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I magnifici affreschi tessili di Małgorzata Mirga-Tas

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Si è da poco conclusa la 59sima Biennale d’Arte di Venezia a cura di Cecilia Alemani, con una selezione di 1433 tra opere e oggetti, per comporre un viaggio immaginario attraverso tre aree tematiche: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi; la relazione tra gli individui e le tecnologie; i legami che si intrecciano tra i corpi e la Terra.

Ho attraversato gli spazi espositivi dei Giardino, dell’Arsenale e dei diversi padiglioni nazionali, sconcertata dalla diffusione di tanta gratuita volgarità, pornografia, bruttezza, stereotipata negritudine e banale morbosità.

Già nel 2008 Gillo Dorfles nel suo libro “Horror Pleni. La (in)civiltà del rumore” parlava di un’arte che vuole essere disgustosa, truculenta, invasa dal posthuman e dal mercantile che ha infranto “la pellicola trascendente che la differenziava da ogni altro prodotto umano”.

Ho cercato, come in tutti questi anni e nei miei articoli precedenti, la presenza di opere che privilegiassero il medium tessile, inteso di volta in volta come materia anti-retorica, etnica, identitaria, femminista, manuale, come modalità che valorizza il piacere del fare e del fare bene, per presentarle a chi non ha potuto vederle direttamente.

Le opere tessili in realtà erano molte, provenienti da nazioni e continenti diversi, alcune di grande impatto visivo, raffinata esecuzione e originale sviluppo; questa volta ho pensato di privilegiarne una in particolare per la sua grande bellezza e originalità: la monumentale installazione Re-enchanting the World di Małgorzata Mirga-Tas, nel Padiglione Polacco.

Photo Daniel Rumiancew
Photo Ina Lekiewicz

Małgorzata Mirga-Tas è nata nella comunità Rom di Zakopane nella parte settentrionale dei Monti Tatra nel 1978, nel 2004 si è laureata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Cracovia e ora risiede a Czarna Góra dove dirige assieme ad alcuni colleghi un centro culturale per bambini ed è attiva nella lotta contro la discriminazione razziale, la xenofobia e l’esclusione sociale: valori che si riflettono nella sua produzione artistica, dove sono esaltate le radici Rom, i luoghi in cui vivono, i loro usi e costumi. L’intenzione, dichiarata dall’artista, è di dare visibilità e dignità a una popolazione migrante abitualmente accolta con sospetto nel corso dei secoli, con conseguenti esili di massa, persecuzioni religiose e uccisioni.

Photo Renata Pompas

Il titolo del progetto, Re-enchanting the World, è ispirato dal libro di Silvia Federici “Re-enchanting the World: Feminism and the Politics of the Commons” del 2018, in cui l’autrice propone di re-incantare il mondo liberandolo dal suo incantesimo malvagio, ricostruendo le relazioni con gli altri, compresi gli  animali, le piante, l’acqua e le montagne.

La grande installazione tessile è stata selezionata dalla giuria di un concorso aperto organizzato dal commissario del Padiglione Polacco, per il fascino e l’originalità della sua forma visiva “che propone una nuova narrazione della costante migrazione e delle reciproche influenze tra la cultura romaní, polacca ed europea”.

Infatti l’ampio spazio rettangolare del Padiglione Polacco è stato interamente ricoperto dall’artista, dal suolo al soffitto, con una sorta di “affresco tessile” la cui struttura a fasce tripartite riproduce la disposizione degli affreschi del calendario astrologico di Palazzo Schifanoia a Ferrara, reinterpretando in chiave romanì il suo simbolismo, i segni zodiacali, il sistema dei decani, le allegorie dei mesi, la ciclicità e la trasmigrazione di immagini attraverso il tempo e i continenti.
Le pareti sono scandite da dodici pannelli di grande formato ricoperti da minuziose e ricche narrazioni tessili, articolate in tre fasce orizzontali: con una doppia lettura, lineare e verticale.

In senso lineare nella fascia superiore sono raffigurate le migrazioni del popolo Rom, nella fascia intermedia i simboli dello zodiaco e nella fascia inferiore, a grandezza d’uomo, scene di vita quotidiana.
In senso verticale sono distribuite le attività corrispondenti ai dodici mesi dell’anno.

