BOZZOLI
*Foto in evidenza: Residence 15 Series II (Emerald Green with Goblets)
Inconsapevolmente o deliberatamente, la conoscenza non cessa mai di trasmettersi da una mente all’altra. Se una persona scopre qualcosa, per un’altra diviene più facile comprenderne il senso. Tuttavia, la retorica e la lettura dei processi di pensiero funzionano in modo molto diverso per ogni destinatario, a livello individuale. La maggior parte delle opere d’arte contemporanee porta con sé un bagaglio che riflette la cultura, il contesto storico e lo spirito creativo che hanno portato alla loro produzione, sia che si tratti di una mitologia secolare, sia che si tratti di una realtà socio-politica del periodo in cui si vive e di cui si fa esperienza.
Questi racconti non mancano mai di affascinare ed educare, soprattutto quando riguardano le narrazioni etimologiche, storiche, geografiche, discorsive e politiche del passato, del presente e del futuro delle città.
Indipendentemente dalle dimensioni, dall’ubicazione, dal contesto storico o dall’ambiente culturale, le città presentano molti tratti sociali rudimentali e svolgono funzioni analoghe in culture diverse.
I fondamentali processi demografici di sviluppo, mantenimento e declino sono sempre stati cruciali per le città. In tutte le città documentate dagli storici dell’archeologia o dagli antropologi, la presenza, la dimensione e l’importanza della crescita economica, sia in termini di progresso materiale che di aumento del reddito pro capite, è stata fonte di discussioni molto controverse ma inevitabili sia nelle culture pre-moderne che in quelle moderne.
La maggior parte delle città, prima dell’era contemporanea, erano città politiche, il che significava che le loro principali istituzioni erano amministrate da parte di un governante o di un’élite dominante; non è molto differente da quello che accadeva negli storici continenti indiani (attuali Pakistan, Bangladesh e India) del Raj britannico con l’amministrazione estorsiva dell’impero.
Risham Syed è un’artista visiva molto apprezzata dal pubblico e un’educatrice esperta (professoressa di arti visive) che pone importanti domande da prospettive storiche, sociologiche e politiche. La sua città natale, Lahore, è al centro del suo lavoro, in particolare per quanto riguarda il modo in cui la storia coloniale della regione ha alterato la cultura attuale della città. L’artista raccoglie e ricolloca pezzi d’archivio, provenienti dalla collezione di sua madre o da vecchi bazar di Lahore, producendo un richiamo sociale e una evocazione del passato come presente.
La nuova serie di opere di Risham Syed è stata esposta in una mostra personale dal titolo “Appointments and Disappointments with History” tenutasi presso la Canvas Gallery di Karachi, dal 26 settembre all’8 ottobre 2022. Il suo lavoro ha, ancora una volta, affascinato visitatori, collezionisti e critici con le sue singolari storie di stoffe intessute, fili e oggetti trovati e attraverso il loro rimando alla cultura visiva e materiale dell’ epoca post-coloniale. Una serie di arazzi a collage colorati realizzati con broccato di seta cinese ha ispirato Syed a raccogliere, conservare e condividere questo fascino, mantenuto vivo attraverso contesti che si manifestano temporalmente, sia a livello personale che pubblico.
Non bisogna dimenticare che tra le pieghe dell’eccellente manifattura di un tessuto di seta si nasconde l’intrigante processo di disfacimento di un bozzolo e il combinarsi delle fibre per diventare seta e fili. D’altra parte, nel processo di produzione massiccia, i bozzoli devono essere bolliti per uccidere la falena; e non è finita qui. Nei loro libri, Inglorious Empire e The Anarchy, Shashi Tharoor e William Dalrymple menzionano la ferocia, il saccheggio, la violenza imprenditoriale, le avversità, i disordini e i conflitti legati all’autoritarismo commerciale, alla gerarchizzazione delle classi e all’inganno culturale che la Compagnia delle Indie Orientali, in quanto potenza coloniale aggressiva, esercitava in India.
Come conseguenza diretta di questo sfruttamento l’impero Mughal – che dominava il commercio e la produzione mondiale e possedeva risorse quasi illimitate, si sgretolò.
