FARIBA BOROUFAR
*Featured photo: Fariba Boroufar. Senza titolo -2019 – fibra mista -110*200 cm – Fotomontaggio sull’ ingresso di una casa a Kashan Courtesy Fariba Boroufar
Fariba Boroufar è nata a Teheran nel 1974. Si è diplomata in Scultura alla Scuola di Belle Arti, successivamente si è laureata in Grafica presso l’Al-zahra University e ha completato la sua formazione con un Master in Illustrazione presso l’Università d’Arte di Teheran. Ha operato a lungo nell’ambito dell’editoria ed è stata attiva come membro di facoltà dell’Architecture Group alla Azad University di Mashhad per 3 anni. Fino al 2014 ha partecipato a mostre collettive sia di fotografia che di illustrazione per concentrarsi poi sull’arte tessile iniziando a sperimentarne le connessioni con il tessuto urbano. Nel 2019 la Saless Gallery ha presentato la sua personale cui hanno fatto seguito, tra le altre, la partecipazione all’8° Biennale Nazionale di Scultura di Teheran, alla collettiva alla Arya Gallery e, nell’anno in corso, alla Maryam Gallery di Kashan. Partendo proprio da questo ultimo progetto espositivo siamo andati alla scoperta della poetica del suo lavoro e della ricerca nella fiber art che la sottende.

Cosa vuol dire essere un’artista per te Fariba?
Oltre all’innovazione, l’artista ha la capacità di creare e produrre opere. Innovazione significa avere un nuovo sguardo sulla realtà. L’artista agisce contro la vita quotidiana esaminando la realtà e cambiandola per formare un mondo nettamente nuovo per il suo pubblico.

Perché hai scelto il medium tessile come linguaggio espressivo?
L’arte tessile rappresenta la memoria del passato e i ricordi della gente dell’Iran. Generalmente, nelle loro case, c’è sempre un pezzo tessuto o cucito dai loro antenati; come un souvenir. Questi lavori mostrano lo stato sociale, rimandano alla tradizione di una data epoca e indicano geografie; generalmente vi è una storia dietro. Il mio entusiasmo per il tessile è iniziato dall’osservazione dei motivi tradizionali nei ricami del Khorasan e ora vedo il filo e il tessuto come materiali flessibili, con una capacità espressiva unica, che deriva dalla nostra cultura e dalla vita.

Questi cubi presentano anonime radici sospese. La massa nera mostra i costrutti del mondo moderno e l’identità della nostra architettura passata. Quest’opera, intitolata Penthouse, è stata completata per essere esposta all’ottava biennale nazionale di scultura a Teheran. Quest’opera è una critica contro gli edifice “anemici” e anonimi che stanno aumentando nelle città
Quali temi indaga la tua ricerca artistica?
Faccio di tutto per relazionarmi all’architettura attraverso la tecnica della tessitura. Prima di qualsiasi progetto, eseguo uno studio sulla forma e la funzione degli elementi che intendo rappresentare nelle mie opere e gradualmente ne approccio i concetti. I miei studi si focalizzano sull’argomento che ho scelto, cioè l’estetica dell’architettura iraniana.
La mancanza di un senso dello spazio chiaramente identificato, di attenzione all’uomo e ai suoi bisogni spirituali e mentali; la mancanza di appartenenza allo spazio, la scarsa qualità dell’architettura e la disattenzione verso l’uso di materiali eco compatibili nella vita attuale sono tutti elementi criticabili.
La geometria iraniana ha sempre attirato la mia attenzione, studiandola ed elaborandola ho creato nuovi etudes e decorazioni. Per esempio, esaminando un arco, posso approfondire la differenza tra superficie e geometria. Questa analisi apre molte strade alle tematiche delle mie opere.

Come procedi nel realizzare un’opera – segui un progetto, ti lasci guidare dalla pratica oppure…?
In generale, la mia mente esplora le forme, i modelli e le geometrie pure del passato. Secondo me, l’architettura gode di un’unica e ovvia direzione. Pertanto, raccolgo diverse nozioni e contenuti che mi divertono. Un tema balena nella mia mente per un periodo di tempo finché non riesco a dare forma a un’idea generale. Durante l’esecuzione di grandi opere, esamino le combinazioni di diversi materiali con i fili. Queste piccole prove e casi, grazie ai loro intrecci estemporanei, possono diventare parte dell’ideazione delle opere finali. Per esempio, per rappresentare un senso di degenerazione, in una delle mie sperimentazioni, sono riuscito a realizzare una trama che è stata molto funzionale nell’opera principale. Questi esercizi sono estremamente avventurosi e facilitano il processo di creazione. Ma, in definitiva, i lavori che preferisco sono quelli che mettono l’accento sul mio nuovo interesse, cioè presentare forme e geometrie tipiche dell’architettura iraniana, che si sta dimenticando.
I Niffar sono stanze di legno dove i contadini della provincia di Mazandaran (regione settentrionale dell’Iran) si riposano, conservano i loro prodotti e custodiscono I loro raccolti. Ho tentato di riparare due lati di un vecchio muro con un intreccio familiare nelle case degli abitanti della regione settentrionale.
Come nascono i tuoi grandi arazzi? Quali tecniche e materiali utilizzi? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
La mia fonte d’ispirazione sono le immagini mentali che ho dei miei viaggi agli edifici storici dell’Iran. Il senso di appartenenza e di sicurezza dei luoghi visitati mi ha permesso di prestare attenzione ai dettagli delle superfici, alle luci, alle ombre e al posizionamento degli oggetti. Le immagini dei tessuti nella Moschea Blu di Tabriz, i bellissimi stucchi della “Moschea Forumad”, e le piastrelle dipinte della “Dinastia Seljuk” sono le mie fonti di ispirazione. Quando frequento un luogo prezioso, penso alla possibilità di un’opera e penso a cosa poter creare per evocarne la memoria e i dettagli. Questo è un senso intrinseco. Forse il mio pubblico non ha questa impressione guardando le mie opere. Ma questa è la mia ragione e la mia missione nella produzione di un lavoro. Durante la fase di elaborazione mentale, penso già all’esecuzione del lavoro. Valuto se dovrò tessere più pezzi a causa delle limitazioni tecniche della tessitura, se avrò bisogno di sottostrutture e costruzioni; se il lavoro bidimensionale è adatto ad essere presentato in uno spazio o se un costrutto tridimensionale potrebbe trasmettere meglio il significato, e quale tipo di filo sarebbe meglio usare per il mio lavoro. Generalmente, in Iran, il filo di lana naturale è il più accessibile e il più economico.

