno espresso forti critiche alla religione ma nell’arte contemporanea non ci sono molti artisti che lo fanno, stranamente. La chiesa ha potere in molti modi negativi.”

Brigit Eide è consapevole che, al giorno d’oggi, non esistono più canzoni per bambini come “Stai attento a ciò che fai, bambino”, ma l’idea del peccato e della punizione non è sparita.

“Mi ha sempre stupito che molte menti radicali possano percepire la religione come qualcosa di innocuo. Per me non è così. Per me la religione può essere una presenza forte nella vita delle persone, anche se non letteralmente come nella canzone.”

[1] “Vårt Land” è un quotidiano cristiano norvegese politicamente libero e indipendente. L’articolo scritto da Arne Guttormsen è stato pubblicato il 12 ottobre 2021.

Silence (Stillhet) 2020

BRIGIT EIDE WEBSITE: www.birgiteide.com

INSTAGRAM: @birgit.eide.art

Elena Redaelli

English version Dal 2010 mi occupo di arte contemporanea realizzando progetti fra scultura tessile, arte ambientale e social practices. Negli ultimi anni il mio lavoro mi ha portato a vivere viaggiando con progetti e residenze artistiche nel mondo. Esploro processi di generazione e trasformazione della materia, applicando diversi livelli di controllo e indagando i limiti tra autorialità e partecipazione.Talvolta il materiale prende il sopravvento, altre volte sono i partecipanti di un progetto o l’ambiente stesso a farlo, risultando in un dinamico e continuo scambio. Il fare manuale è per me un processo d’interrogazione dell’ambiente e uno strumento per entrare in contatto con nuove persone e culture. Nei miei progetti applico una commistione di tecniche differenti prese dalla scultura, dall’artigianato, dal disegno e dall’ estetica relazionale. Ricerco e utilizzo tecniche antiche: tessitura a telaio, arazzo, crochet, feltro, ricamo, annodature e carta fatta a mano. Nelle mie installazioni, che si sviluppano su larga scala, unisco metodi di lavorazione lenta a nuove tecnologie. Tutto ciò che riguarda il tessile è sempre stato estremamente affascinante per me. Mi piace imparare e condividere idee e conoscenze sul vasto mondo delle fibre ed e’ quello che ho fatto durante i miei viaggi di ricerca tra Europa, Asia, USA e Africa.