Faig Ahmed: PIR
Traduzione a cura di Tina Porricelli
*Foto uin evidenza: Faig Ahmed, Yahya Bakuvi, 2021. Detail. Courtesy of Faig Ahmed
Sapar Contemporary Gallery-Incubator
9 N Moore, New York, NY 10013
9 Novembre, 2021 – 6 Gennaio, 2022
www.saparcontemporary.com | nomad@saparcontemporary.com
Faig Ahmed, Yahya Bakuvi, 2021.Handmade wool carpet 145 5/8 x 51 1/8 inches 370 x 130 cms Width on the floor 244 cm Height from the floor 96 inches/ 243 cm. Courtesy of Faig Ahmed
La Sapar Contemporary annuncia Pyr: la seconda mostra dell’artista azero/azerbaigiano Faig Ahmed. La mostra comprende tre nuove opere in materiale tessile di grandi dimensioni e un lavoro in formato video dell’artista. Le tre grandi opere-tappeto prendono il titolo da poeti e maestri spirituali i cui lavori hanno avuto grande influenza sulla storia culturale dell’Azerbaigian: Shams Tabrizi, Yahya al-Shirvani al-Bakuvi, e Nizami Ganjavi. Il titolo di questa mostra, Pir, racchiude la natura multidimensionale del suo lavoro. Il termine ‘fuoco’ in Greco antico si traduce pyr (πυρ), mentre la parola pir in persiano, Turco e Arabo significa ‘anziano’ o ‘guida spirituale’ per i Sufisti, che si collega ai tre poeti-studiosi associati alle opere di Faig. In ultimo, una delle etimologie della parola Azerbaigian è “la terra protetta dal Fuoco Sacro” in quanto si rifà all’antica religione Zoroastriana sviluppatasi nella regione secoli prima. Le opere dell’artista vengono concepite con livelli complessi di associazioni storiche, letterarie, mistiche, e artigianali. Nel suo saggio, Fahmida Suleman evoca la poesia di Rumi in cui egli paragona l’universo e tutto ciò che esso contiene a un tappeto creato dal divino Carpet-Spreader (Mercante di tappeti). Ahmed stesso, suggerisce lei, può essere descritto come un iconoclasta culturale che distrugge con determinazione forme e confini prestabiliti. Le opere di Ahmed rappresentano i luoghi della propria geografia culturale, un arazzo di storia politica e culturale, linguaggio, valori spirituali e arte. Siamo fortunati a poterlo accompagnare in questo viaggio.
Pir: Divine Fires and Mystic Guides
Essay by Fahmida Suleman, Ph.D. Curator, Islamic World, Royal Ontario Museum
*When the mirror of your heart becomes clear and pure, you will behold images (which are) outside of (the world of) water and earth.
You will behold both the image and the Image-Maker, both the carpet of (spiritual) empire and the Carpet-Spreader.
Jalal al-Din Rumi
*Quando lo specchio del tuo cuore diventerà chiaro e puro, vedrai immagini (che sono) al di fuori del mondo dell’acqua e della terra.
Vedrai sia l’immagine sia colui che crea l’immagine, sia il tappeto dell’impero (spirituale) sia il mercante di tappeti.
Immagini di tessitura, tappeti e tessili abbondano nella poesia mistica del Sufismo medievale. I versi del celebre maestro Sufi Jalal al-Din Rumi (morto nel 1273) identificano Dio come un artista o un creatore d’immagini e il mondo spirituale come un tappeto fantastico (farrash) [‘servitore’ in Indi]. In un altro verso, Rumi paragona l’intero universo e tutto ciò che esso contiene a un tappeto creato dal divino Carpet-Spreader [propagatore di tappeti]. Il tappeto è metafora di creazione, piena di vita e ricca di storie umane ed emozioni in continua evoluzione. E così anche i tappeti di Faig Ahmed sono pieni di storie ed emozioni. Si riferisce a loro come ‘geografie culturali’ con storie, personalità e linguaggi distinti tessuti nei loro fili e intrecciati nelle loro forme e colori. Faig può essere descritto come un iconoclasta culturale. Egli distrugge e mette in discussione forme e confini prestabiliti. In questo processo, che a volte è intenzionale e altre volte si realizza nel regno del subconscio, crea opere potenti e avvincenti sorrette dalla sua nuova struttura concettuale.