Dagli arazzi alle grandi installazioni, come sei passata dalle opere bidimensionali alla tridimensionalità? Come è cambiato il tuo approccio all’opera e allo spazio in questi lavori?
Fin dall’inizio del mio lavoro con l’arazzo, a causa della mia passata esperienza di illustrazione, ho lavorato con superfici e motivi decorativi architettonici e ho progettato lavori bidimensionali. Ho ricevuto il mio diploma di laurea alla scuola di belle arti e poi, gradualmente, ho creato sculture grazie alle mie passate esperienze in questo campo. Ho iniziato a domandarmi come trovare una relazione tra la mia produzione e lo spazio architettonico. In altre parole, consideravo come avrei potuto creare ombre e luci e, come avrei potuto mostrare il mio interesse verso la salvaguardia degli edifici e come il pubblico generale avrebbe potuto interagire col lavoro. La creazione di sculture con questi materiali è complicata. Se riesco a creare una scultura morbida, che esprima flessibilità come parte del mio lavoro, allora è un successo. La collocazione dell’opera nello spazio antico contribuisce alla performance concettuale ed espositiva del pezzo, come nel caso dell’opera Penthouse montata tra i pilastri della moschea Isfahan Jame. Finora, a causa dei valori di questa moschea, l’installazione non è stata permessa e ho dovuto assemblarla durante un’inizialmente esposizione in un luogo inappropriato nella Vahdat Hall, senza poter ricevere un feedback significativo. In Jame Mosque, si può comprendere il significato allarmante degli orribili costrutti degenerati che ci circondano e di un’identità degradata.
Alcune tue opere sono indossabili. Come entra il corpo e il tuo rapporto con esso nella tua pratica e poetica artistica?
Le fibre godono di una grande flessibilità e possono cambiare la veste, i disegni e persino la funzione delle superfici. Se sono collocate sul corpo, possono approcciarsi alla concettualizzazione. Il corpo come mezzo espressivo assume significati e concetti diversi nelle varie culture. Nella cultura iraniana, il corpo della donna è sempre stato coperto. Le mie rappresentazioni del corpo non sono definitive. Sono una sorta di valutazione periodica del cambiamento in termini di presentazione e non ho creato alcun lavoro a riguardo. Forse, questo lavoro risale, in parte, alla realizzazione delle maschere tessute all’inizio del lavoro con l’arazzo.
Penthouse è stato esposto nel 10° Persbook tenutosi a Manouchehri House di Kashan. Questo lavoro è stato ispirato dal vecchio Yakhchal di Kashan. Si basa sull’architettura tradizionale. Le sue braccia nere mostrano la mancanza di identità nel mondo moderno
Quali sono le maggiori difficoltà che affronti nella tua pratica artistica?
La mia più grande difficoltà quando presento un’opera è legata al fatto che questo mezzo espressivo non è riconosciuto come lavoro visivo indipendente ed è invece considerato un’opera di artigianato. La presenza nelle gallerie e la presentazione delle opere sono un percorso complicato. L’installazione in luoghi nazionali e storici è difficilmente permessa a causa dei loro valori. Indubbiamente, queste opere possono essere installate in luoghi appropriati utilizzando alcune strategie. Attualmente, presento le mie opere solo sui social media anche se questo presenta delle limitazioni poiché il pubblico non può interagire con le opere. Monto delle foto delle mie opere su immagini di luoghi.
Come reagisce il pubblico ai tuoi lavori?
Alcuni spettatori riescono a interagire bene con le mie opere e mi incoraggiano. Il secondo gruppo sono gli artisti e la gente comune che non vedono i miei lavori come opere indipendenti e serie a causa del background tradizionale e storico della tessitura dei tappeti. Tradizionalmente, loro cercano queste opere e hanno tappeti e moquette di valore nelle loro case. Io non sono una tessitrice tradizionale. Attraverso le mie tessiture, cerco di mostrare le mie idee e concetti.
Cosa vede e cosa sogna guardando al futuro, l’artista Fariba Boroufar?
Il patrimonio tessile e architettonico si sta degradando nel mio paese. Spero che la cultura del patrimonio architettonico e del design possa rinascere. Le attuali costruzioni urbane potrebbero essere eseguite rispettando i principi e i modelli dell’architettura locale e la nostra identità potrebbe migliorare. E infine, spero di poter esporre le mie installazioni in luoghi appropriati e storici.