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IGSHAAN ADAMS: DESIRE LINES

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*Foto in evidenza: Igshaan Adams. Sudafricano, nato nel 1982. Langa, 2021. Foto Mario Todeschini. Per gentile concessione dell’artista; blank projects, Città del Capo © Igshaan Adams.

The Art Institute of Chicago, 111 South MIichigan Avenue, Chicago, Illinois 60603-6404

2 aprile – 1 agosto 2022

La mostra è organizzata da Hendrik Folkerts, ex curatore stimato di arte moderna e contemporanea.

Igshaan Adams: Desire Lines è la prima grande mostra personale di Igshaan Adams (1982, Città del Capo, Sudafrica) negli Stati Uniti. L’esposizione presenta la portata del suo approccio esteso nei confronti della tessitura e della scultura e si svolge all’Art Institute dal 2 aprile al 1 agosto 2022. Questa presentazione riunisce più di 20 progetti che vanno dal 2014 ad oggi, compresa una nuova installazione su larga scala creata appositamente per la mostra.

Progettata in stretta collaborazione con Adams, la mostra ruota intorno al concetto di linee del desiderio: percorsi informali creati dai pedoni che scelgono un percorso più comodo per raggiungere la loro meta desiderata, scelte fatte sia per comodità che per trasgredire i limiti imposti. Adams utilizza il concetto di linea del desiderio come una potente metafora di quei percorsi creati da un individuo che assumono una forma collettiva – per esempio, il tracciare linee sul territorio fisico e socio-politico della sua città natale, Bonteheuwel, Sudafrica, e il renderle poi come percorsi intrecciati nei suoi arazzi e installazioni. Così facendo, trasforma quello che sembra essere un dettaglio banale in un luogo di bellezza, visibilità e potere.

La città natale di Adams, Bonteheuwel, è una delle principali fonti di ispirazione delle opere esposte. Questa cittadina prevalentemente operaia nel sud-est di Città del Capo fu fondata negli anni ’60 durante la segregazione forzata, nell’ epoca dell’Apartheid. Adams approccia Bonteheuwel sia come uno spazio profondamente personale, impregnato di ricordi d’infanzia e di una rete di relazioni familiari, sia come uno spazio politicamente carico, plasmato dalla violenza e dal trauma generazionale. Nessuna delle due esperienze può cancellare l’altra; sono entrambe sempre presenti.

AM Gennaio 2022