Tharoor cita esplicitamente l’impatto devastante della rivoluzione industriale britannica, fondata sulla progressiva deindustrializzazione dell’India e sulla distruzione della sua importante industria tessile. Anche il famoso scrittore nigeriano Chinua Achebe termina il suo romanzo Things Fall Apart con un breve estratto della relazione, in lingua inglese, di un commissario distrettuale britannico su Umuofia, un potente simbolo del modo problematico in cui gli ambienti, i popoli e la storia dell’Africa occidentale sono stati a lungo ritratti in modo inadeguato e negativo dagli etnografi simpatizzanti dell’Impero britannico.
La connessione tra cosa ha un valore estetico e cosa non lo ha, cosa è necessario tenere e cosa non lo è, è completamente soggettiva e relativa. L’interesse di Syed nell’esplorazione dei materiali tessili e delle fibre deriva, in primo luogo, dalla collezione unica di tessili, trapunte e tappezzerie che la madre aveva raccolto nel corso della sua vita, oltre a essere un eminente cantante in lingua punjabi con una voce impareggiabile, un’insegnante di musica e una donna che cura la propria casa con soddisfazione.
Il filo che unisce l’aspirazione e l’interesse di madre e figlia per i tessuti è la loro formazione scolastica presso il Convento del Sacro Cuore (Sacred Heart Convent), una scuola missionaria di Lahore, dove la musica, la calligrafia, il cucito e il ricamo avevano una grande importanza, insegnati da devote suore cristiane, secondo le norme dell’Inghilterra vittoriana. Risham è sempre stata interessata ad esaminare la storia del tessuto e l’intreccio di fatti e figure che un tessuto rappresenta.
Durante la sua formazione presso il prestigioso Royal College of Art di Londra, Syed, da mente curiosa e creativa, ha scoperto le connessioni tra alcune famiglie punjabi-vittoriane che vivevano nel subcontinente post-coloniale e l’Inghilterra elisabettiana-vittoriana.
Syed, come artista, non vede la sua pratica unicamente dal punto di vista pre (post) coloniale, ma anche attraverso il potente esercizio di mappatura di città, contee e regioni. Le mappe sono state fondamentali per comprendere e decifrare le politiche di potere, le rotte commerciali, le differenze ideologiche e altro ancora. La sua tesi di laurea al Royal College of Art si è basata su un’idea semplice ma brillante che prevedeva l’utilizzo di una mappa AZ di Londra e di fotografie della collezione vittoriana di sua madre. Il lavoro di Syed ha poi evocato connessioni e connotazioni complesse tra il pizzo e molteplici oggetti di valore. Ha notato il legame tra artefatti in pizzo con Nottingham, centro dell’industria mondiale del merletto durante l’Impero Britannico. In seguito, Syed ha iniziato a esplorare e utilizzare intricati motivi di pizzo accostati a ritagli di giornale e fotografie di Lahore.
Syed osserva con forza e determinazione i cambiamenti geografici nelle mappe e come questi vadano a modificare contemporaneamente la tipologia e la topografia. Risham colleziona anche curiosità che si trovano nelle case punjabi-vittoriane, alcuni originali e altri pastiche, a volte provenienti da negozi di beneficenza. Una lampada rosa di British Home Stores (BHS), vasi argentati di Thomas Bradbury & Sons, un piatto di Cardinal, una zuccheriera Art Deco, una coppia di lampade inglesi bianche, una teiera di Johnson Brother, un piatto di Royal Doulton, salsiere di Alfred Meakin, calici argentati e una finta teiera di Gardner, tutti oggetti che ricordano il passato industriale britannico, l’imperialismo russo e la prova della crescente presenza cinese.
La raffinatezza dei borghesi sconosciuti che un tempo erano i custodi di questa cultura materiale è ben visibile nella pratica dell’artista.
Syed usa fotografie d’archivio in cui gli immaginari proprietari di tali oggetti, nonché detentori di questo aureo tenore di vita, utilizzano gli oggetti della nobiltà in diverse epoche di cambiamenti socio-politici.
La recente mostra di Risham Syed espone otto nuovi pezzi: trapunte con collage di tessuti realizzati con pennarelli permanenti e ricami su broccato di seta cinese, tutti imbottiti con lana americana.
