I PIONIERI

I Pionieri – DAMSS

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Questa rubrica presenterà due volte al mese una figura storica della Fiber Art Italiana, presente nel libro di Renata Pompas.

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DAMSS è l’acronimo dei coniugi Daniela Arnoldi (ingegnera ambientale presso l’industria chimico-farmaceutica) e Marco Sarzi Sartori (architetto responsabile per la produzione, la tecnica dei materiali e la loro trasformazione), che dal 2000 formano un sodalizio artistico molto interessante.

Entrambi vi riversano oltre alla passione, le capacità di realizzare quilt e patchwork Daniela, e opere con i fili di rame scartati dall’azienda paterna, Marco. Nel 1975 Daniela si iscrive ai corsi tessili della scuola “Scuola d’Arte Applicata” del Castello Sforzesco di Milano, lavorando sul concetto del recupero e del riciclo, poi decide di coinvolgere il marito nella tessilità frequentano un corso di cucitura creativa e perfezionandosi nelle tecniche del feltro, della tessitura, del macramè e della tintura – fino a quando nel 2000 decidono di progettare e realizzare opere tessili firmandole in comune con il nome DAMSS, con cui poi vengono conosciuti.

DAMSS, Venice Lagoon

Interessati sin dall’inizio al recupero di qualsiasi materiale di scarto dell’industria tessile – rocchetti, cimose, bottoni, fibre di qualunque forma e tipo, tappeti, strisce di plastica, nastri, tessuti – li rielaborano con tecniche sempre nuove. I primi arazzi ricordano figurazioni vegetali, fiori, boschi, prati, in un formato medio. Come in Speculum pacis (2000) che mostra grandi papaveri rossi con macchie di colore disposte su un fondo geometrico, fatto da fettucce di tessuti in tinta unita e in fantasie floreali, mentre sulla destra dei filati policromi simulano un tronco. O come in Semchinum (2003) in cui il tema floreale svapora nella parte centrale in macchie di colore quasi acquerellate, grazie a una tecnica di scoloritura e si tridimensionalizzano con il ricamo pittorico sovrastante.

DAMSS, Le Cinque Terre RIOMAGGIORE, 2014, cm.247X242

Quindi attrezzano un laboratorio con macchine e tavoli su misura per realizzare grandi arazzi: insieme modellano la seta indurendola con della resina sintetica e pressandola in calchi siliconici, usano delle aniline all’alcol che decolorano con acido, vivificano i cromatismi con tocchi di colori per restauro, in una sperimentazione inesauribile. Passator cortese (2009) si ispira alla leggenda omonima e presenta una foresta attraversata da un sentiero fatto da filati ritorti, circondato da petali di fiori e da fogliame in rilievo.  Le lavorazioni tessili assumono a volte grandi aggetti nei tessuti arricciati e nei filati ritorti ad alta velocità per formare grossi cordoli a rilievo, che dispongono su superfici bidimensionali, come nelle ultime produzioni, in cui gli arazzi assumono dimensioni molto grandi e spesso si compongono di più pezzi. Mith (2013) per esempio è sviluppato in dodici pezzi in cui la coppia si auto-ritrae in grandezza naturale, abbigliata di volta in volta in modo diverso, per interpretare con auto-ironia personaggi di fantasia. Di grande impegno il monumentale arazzo-diorama dedicato a L’ultima cena di Leonardo da Vinci (mt. 8,70 di larghezza x 2,50 di altezza), un omaggio al grande genio rinascimentale (2014) che riproduce con scarti di tessuti e una varietà di inserti e interventi ogni particolare dell’affresco. Molte le grandi opere dedicate alle città, tra queste: Venice Lagoon (2012) e Le Cinque Terre (2014), un’opera in più pezzi, la cui dimensione complessiva raggiunge i 24 metri, composta da cinque grandi arazzi, collegati tra loro da interpretazioni tessili di mare e di roccia. Roma 3000 (2017) fa parte della serie delle successive interpretazioni che immaginano il, catastrofico, futuro delle nostre città.

Un procedere e sperimentare tecniche e materiali per realizzare opere animate da rilievi, inserzioni, ricami, goffrature, sovrapposizioni, imbottiture, in una sovrabbondanza travolgente che anima opere di dimensioni monumentali che coinvolgono e avvolgono lo spettatore.

DAMSS, Roma 3000, 2017-part

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