In questa serie, Faig identifica ciascuna delle sue tre opere con un importante figura medievale legata al suo paese d’origine, l’Azerbaigian. Ogni figura è perturbazione creativa, innovazione, qualcuno che mescola le cose e, allo stesso tempo, il prodotto della propria geografia culturale. Il più antico è il famoso poeta erudito Abu Muhammad Ilyas ibn Yusuf ibn Zaki Mu’ayyad, conosciuto con lo pseudonimo Nizami Ganjavi (1141–1209). Nacque e trascorse tutta la sua vita a Ganja (da cui il nisba o sopranome Ganjavi) nella regione di Arran in l’Azerbaigian. Descrivendosi come “un gioielliere che lavora con gemme preziose per creare un tesoro poetico”, Nizami riuscì a mantenere una propria indipendenza nella sua fede ed espressione artistica rifiutando la posizione di poeta ufficiale di corte. Il suo più grande contributo alla letteratura mondiale è Khamsa (“Quintetto”), cinque lunghe poesie che trattano delle virtù umane della saggezza e dell’etica attraverso storie di amore senza tempo, romanticismo, azione e avventura.
Faig Ahmed, Nizami Ganjavi, 2021 Handmade wool carpet 1/3 (3/3+AP) 119 x 50 inches 302.3 x 127 cms Width of the pile on the bottom 170 cm/67 inch. Courtesy of Faig Ahmed
Descritta come una delle città più belle dell’Asia Occidentale, la Ganja di Nizami era la capitale della regione Arran nell’Azerbaigian Transcaucasico, un fiorente centro di produzione e commercio di lana e seta. La parte meridionale di Aran comprende la regione etnicamente eterogenea di Karabakh (o Karabagh), un centro secolare di produzione di tappeti gestito da esperte tessitrici. Come tributo a Nizamiun, Faig ha creato un tappeto da preghiera di Karabakh seguendo una trama tipica di Ganja, utilizzando rossi scuri e contrastanti tonalità di giallo dorato con trame geometriche e floreali che richiamano un chahar-bagh o giardino Islamico composto da quattro parti. Per Faig lo spirito di questo tappeto rappresenta gli abitanti di questa regione, anch’essi audaci, coraggiosi e schietti.
La seconda opera di Faig invece è dedicata a una figura che è stata un’eccezione del suo tempo e di cui sappiamo molto poco – il mentore mistico di Rumi, Shams al-Din Tabrizi (1185–1248). Descritta come una persona travolgente che “scioccava le persone con i propri commenti e le sue parole taglienti”, Shams nacque a Tabriz, la capitale della provincia dell’Azerbaigian Orientale in Iran, luogo rinomato per la letteratura, la spiritualità e il misticismo. L’intensità del rapporto di Rumi con questo derviscio travolse la sua famiglia e i suoi discepoli e infine portò all’omicidio di Shams. La sua morte fu un punto di svolta per la spiritualità e la pratica del Sufismo di Rumi, lo indusse a comporre il libro di poesie Diwan-i Shams Tabrizi (Poesie di Shams Tabrizi). In una poesia Rumi descrive Dio come il Grande Tessitore:
Non tessete, come ragni, reti con la saliva del dolore in cui trama e ordito decadono. Ma date invece il dolore a Lui, che ve l’ha dato,
E non parlatene più.
Quando siete in silenzio, le Sue parole sono le vostre parole, quando non tessete, è Lui a tessere.
Qui, Rumi paragona le nostre vite, piene di alti e bassi, a tappeti che cerchiamo sempre di controllare come tessitori, nel tentativo di determinare il nostro fato come le forme e i colori in un telaio. Rumi consiglia di fidarsi del Grande Tessitore che ha controllo supremo e conoscenza delle trame di ogni nostro tappeto. L’uso simbolico che Rumi fa della tessitura in questa poesia potrebbe anche essere un riferimento diretto a Shams, che si pensa sia stato un tessitore itinerante di mestiere.