Tutti i quilt in mostra utilizzano la tecnica costruttiva primaria del piecing combinata con l’applique sulla superficie di motivi jacquard. Cianfrusaglie di diversa provenienza e poco valore vengono presentate appese di fronte ai quilt in diverse ambientazioni e giocano un ruolo importante nella significazione del lavoro. Come dice Syed, vivendo in una grande metropoli come Lahore, si sperimenta continuamente una “transizione urbana” epocale, che è diventata molto tangibile negli ultimi anni.
Tutte le nuove opere trapuntate presentano, in maniera ricorrente, un paio di grattacieli in fase di costruzione; lo stile architettonico di questi nuovi edifici di classe è quello delle nazioni sviluppate, inserito nei Paesi in via di sviluppo; un’analogia con il “sogno che diventa realtà” che qui funziona molto bene. Uno è l’Ali Trade Centre, situato in una delle strade più trafficate, quasi al centro di Lahore, conosciuta come M.M.Alam Road, piena di brand internazionali e locali. L’altro edificio è il Residence 15, anch’esso in costruzione, situato su Ferozpur Road prima di entrare o uscire da Model Town.
Entrambe le località sono considerate dalle famiglie benestanti dell’India post-indipendenza come le zone più ricercate in cui vivere. Un filantropo indù, Dewan Khem Chand, fondò “Model Town” negli anni Venti. Quindi, S.A.Rahim progettò Gulberg sotto la supervisione di Sir Ganga Ram, ingegnere civile e architetto indiano, in seguito noto come “il padre della Lahore moderna”. I nuovi edifici in costruzione che appaiono nell’opera di Syed sono un commento sulla proliferazione della sua città dove i grattacieli sono diventati strutture molto richieste dai giovani, che vogliono vivere e lavorare in un complesso con un aspetto così occidentale. Una delle conseguenze dell’abitare nei grattacieli è la diminuzione della prossimità delle persone.
Si crea una visione del mondo molto limitata e incapsulata; ciononostante, la soluzione abitativa più ambita è una camera con vista sulla città, senza un giardino privato ma con piante a scelta. Questo approccio critico potrebbe essere etichettato come contrario allo sviluppo, soprattutto da parte dei costruttori. Tuttavia, la concentrazione di questi edifici inquina ulteriormente il tessuto urbano.
Questo rende gli spazi pubblici all’aperto ulteriormente congestionati, soprattutto nelle città che non hanno la concezione di lasciare un terreno verde che si sviluppi naturalmente intorno agli abitati. Secondo uno studio, nella maggior parte delle zone di Lahore, per trovare l’acqua potabile si deve attualmente scavare fino a 85-115 piedi, mentre fino al 1980 la si poteva trovare a circa 30-45 piedi di profondità.
Nel linguaggio accademico si usa l’espressione “era post-industriale”; questa definizione è valida nel caso dell’Inghilterra. Tuttavia, le conseguenze del fenomeno imperiale e capitalista hanno spinto molti scrittori, registi e creativi a suggerire con maggiore frequenza il concetto di distopia.
Secondo la storia, la “China room” o “Sala delle porcellane”, tradotta come “Chini-khana”, era il termine originale dato a strutture o camere costruite durante la dinastia Timuride come luogo designato per esporre ceramiche cinesi, soprattutto porcellane cinesi di valore inestimabile. È interessante notare che la Chini-khana ha subito evoluzioni simili nell’architettura safavide e moghul; entrambe indicano la continuità di un dispositivo architettonico proveniente da un patrimonio culturale condiviso, nonostante le variazioni di forma, funzione e preferenze estetiche.
Molto più tardi, negli anni Quaranta del XIX secolo, la Duchessa di Bedford, a cui è attribuito il merito di aver dato il via alla tradizione del tè pomeridiano in Gran Bretagna, potrebbe aver utilizzato delle morbide coperture in spesso broccato per decorare e isolare i bellissimi servizi da tè in porcellana delle sue corti. È inoltre degno di nota il fatto che le popolazioni di molte civiltà diverse abbiano indossato e utilizzato il broccato, un tessuto con disegni intricati.
Nella lunga storia del broccato, la seta è stato il materiale più comunemente usato per i capi d’abbigliamento; oggi, il broccato può essere realizzato con lana, cotone e perfino con fibre sintetiche.
Gli intricati disegni del broccato possono essere realizzati con fili colorati. Il primo utilizzo registrato di questo tessuto risale al Periodo Cinese degli Stati Combattenti (Warring States period), che va dal 475 al 21 a.C. Man mano che il broccato e altri tessuti di seta acquistavano popolarità in tutto il continente eurasiatico, altre nazioni cercavano di sviluppare le loro industrie seriche per ridurre la loro dipendenza dalla Cina.
