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Felt Experience

English (Inglese)

Artists: Marjolein Dallinga, Ruth Jeyaveeran, Melissa Joseph, Liam Lee, and Stephanie Metz
Curato da  Katherine Gass Stowe and Sarah Freeman, Curators
18 giugno – 10 ottobre, 2022
Brattleboro Museum & Art Center, 10 Vernon Street, Brattleboro, VT 05301, USA
Wednesday through Sunday, 10-4
info@brattleboromuseum.org | 802-257-0124

Il feltro è un materiale antichissimo, precedente al tessuto. Utilizzato per scopi utilitari come abiti, tappeti, selle, coperture di capanne e persino armature, è stato impiegato per secoli anche per scopi cerimoniali e religiosi. Il feltro è tipicamente realizzato con lana di pecora, ma può essere prodotto anche con pelo di castoro o di coniglio. Le semplici tecniche di infeltrimento utilizzate ancora oggi si pensa abbiano avuto origine presso i popoli nomadi eurasiatici prima del VI secolo a.C..
Collegato alla terra e ai suoi animali, il feltro è un mezzo straordinariamente sensoriale e ricco di storia. Il suo odore magico e il suo tocco morbido e indulgente accrescono la nostra esperienza estetica e fisica con esso. Il titolo della mostra suggerisce le meravigliose complessità insite in questo materiale così umile. Felt Experience può riferirsi alla comprensione di qualcosa attraverso il tatto, ma anche alle risposte profondamente emotive evocate nel corpo da un oggetto o da un luogo. Il feltro può risvegliare ricordi d’infanzia di un’epoca predigitale, quando l’interazione diretta con il mondo aiutava a risvegliare i nostri sensi. Pensiamo alla sensazione protettiva dei maglioni di lana calda, agli odori pungenti degli animali negli zoo, o ai libri interattivi dell’infanzia con piccole macchie di morbido pile per insegnare il tatto. Per la maggior parte di noi, le prime esperienze estetiche sono arrivate dal mondo naturale. Il feltro incarna una memoria collettiva che trascende il tempo. Simboleggia la nostra storia comune e il nostro legame con la terra.
Gli artisti hanno usato il feltro nel corso del tempo per trasmettere una vasta gamma di idee. Per Joseph Beuys (tedesco, 1921-1986), l’uso del feltro di pelo di coniglio per la sua iconica Tuta di feltro, del 1970, era allo stesso tempo un omaggio agli oggetti quotidiani, un materiale mutevole che emetteva “calore” e un riferimento alla sua storia di sopravvivenza. Le sculture industriali in feltro di Robert Morris (americano, 1931-2018), realizzate alla fine degli anni Sessanta, mettevano in evidenza l’influenza terrena della gravità e l’azione fisica della manipolazione del materiale. Chiamate “antiforme”, queste opere erano una risposta diretta al minimalismo. La fiber artist Sheila Hicks (americana, nata nel 1934) lavora da decenni con molte fibre, tra cui la lana, e continua a innovare con il colore, la scala e il volume per spingere il mezzo a nuovi livelli. “Credo che questo sia importante, il desiderio di tenerla tra le mani, di fare amicizia con essa, di vedere se morde”, ha detto Hicks.
La mostra presenta il lavoro di cinque artisti di New York, Canada e California che lavorano oggi nel feltro: Marjolein Dallinga, Ruth Jeyaveeran, Melissa Joseph, Liam Lee e Stephanie Metz. Le loro pratiche in studio spaziano dall’esplorazione di un’atmosfera personalmente e universalmente nostalgica (Joseph), al desiderio di collegare i nostri mondi interni ed esterni (Lee), alla ricerca della potenziale vitalità del materiale (Dallinga), all’indagine del tempo e della memoria all’interno dei movimenti ripetitivi del fare (Jeyaveeran), fino alla fusione magistrale di qualità opposte attraverso la curiosità e il gioco (Metz). (Testo di Katherine Gass Stowe e Sarah Freeman)