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DANIELA PEREGO

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*Foto in evidenza: Ritratto Daniela Perego, courtesy Federico Ridolfi

Fiorentina di nascita, romana di adozione, Daniela Perego inizia ad occuparsi di arte nel ’94 per debuttare già due anni dopo con una personale a Roma. La sua ricerca orientata verso la luce e l’interazione con i diversi materiali si concretizza dapprima nella proiezione di diapositive per poi svilupparsi con la fotografia, il video e la video-installazione fino ad approdare ad una nuova sperimentazione con la materia.

Nel 2018 ha fondato la dreamingvideo.it che si occupa di produzione video e, recentemente, si è misurata con la sua prima esperienza curatoriale per “Le altre opere. Artisti che collezionano artisti” rassegna d’arte contemporanea diffusa che ha coinvolto ben cinque musei della capitale italiana.

Le sue opere sono state esposte in sedi prestigiose come, tra le altre, il National Centre for Contemporary Arts a Mosca, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma, l’Archivio di Stato a Torino, il Palazzo della Permanente a Milano, il 60° Festival di Locarno, il National Museum Indonesia di Jakarta, il Castello di Rivara a Torino, il Pam di Napoli, il Macy a NY, il Maxxi Roma, il Museo Pecci di Prato, il MACRO ed il Museo Carlo Bilotti, entrambi a Roma.

Non è mancata, nel suo percorso artistico, la sperimentazione con i materiali tessili con i quali ha realizzato grandi installazioni modulari in spazi istituzionali e gallerie. Intorno a queste opere, si è dipanato il filo di un discorso che mi ha condotto fino all’essenza della sua ricerca e della sua pratica, la sua visione dell’arte e della vita che, generosamente, mi ha regalato in questa bella intervista.

Daniela Perego, Arrivederci, 2017 cotone ad uncinetto, dimensione variabile. galleria Davide Paludetto Arte Contemporanea. Courtesy artista

Nella tua esperienza, si sceglie di diventare artisti oppure ci si nasce? E quando e come hai capito o sentito che l’arte era il tuo percorso?

Io credo che ci si nasca, almeno così è stato per me. Non è facile intraprendere questa professione, sappiamo bene quanto sia difficile anche se meravigliosa. Prima di arrivare ad avere il coraggio di seguire la mia vera passione sono dovuta passare attraverso una esperienza lavorativa come imprenditrice che mi ha portato ad un livello di stress emotivo altissimo. Il mio desiderio era un altro e senza l’aiuto dei miei genitori, in modo particolare di mia madre, non credo sarei mai riuscita a fare questo salto nel buio. Fin da subito mi hanno spinto a seguire il mio sentire, mi hanno sostenuta e incoraggiata. Il loro orgoglio per i miei piccoli passi avanti mi ha dato la forza e la determinazione a seguire la mia via nonostante le paure. Ho lasciato l’azienda, ho affittato un piccolo spazio, mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a mettere il naso in questo, per me, tanto sognato mondo. Dopo qualche anno Firenze, la mia città di origine, mi stava stretta e sono andata a vivere a Roma dove mi si sono aperte nuove e soddisfacenti prospettive. Quindi, per rispondere alla tua seconda domanda, l’ho capito da piccolissima ma ci sono voluti molti anni per accettare questa mia particolare natura che mi ha fatto sempre sentire un po’ diversa fino a quando ho avuto il coraggio di prendere la mia vita in mano, viverla e capire che non ero sola.

Daniela Perego, progetto Fiore, fondazione "VOLUME!". Courtesy artista

Cosa significa essere un’artista per te?

Essere artista è un insieme di tante cose: è essere sinceri, visionari, coraggiosi, intraprendenti, innamorati, sensibili, impulsivi ma anche organizzati, autodisciplinati, concreti e tanto altro ancora. Io penso che si possa affermare che questo valga per molte altre professioni anche se… adesso rispondo alla tua terza domanda che è strettamente correlata a questa…

Daniela Perego, particolare Buongiorno, cotone ad uncinetto. Courtesy artista

…e infatti, hai indovinato: arte e vita: quanto coincidono? E come si nutrono e contaminano reciprocamente?

Coincidono al cento per cento. Il fare arte non è, almeno per me, un lavoro che si possa scindere dalla vita. Non esistono orari, domeniche o ferie, arte e vita sono inscindibili da quando ti svegli fino a quando vai a dormire. È totalizzante e si presenta in tutti gli aspetti del tuo essere. Con questo non intendo dire che sto tutto il giorno allo studio senza pause, tutt’altro. Trascorro anche lunghi periodi senza toccare un pennello o la macchina fotografica o un altro materiale ma la mente non si ferma mai anche semplicemente facendo una passeggiata. È uno stato di vita.

Daniela Perego, Memory, Castello di Rivara. Courtesy artista

Qual è la genesi dei tuoi lavori, Daniela? Come arrivi dall’ispirazione all’opera?