In seguito, il broccato bizantino divenne il materiale preferito per gli abiti nobili in tutta Europa e in Asia centrale, mentre la Cina continuò a dominare il commercio del broccato in Asia orientale. Alcuni arazzi bizantini in broccato sono sopravvissuti fino ai giorni nostri. La simbologia cristiana era spesso presente nel broccato bizantino. In seguito, i tessitori italiani spinsero al massimo la complessità dei loro design in broccato, le prove dell’eleganza dei broccati italiani sono ancora visibili nei dipinti del Rinascimento.
Il broccato restò un tessuto comune per tende, tendaggi e tappezzerie, anche se con la fine del Rinascimento subì un sostanziale declino. Nell’abbigliamento femminile, durante l’epoca vittoriana, il broccato ha conosciuto una nuova popolarità. La Via della Seta è stato il vettore più significativo di questi fenomeni di transito. La Cina desidera ancora espandersi attraverso un’infrastruttura globale nota come Belt and Road Initiative, precedentemente One Belt One Road; un altro esercizio cartografico è quello di rappresentare questo cambiamento significativo nella mappa del mondo. Da appassionata osservatrice di queste geografie, e dei cambiamenti politici ed economico-finanziari, Syed esplora la necessità di osservare e comprendere i fenomeni di sviluppo e prosperità monitorando il progetto China-Pakistan Economic Corridor. Il CPEC è un insieme di progetti infrastrutturali presenti in tutto il Pakistan a partire dal 2013.
Syed utilizza in modo creativo queste caleidoscopiche immagini, disegni e motivi intrecciati nei broccati e vi stampa sopra diverse mappe del mondo per creare una narrazione visiva senza precedenti.
Tuttavia, la maggior parte delle mappe raffigura le colonie sotto gli inglesi, tra cui l’Africa e la maggior parte del Sud-Est asiatico. In uno dei suoi lavori, intitolato Ali Trade Center Series I (Room with a View), l’immaginario della trapunta è diviso in una griglia sui bordi con alcune figure di rilievo della mitologia greca e latina. Alcune provengono dal Rinascimento, e rivendicano e annunciano in latino gli elementi terrestri aqua (acqua), terra (suolo), aria e inga (fuoco), insieme ad altri pianeti del sistema solare, tra cui Mercurio, Venere, Marte e Giove, e alle stagioni di cui godiamo. Un grattacielo è certamente indice di ricchezza e di un particolare strato sociale, poiché gli edifici più alti sono costruiti nelle zone più costose di ogni città o nelle vicinanze, e i costruttori li vendono non come appartamenti o negozi, ma come l’indirizzo più ricercato della città.
Una scimmia sul ramo di un albero ricorda nell’immaginario collettivo un termine coniato dagli inglesi per indicare gli impiegati indiani, Babu, che si ritiene derivi da Baboon. Il gioco dispregiativo dell’aggettivazione è avvenuto in entrambi i sensi. Nababbo è stato usato per definire un individuo palesemente benestante, in particolare un inglese che ha fatto fortuna in India nel XVIII secolo con la Compagnia delle Indie Orientali, controllata da privati. Si dice che l’origine di Nabob sia stata coniata dalla parola urdu Nawab.
Oltre alla favola di Nabob e Babu, la scimmia rimanda all’impatto antropico sull’ecologia del pianeta, soprattutto se si osserva l’immagine incompleta del velivolo spaziale nell’angolo in basso a sinistra. Una stanza con una vista serena dalla sua finestra, un punto di vista limitato e ristretto che esplora la bellezza con mobili in stile vittoriano, un almirah, un orologio da parete francese montato sulla parete e diverse mensole sopra la finestra. Una lampada rosa di British Home Stores (BHS) è posta su un piedistallo per indicare una forte connessione tra chi guarda, chi osserva e chi è visto. Un codice a barre incorporato porta l’osservatore alla cartella, salvata nel cloud drive, che racconta l’ascesa, la fusione e infine la caduta di BHS, venduta con una sola sterlina nel 2016.