Tabriz era anche stata un centro secolare della produzione di tappeti di lusso. A differenza dei tappeti di Karabagh, i tessitori di Tabriz prediligono disegni floreali dettagliati, spesso con un sole o un medaglione centrale (shamsa). Queste trame sui tappeti apparivano anche sulle rilegature dei libri di corte, manoscritti miniati, oggetti di ceramica e metallo e mattonelle. Il tappeto di Shams Tabrizi di Faig s’innalza con motivi organici, floreali, e vegetali in toni preziosi di seta che gradualmente si dissolvono in uno spazio di lana nera che rappresenta il nulla, come le tappe finali del cammino spirituale di un mistico: l’annientamento (fana’) dell’ego individuale alla presenza divina, come la fiamma di una candela in presenza del sole.
Faig Ahmed, Shams Tabrizi, 2021 Handmade wool and silk carpet 157 1/8 x 50 inches 399.1 x 127 cms Width on the floor 256 cm Height from the floor 100 inches /254 cm. Courtesy of Faig Ahmed
Lo stadio di fana’ risuona nella poesia di Shaykh Yahya al-Shirvani al-Bakuvi (1410–1464), il mistico Azerbaigiano del XV secolo commemorato nell’opera finale di Faig: ‘Sacrifica sia il tuo essere sia la tua fede; allora potrai vedere la belleza del tuo Amato’. Nato a Shirvan e sepolto a Baku, Shayk Yahya fu il secondo pir o maestro spirituale dell’ordine Sufi Khalwatiyya che si estendeva attraverso l’Impero Ottomano e oltre nel Sudest Asiatico. Un importante fondamento dell’ordine era la pratica del khalwat o ritiro spirituale combinato alla digiuno volontario, al silenzio, alla reclusione e alla meditazione. L’opera di Faig in onore di Shaykh Yahya riprende un tappeto di Shirvan sofisticato e finemente annodato con una composizione simmetrica di trame geometriche e tonalità più sommese di quelle degli altri lavori. Descrive le caratteristiche del popolo di Shirvan come semplici e dirette ma non irritanti, “rimangono silenziose e ascoltano, ma ti dicono cosa pensano alla fine”. Questo lavoro emana una qualità meditativa e spirituale che ben si addice all’associazione con Shaykh Yahya e all’ordine della Khalwatiyya.
Le opere di Faig vengono ideate con sovrapposizioni complesse di associazioni storiche, letterarie, mistiche e artigianali. Lavora a stretto contatto con le sue tessitrici durante tutto il processo produttivo, riconoscendo e rispettando il potere creativo delle donne che utilizzano la loro antica conoscenza della tessitura dei tappeti, che ha resistito alla prova del tempo nonostante oltre settant’anni di disordini politici e restrizioni subiti in Azerbaigian durante il dominio Sovietico. Attraverso la sua arte, Faig intraprende un viaggio di introspezione e scoperta di sé per ricomporre le diverse sfaccettature della sua identità, passata e presente. Sebbene non sia cresciuto nella tradizione Islamica, nel Sufismo o nel patrimonio letterario dei suoi antenati vi erano tracce di ciò nella sua infanzia. La sua trisavola realizzò i tappeti per la sua dote nuziale, com’era consuetudine al tempo e il padre di Faig conosceva a memoria i versi di Nizami.
Il titolo scelto per la mostra, Pir, racchiude in sé la natura multidimensionale del suo lavoro. L’antica parola greca per ‘fuoco’ è pyr (πυρ), mentre la parola pir in persiano, Turco e Arabo significa ‘anziano’ o ‘guida spirituale’ nel Sufismo, che si collega ai tre poeti-studiosi associati con le opere di Faig. Infine, una delle etimologie della parola ‘Azerbaigian’ è ‘la terra protetta dal Fuoco Sacro’ o semplicemente ‘La Terra del Fuoco in quanto si riferisce all’antica religione Zoroastriana sviluppatasi nella regione secoli prima e di cui restano tracce con la presenza di templi del fuoco in diverse parti del paese.
Le opere di Faig sono luoghi della sua geografia culturale, un arazzo di storia culturale e politica, lingua, valori spirituali e arte. Siamo fortunati ad essere suoi compagni di viaggio durante questo suo percorso.