Mi viene fatta spesso questa domanda e riesco a dare solo una risposta che forse potrebbe sembrare aleatoria ma è vera: mi viene da dentro apparentemente senza spiegazione o ispirazione. Il filo conduttore lo ritrovo dopo che ho iniziato un lavoro. I primi anni era molto più difficile per me capirne il meccanismo ma adesso ho imparato a interpretarlo prima. Sicuramente c’è un pensiero di fondo che muove tutto il mio lavoro, è ciò che mi fa avere queste “illuminazioni”. Mi piace chiamarle così perchè è come se davanti agli occhi mi apparisse l’opera, o una serie, già finita e non mi resta altro che realizzarla. Raramente apporto cambiamenti significativi.

Daniela Perego, particolare Buongiorno, cotone ad uncinetto. Courtesy artista

Tra i molti linguaggi attraverso i quali ti esprimi nella tua pratica artistica c’è anche la fiber art. Osservando i lavori che hai realizzato in questo ambito mi sembra di rintracciare il comune denominatore nella memoria, come se scegliessi di utilizzare il medium tessile laddove il tema o il senso dell’opera attinge ad una sfera molto intima che riguarda gli affetti, il tempo e le perdite che esso porta con sé. Condividi questa interpretazione? Nella genesi di un’opera d’arte, per te, tecniche e materiali tessili hanno anche un valore concettuale intrinseco che supera la loro funzione di dare forma e sostanza all’idea?

Condivido totalmente la tua riflessione, la memoria è fondamentale nel mio lavoro. Memoria intesa non solo come ricordo ma anche come perdita di essa, come sublimazione del passato ma anche base per affrontare il presente con la spinta verso un futuro immaginario. Ho lavorato con i metalli, la fotografia, il video, il tessuto e la pittura e ognuno di questi strumenti non poteva sostituire l’altro nel messaggio che desideravo dare in quella determinata opera. Il materiale stesso ti dà un segnale ben preciso e ti suggerisce una sensazione piuttosto che un’altra. Ad oggi il materiale tessile da me utilizzato è il cotone lavorato ad uncinetto. L’uncinetto è un lavoro antico, ha bisogno di molto tempo per essere realizzato, è un lavoro che rimanda ad un tempo passato, alle chiacchiere delle nonne, alla calma, ad un modo di essere quasi scomparso. Probabilmente sono i motivi che mi hanno spinto ad utilizzare questo medium per una serie di opere.

Daniela Perego, particolare Arrivederci, 2017 cotone ad uncinetto, dimensione variabile. Courtesy artista

Una tua grande installazione è stata esposta al MACRO ed oggi è nella collezione permanente. Mi racconti quest’opera – da dove nasce, come si è sviluppata e, con lo sguardo di oggi, come si posiziona all’interno del tuo percorso artistico?

La grande istallazione si intitola “Arrivederci” ed è composta da numerose margherite realizzate ad uncinetto. La margherita per me rappresentava inizialmente mia madre e qualche anno dopo anche mio padre. Ogni volta che vado al cimitero ne colgo una, la secco e la conservo come simulacro. Nei lavori subito precedenti ad “Arrivederci” ho utilizzato le margherite essiccate applicate direttamente su tela ma poi ho sentito il bisogno di impiegare un materiale diverso, nuovo per me. Il cotone è morbido, candido, semplice, come lo è la margherita come lo è il ricordo. Ho avuto la necessità di dare una sostanza a chi non c’era più per superare il dolore e dare una nuova visione alla perdita. Al M.A.C.R.O, come in altri contesti, è stata allestita come se fosse un soffio di vento che porta con sé questi piccoli fiori, come traccia di un passaggio. Arrivederci è un saluto e non un addio, un saluto positivo che vuole prefigurare un futuro nuovo incontro in un contesto diverso, sereno, quel luogo che un giorno accoglierà tutti noi. Come si può intuire questa installazione ha per me un’importanza particolare, è l’elaborazione del concetto di perdita che per lunghi anni mi ha tormentata. È come un punto di cesura dal quale sono ripartita con una nuova disposizione non solo nel lavoro ma anche nella vita.

Daniela Perego, Arrivederci, 2017 cotone ad uncinetto, dimensione variabile. Courtesy artista

So che hai in cantiere un altro progetto di fiber art molto articolato e complesso. Puoi anticiparci qualche dettaglio o delinearcene almeno i contorni?

Nell’opera “Buongiorno” si assiste alla nascita di piccole margherite rosse su un prato rosso tutto realizzato ad uncinetto. La dimensione di questo lavoro è molto ampia ma attualmente ho realizzato sono una piccola parte. Lo terminerò quando troverò un grande spazio capace di accoglierlo interamente. In questa opera le margherite hanno anche lo stelo e quindi rappresentano proprio un campo fiorito. È il nuovo posto dove è arrivato il soffio? È quel luogo che tutti accoglierà? Forse, a voi l’interpretazione. Segue un altro progetto di grandi fiori, simili a quelli disegnati dai bambini, molto alti con il pistillo nero che nascono direttamente dal terreno o dal cemento…una sorta di sottrazione, semplificazione del messaggio. Ultimamente ho avuto nuove immagini davanti ai miei occhi realizzate con ritagli di stoffe anche molto differenti fra loro, ma attualmente sono solo immagini, non posso e voglio svelare altro.

Daniela Perego, progetto Fiore, fondazione "VOLUME!". Courtesy artista

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.