Ali Trade Center Series II (Peach with Leopard), una trapunta color pesca, indica un collegamento tra le rotte commerciali e l’usanza di bere il tè nella Gran Bretagna del XVIII secolo. C’è un leopardo, che sembra isolato a causa del cambiamento ecologico dovuto alla corsa del mondo verso l’industrializzazione negli ultimi due secoli, con ciminiere, fumi e sostanze chimiche pericolose come risultato diretto della cultura del consumo; inoltre, non bisogna dimenticare le esplosioni nucleari e l’uso di armi tossiche.
Una regione della contea di West Midlands, nel Regno Unito, con miniere di carbone, fornaci, fonderie di ferro, vetrerie, fabbriche di mattoni e acciaierie che contribuiscono a un alto livello di inquinamento atmosferico, venne dichiarata “Black Country” durante la rivoluzione industriale. Il termine, che risale agli anni ’40 del XIX secolo, si dice abbia avuto origine dalla fuliggine con cui l’industria pesante ricopriva la regione di una patina di carbone spessa quasi trenta metri. Le industrie pesanti si sono spostate dalla Gran Bretagna alla Cina e all’India; si può immaginare il resto. Il cambiamento climatico è qualcosa che tutti noi stiamo sperimentando in una forma o nell’altra.
In quest’opera è interessante notare l’origine della mappa, che proviene dal mondo arabo, e presenta un legame indissolubile con una città industriale britannica, Sheffield, famosa per la lavorazione dell’argento, delle posate e dei piatti. Due unici vasi d’argento vintage, realizzati da Thomas Bradbury and Sons, placcatori d’argento di Sheffield, posati su una coppia di piedistalli, stabiliscono un legame emozionante. Una fotografia del dipinto di Richard Collins (probabile) del 1727 circa, “A Family of Three at Tea”, è esposta al Victoria and Albert Museum di Londra. Una famiglia mostra con orgoglio il suo costoso servizio da tè in argento. La famiglia sta (goffamente) dimostrando di saper tenere le tazze in modo corretto, mentre bisogna notare che le tazze di porcellana sono prive di manico. Guardando questo spaccato di storia non si può fare a meno di ricordare la serie Lawrence d’Arabia, vincitrice di un Oscar.
Ali Trade Center Series III (Red with Leopard), un quilt rosso brillante mostra alcune linee spesse e sottili, un frammento della via della seta, o forse una parte della Muraglia Cinese, tracciate dal pennarello nero sopra i fiori di peonia e i draghi cinesi filettati in oro. Uno dei fiori più belli della Cina, la peonia, rappresenta ricchezza e successo. In passato, gli imperatori cinesi e altre figure di spicco coltivavano e godevano della peonia. I draghi cinesi influenzano i fenomeni acquatici, compresa la capacità di richiamare la pioggia durante la siccità. Sono icone solide e benefiche nella cultura cinese. I draghi compaiono nella mitologia, nelle feste, nell’astrologia, nell’arte, nei nomi e nei modi di dire di tutta la Cina. I leopardi sono presenti nell’Africa sahariana, in alcune zone dell’Asia occidentale e centrale, nella Russia meridionale e nel sud-est asiatico. Le popolazioni di leopardi sono minacciate dalla perdita e dalla frammentazione del loro habitat naturale.
Sospesa sopra la trapunta con un filo da pesca, suggerendo il dinamismo del movimento art déco, c’è una zuccheriera d’epoca argentata con saldatura di Sheffield, realizzata da Elkington che perfezionò la tecnica dell’elettroplaccatura.
Nel suo periodo di massimo splendore, l’Art Déco combinava le mode dell’epoca con una squisita maestria artigianale e materiali di lusso. Tra questi figurano la plastica, l’acciaio inossidabile e la cromatura. Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, la varietà più elegante, con le sue forme curve e le superfici lisce e lucide, iniziò a perdere terreno. L’acuta osservazione della storia di Syed si focalizza sull’ascesa e sul declino delle nazioni, dei Paesi e delle città e così anche dei movimenti artistici ed estetici, con le loro forme curve e le superfici lisce e levigate.
