Françoise Paressant
*Foto in evidenza: Copyright Galerie Chevalier
Traduzione a cura di Elena Redaelli
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Françoise Paressant (nata nel 1944) ha studiato all’Ecole des Beaux Arts di Nantes. Ciò che le ha fatto desiderare di diventare pittrice è stato uno shock estetico, causato da un’opera di Miró. Ma è stato l’immenso arazzo dell’Apocalisse ad Angers, così come la Dama dell’Unicorno nel Musée de Cluny, a Parigi, che le ha suscitato l’impulso a diventare una pittrice che tesse le sue opere. Decide così di fondere la pittura e la tessitura e di creare i suoi murales tessuti. Le piace l’idea di costruire contemporaneamente l’immagine e il suo supporto e che la pittura si possa rivelare nel materiale. Si avvicina all’arte della tessitura in piena libertà, senza il peso di una tecnica precedentemente acquisita.
Il suo lavoro è spesso paragonato a quello di Sonia Delaunay
Ciò che le interessa di Sonia Delaunay è la diversità delle sue tematiche: pittura pura, ma anche arti applicate, tessuti, avventure monumentali con affreschi e scenografie teatrali o costumi d’opera. Questo parallelo tra i loro lavori si basa sull’assenza di prospettiva e di naturalismo e sulla preponderanza di colori forti e forme geometriche, che in un certo senso collega l’opera di Françoise all’Orfismo. Ma ciò che più risalta è la superiorità del colore sulla forma.
Gli arazzi rappresentati dalla Galerie Chevalier (Parigi) coprono un periodo che va dal 1977 al 2022
Oltre alla distanza si percepisce una grande varietà di espressione. Ma il linguaggio di Françoise Paressant rimane il colore. I colori, piuttosto vividi e schietti, sotto forma di linee e masse, tra opacità e trasparenza, dialogano tra loro, si giustappongono o si scontrano. Il bianco, che gioca un ruolo importante nella gamma dei colori, non è semplicemente uno sfondo ma la trama e il respiro del colore.
La tecnica dell’arazzo corrisponde al meglio alla sua scrittura
Françoise Paressant ha iniziato a dipingere su carta e gradualmente, quasi per caso, si è rivolta all’arazzo, che è diventato rapidamente il suo principale mezzo espressivo.
In un’intervista, dice: “il materiale intrecciato dona corpo e apporta una vibrazione particolare alle forme e alle linee colorate”. Rifiutando il confine tra pittura e arazzo, crea quello che lei chiama “una pittura-muro”. Rispetta la tecnica dell’arazzo che richiede un grande rigore, ma a volte si permette di aggiungere colore col pennello per dare più vita e introdurre una leggera dissonanza.
Il suo primo periodo di tessitura terminò nel 1980 e rimase in silenzio per 10 anni: il bianco aveva preso il sopravvento su tutti gli altri colori, restava solo la tecnica come in 10 Ans de Silence (10 Anni di Silenzio).
Quando si stabilisce nel Perche, Françoise Paressant torna all’arazzo con una maggiore libertà. La sperimentazione sarà protagonista di ogni sua opera.
La lana è sostituita dalla plastica, dipinge metri di pellicola di plastica tagliandole in strisce per tesserle. Il suo rapporto costante con il colore, la linea e la materia domina le sue creazioni. Gli assemblaggi di grandi aree piane sono ora sostituiti da una raffinata grafica.
Il giubilo del “fare” e la lode del colore
I suoi progetti preliminari sono molto numerosi, realizza delle serie di modelli, piccoli formati che vanno dal collage al découpage e toccano tutti i tipi di materiali: legno, carta, plastica, ecc… Questa ricerca quasi bulimica prima della creazione di ogni pezzo permette a Françoise Paressant di catturare l’imprevisto e di inventare un suo alfabeto. Considera un piccolo collage alla stregua di un grande arazzo, elimina qualsiasi gerarchia e trova un equilibrio nell’andirivieni tra questi due universi, uno molto libero e l’altro molto riflessivo.
Françoise considera il dipingere, tingere, tagliare, strappare, frantumare, incollare, cucire, scrivere a matita il tripudio del fare. Questi innumerevoli percorsi sono il terreno che darà origine a un arazzo. Si pone allora la questione delle dimensioni, necessariamente più grandi, pur mantenendo la proporzione tra la linea e la superficie. In questo caso, un alleggerimento è essenziale per dare presenza e precisione al motivo senza essere colonizzato da abbellimenti: il colore trova la sua espressione più semplice, vale a dire la più forte. Poi arrivano le lunghe settimane di realizzazione che richiedono pazienza e rigore, permettendole di dare forma a questa immagine, ma anche di fare un passo indietro e di rifocalizzarsi prima di affrontare nuovi esperimenti creativi.
Maniere e materiali
È così che si riappropria della tecnica dell’arazzo, una tecnica ormai acquisita, ma cambiando il materiale, ad esempio sostituendo il poliuretano (plastica) alla lana.
Gioca pienamente con la sua consistenza, la sua morbidezza e la sua lucentezza. Gioca con l’impasto, associando lana e carta, coniugando il lucido e l’opaco, lasciando che il materiale assorba il nostro sguardo o rifletta la luce.
Emerge chiaramente uno stile Paressant, o meglio una maniera, un senso di sperimentazione con i materiali e una tavolozza di colori audaci, che rende possibile il riconoscimento del lavoro di Françoise – rimanendone tuttavia costantemente sorpresi. Perché la scrittura dell’artista si rinnova con ogni materiale con cui lavora.
Tutte le sue produzioni, dalle opere cucite agli “arazzi”, assumono pienamente la loro pittoricità e segnano il loro distacco dalla funzione domestica per gli uni, o dalla funzione artigianale per gli altri. Tutte le sue produzioni sono opere autonome, a sé stanti. Testimoniano il rifiuto dell’artista di sottomettersi alla divisione infondata tra pratiche minori e nobili.
Galleria Chevalier
25, rue de Bourgogne 75007 Parigi, Francia
Instagram https://www.instagram.com/galerie_chevalier_parsua/ su Facebook http://www.facebook.com/Galerie.Chevalier.Parsua
Maggiori informazioni sull’artista:
-Catalogo della mostra: Françoise Paressant / Daniel Riberzani : Résonances Colorées, di G.Denizeau, Parigi, 2020
https://www.galerie-chevalier.com/wp-content/uploads/2022/02/Galerie-Chevalier-Franc%CC%A7oise-Paressant-2022.pdf