Sopra il portale d’ingresso del Padiglione Polacco è raffigurata la Ruota della Fortuna del mazzo dei tarocchi Colleoni-Baglioni, carte giunte in Europa nel XV secolo insieme all’arrivo dei primi Rom, che alla corte ducale di Ferrara erano usate anche per la predizione del futuro; la carta simboleggia la ciclicità, la mutevolezza, la trasgressione, è sia un inizio che una fine.

Photo Daniel Rumiancew

La fascia superiore si ispira alle grafiche del 1620 dell’incisore francese Jacques Callot, The Gypsies/Life of the Egyptians, in cui i romanì erano descritti come vagabondi armati e pericolosi, ma l’artista ne rovescia il senso e propone una visione positiva e mitologica delle loro migrazioni attraverso il tempo e i continenti – l’India, la Persia, l’Asia Minore, l’antica Grecia, l’Egitto – sino al loro arrivo in Europa e poi in Italia, nel XVII secolo. Lo stile di questa fascia, realizzata precedentemente alla realizzazione della grande installazione, si distacca in parte dallo stile del resto della composizione.
Scrivono i curatori del Padiglione Polacco Wojciech Szymański e Joanna Warsza, che “il gesto di appropriarsi dei ritratti dei suoi antenati di 400 anni fa è anche un tentativo di operazione sulla sua identità, per recuperare la sua storia e riprendere il controllo su come si crea la narrazione visiva dei rom e della loro identità nella cultura polacca”.

Photo Daniel Rumiancew

La fascia centrale crea uno stacco e una sottolineatura con un nastro continuo di velluto blu indaco su cui si stagliano composizioni di figure femminili intervallate da segni zodiacali e simboli dei tarocchi. Il simbolismo dei carte tarocchi, dei segni astrologici e dei decani di Palazzo Schifanoia sono al centro di ritratti di donne rom che hanno avuto un ruolo importante nella vita dell’artista, trasformate in custodi allegoriche del destino, dee e profetesse.

La fascia inferiore, la più importante, parte dal suolo ed è a grandezza d’uomo in modo che il pubblico si confronti vis-à-vis con i personaggi: rappresenta con affetto, partecipazione e grande allegria la vita quotidiana della comunità di Czarna Góra in cui vive Małgorzata Mirga-Tas e di altri insediamenti vicini. In prevalenza si tratta di vivaci e quasi parlanti ritratti di donne di tutte le età, assorte nelle loro attività condivise, attorniate da bambini e animali. Ci sono anche alcune presenze maschili, ma in minoranza.
I personaggi, reali, sono abbigliati con le stoffe dei loro vestiti e spesso con oggetti applicati: scrive l’artista “alcune stoffe le prendo dai negozi di seconda mano, ma la maggior parte sono pezzi di vestiti indossati da mia sorella, dalle mie cugine, dalle mie zie o dalle mie amiche. Quando mi piace qualcosa di loro, li avverto subito di non buttarlo via quando si consuma, ma di darlo a me. Le persone mi danno le cose perché sanno che le riciclerò, non le distruggerò”.

Photo Daniel Rumiancew

La tecnica
Questi “affreschi tessili” realizzati con cura e perizia sono un misto di patchwork di tessuti fantasia vivacemente colorati, frammenti di abiti, gonne, fazzoletti, camicie, tende, lenzuola, tappeti, cuciture, incollaggio, ricami, parti dipinte (i capelli e i volti di donne) e applicazioni, come “paillettes, piume, bottoni, revers, profilature, tasche, frammenti di gonne, scialli, camicie” o oggetti significativi appartenuti ai personaggi, come gli orecchini di corallo della madre dell’artista o il rosario tenuto dalla nonna.

Una ricca miscela di etnicità storica e multiculturalità, un’armonica tripartitura compositiva, un’affettuosa partecipazione ed empatia emotiva, una coinvolgente allegria cromatica, una perfezione esecutiva. Una bellissima opera.

Renata Pompas

Renata Pompas è giornalista, saggista e docente; i suoi campi di interesse e applicazione sono: il Colore, il Textile Design e la Fiber Art. Ha lavorato come textile designer per la moda e per la casa, è stata direttore del corso Digital Textile Design ad Afol Moda dove ha insegnato progetto e colore. Ha tenuto lezioni e seminari in Università e Accademie in Italia e all'estero, ha organizzato seminari aziendali, corsi privati individuali e collettivi. Ha pubblicato diversi libri, articoli, testi in catalogo, relazioni in Convegni nazionali e internazionali.  www.color-and-colors.it