Ali Trade Center Series IV (con Buddleia) ha riferimenti multipli. Mostra alcuni legami con le inquietudini ecologiche, l’ascesa, la caduta e gli incontri che avvengono a livello transnazionale, la creazione di mappe concettuali e le percezioni alterate della realtà. C’è un gioco conflittuale tra la Buddleia con foglie verdi dei Caraibi e le classiche lampade da tavolo inglesi bianche a forma di collo di cigno, placcate in oro, con i paralumi in alabastro smerigliato, dove, in basso, si scorge la scritta “Made in England”. Una coppia di aquile pennute su un ramo d’albero in attesa dell’intuizione successiva, balene tessute nella seta rosa brillante e vibrante vicino alla Vulcanica Solor, un’isola dell’Indonesia. L’isola ospita una piccola popolazione che pratica la caccia alle balene da centinaia di anni.
Una significativa bussola che riporta le direzioni cardinali utili a guidare la navigazione e indicare gli orientamenti geografici è stampata appena sopra la spiaggia sconosciuta. Cina e Pars (Persia o Iran) si leggono in modo ampio e chiaro sulla mappa impressa sopra i motivi floreali propri della seta, ricamata con fili color malva, argento e oro. Le ciminiere delle fabbriche sprigionano, come sempre, un fumo pieno di sostanze cancerogene. Allo stesso tempo, una vecchia foto mostra lo stile di vita borghese con un pianoforte, una sedia a dondolo, tavoli in legno di teak e altri oggetti sinonimi di ricchezza e stabilità finanziaria. La proporzione di queste piccole immagini rispetto all’intera trapunta potrebbe indicare l’ineguale distribuzione della ricchezza, poiché sono pochi i beneficiari dei disordinati affari del mondo.
Syed esprime con determinazione il suo valido ed evidente punto di vista secondo cui nessuna delle superpotenze rimane intatta per sempre, lasciando un’influenza irreversibile sulle generazioni future, soprattutto quando tutti noi tendiamo a vivere e a godere dei vantaggi di essere cittadini globali.
Ali Trade Center Series V (with Orange Flamingo), presenta un sfondo arancione molto brillante e intenso, e mostra in modo convincente un’altra interessante mappa con menzioni illustrate della Cina e del Bengala Occidentale. Alcuni stemmi commemorativi sono realizzati con rilievi in applique. Il fenicottero arancione, un uccello afro-eurasiatico, associato a un messaggio di bellezza, armonia ed equilibrio, è posto in posizione predominante su un lato della trapunta. È interessante notare che l’immaginario monocolore intrecciato mostra la croce di Gerusalemme e le navi della marina mercantile. Secondo alcuni storici, la croce centrale simboleggia Cristo, mentre le quattro croci minori rappresentano Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
Altri sostengono che l’immagine rappresenti la diffusione del Vangelo ai quattro angoli del globo. Due oggetti affascinanti, provenienti dalla collezione della madre dell’artista, sono stati collocati davanti alla trapunta su due livelli, uno sotto l’altro. Il vaso in cima è stato realizzato dagli stimati produttori di articoli per la tavola “Johnson Brothers of Stoke-on-Trent”, noti per la loro eccellente ceramica nella storia industriale della Gran Bretagna.
È una storia a sé stante quella dei Johnson Brothers, costretti a far confluire il proprio potere in Wedgewood, che ha assorbito anche Meakin, Coalport, Midwinter e Mason’s in un’unica gigantesca impresa di articoli per la tavola. Alla fine, nel 2003, questa è andata in Cina ed è stata venduta al marchio finlandese di design Fiskars. Al contrario, esiste ancora un piatto commemorativo di Royal Doulton, un produttore inglese di ceramiche e accessori per la casa del 1815, che opera a Londra con il timbro “Made in Indonesia” sulla maggior parte dei suoi articoli. La ciminiera della fabbrica è ancora presente sia in Indonesia che nel Regno Unito.
Un’interessante mescolanza di uccelli cinesi su splendidi fiori, tessuti in un broccato jacquard rosa intenso con un ricco filo d’oro, crea una sfumatura di bellezza ed eleganza. Una colorata ara scarlatta e un fenicottero rosa proveniente dal Sudamerica tropicale generano senza dubbio una potente conversazione. L’artista aggiunge intenzionalmente questi uccelli e animali stranieri per parlare degli habitat in pericolo. Un ambiente artificiale può disturbare il comportamento alimentare o riproduttivo delle specie, e migliaia di specie si spostano ogni anno a causa di questi eventi.
Il grattacielo ricamato “Residence 15” indica un altro modello occidentale di vita da sogno. Un paio di salsiere Alfred Meakin sono appoggiate su una mensola di fronte alla trapunta. Alfred Meakin, di Hanley, era un produttore di porcellane per i mercati domestici delle colonie britanniche. L’immagine in bianco e nero di una coppia ad un tavolo da pranzo, su cui si vede una simile salsiera, rappresenta l’immagine stereotipata di un’abitazione di alta classe: sembra una scena di un film russo. I film pubblicizzano in modo occulto gli oggetti del desiderio, vecchi e nuovi. Pochi impianti industriali continuano ad espellere emissioni di anidride carbonica.
Analogamente, nelle trapunte successive, parte della serie Residence 15, un Khidmatgar (attendente personale) in uniforme serve il suo Sahib (Signore/Padrone), la sua famiglia e i suoi ospiti, tenendo in mano un grande vassoio da portata pieno di recipienti placcati in argento e oro. Sir Henry Yule, nel suo glossario di parole, frasi e termini in lingua anglo-indiana, scrive che Khidmatgar “è la parola anglo-indiana usata per indicare un servitore musulmano, i cui compiti erano servire i pasti e servire a tavola”. Era normale che ogni membro della famiglia avesse due o addirittura tre Khidmatgar al suo servizio.
Purtroppo, non siamo mai riusciti a cambiare questa pratica nel subcontinente. La trapunta verde smeraldo mostra le tonalità giallastre del Residence. Un set di sei calici d’epoca placcati d’argento accompagnati da una scatola di legno verde scuro fatta di velluto sono appoggiati su una base bianca. Quest’opera tessile presenta varie figure in piedi su entrambi i lati della trapunta, che rappresentano gli uomini di potere di numerosi imperi, dai greci ai romani e oltre. Sulla mappa si leggono facilmente il Sud e il Nord, mentre sono stati applicati anche lunghi e grossi grappoli di foglie ovoidali di Plumeria (Champa).
L’ultimo pezzo della serie Residence 15, un quilt verde limone, mostra due grandi cerchi che rappresentano l’emisfero occidentale e quello orientale; uno mostra vagamente il Nord America, l’altro l’Africa e l’Asia. L’edificio del Residence 15 appare questa volta in un ricamo rosso e grigio-argento. Alcuni bellissimi pesci si intravedono opacamente nella trama del tessuto lavorato a maglia con il colore verde tipico degli oceani Atlantico e Indiano. Un’ara scarlatta, un gigantesco zenzero e una renna ci fanno riflettere sul fatto che l’espansione dell’uomo stia distruggendo l’assetto ambientale del pianeta e stia provocando un indebito cambiamento climatico. L’espansione illimitata dell’uso del cemento e la proliferazione delle città deve essere mantenuta bassa e rispettosa della natura per sopravvivere evitando di causare un’era post-apocalittica con molte distruzioni.
Un’immagine in bianco e nero mostra una tavola rotonda; forse alcuni dignitari russi stanno prendendo decisioni importanti. Un finto vaso Gardner (prodotto in Giappone) è collocato su una mensola di fronte alla trapunta. Nel corso del XVIII-XIX secolo, la manifattura di porcellana di F. Gardner era una delle migliori fabbriche private della Russia e produceva porcellana, maiolica, smalti opachi e biscottiere. La maggior parte dei prodotti era costituita da servizi da tè e da tavola, utensili monopezzo, piatti decorativi, vassoi, vasi e statuette dai diversi soggetti. Nel 1856 e fino al 1917, prima che i rivoluzionari bolscevichi rovesciassero la monarchia, la Gardner Porcelain Factory ricevette il titolo di “Fornitore della Corte di Sua Maestà Imperiale” (Zar).
Essendo un’artista impegnata socialmente, Syed afferma che “possiamo imparare a conoscere il tempo, la storia, la memoria, le emozioni e la loro connessione con il momento attuale attraverso i materiali, le texture, i sigilli, la patina e gli oggetti”. Il suo lavoro pone al centro e amplia la nostra comprensione del lavoro manuale e del suo significato per l’arte contemporanea. Inoltre, considera le nostre condizioni personali e condivise, che collegano il processo artistico a un esame dell’impermanenza e della transizione. Occorre chiedersi se la cultura indigena esistente possa ancora essere considerata una cultura contemporanea.