Il “materico” di Domenica Regazzoni tra tessuti grezzi e lo scarto che assume nuova dignità
Foto in evidenza:“ Henna” , 51×68 cm, collage polimaterico, 2014; 3bis ( Particolare)
di Matteo Pacini*
Alla prima edizione della fiera d’arte contemporanea Roma Arte in Nuvola, la galleria milanese Artespressione di Paula Nora Seegy presenta una selezione di lavori di Domenica Regazzoni, artista lombarda poliedrica e multiforme che inizia a dipingere nei primi anni Settanta, abbandonando il figurativo a partire dagli anni Novanta in favore di un’impostazione più astratta e formale.
Mossa dall’interesse per la ricerca delle intime affinità che legano colore e materia, suono e parola (S. Evangelisti, Haiku, Silvana editoriale, 2021) si esprime in diverse tecniche artistiche dal collage alla pittura materica, dalla scultura all’incisione, alternandosi tra l’utilizzo dei materiali più duri e ostici ai più delicati. Forte di una tradizione familiare che ha sempre avuto legami con il mondo del tessile (il nonno e lo zio erano sarti, il padre, prima di diventare un celebre liutaio, fu impiegato come selezionatore di velluti presso il Vellutificio Redaelli di Mandello), è da sempre affascinata dalle trame e da tutti i generi di tessuti di cui la sua quotidianità sembrava essere avvolta: “(…) ricordo che da bambina, dal panettiere, dal droghiere, tutto era conservato in quei sacchi di juta che mi ricordavano quello con cui Babbo Natale trasportava i regali e ho sempre conservato di quel materiale l’impressione di un involucro solido e prezioso al contempo, quanto prezioso doveva essere il contenuto che custodiva. Quella trama grezza e resistente infondeva in me un senso di protezione”, racconta Domenica.
“Henna”, 65×148 cm, medium misto su tela,2015
Le opere materiche della Regazzoni sono quindi caratterizzate dall’utilizzo di materiali tessili come tele di cotone, juta, garze che, in alcuni casi, costituiscono parte dell’opera stessa (come la serie di lavori ispirati ai brani di Lucio Dalla) e, in altri, la matrice di preziose incisioni monotipo.
Nell’ottica del recupero e della “riabilitazione dello scarto”, il materiale in eccesso del processo produttivo delle opere materiche viene conservato e acquista nuova dignità divenendo, in un secondo momento, base per la realizzazione di nuove composizioni.
Come nella fase che l’ha vista comporre sculture dedicate alla musica grazie al recupero e all’assemblaggio degli scarti di lavorazione dei violini provenienti dal laboratorio dal padre Dante, Domenica conserva ogni brandello, ogni lembo di tessuto utilizzato per le sue pitture materiche, mettendolo a riposo in attesa di nuova ispirazione che restituisca allo “scarto” una nuova dignità di opera d’arte.
“Haiku 9”, dettaglio
Nelle incisioni monoprint ad esempio, al posto delle tradizionali lastre di zinco o rame incise con cesello e bulino, Domenica Regazzoni realizza le matrici assemblando pezzi di tessuto, juta, garza o la stessa tarlatana con cui si puliscono le lastre, sperimentando e giocando con le tecniche calcografiche e contraddicendone in termini la vocazione di infinita riproducibilità, realizzando pezzi unici che, una volta usciti dal torchio, vengono ulteriormente arricchiti da interventi a posteriori, foglio per foglio, grazie all’esperienza maturata nello studio del celebre incisore milanese Giorgio Upiglio.
Oltre alle incisioni, frammenti di tessuti sono assemblati in quella serie di suoi lavori che Gillo Dorfles ha definito “…raffinati collage polimaterici e minute ma sensibili interpretazioni degli antichi Haiku nipponici”, antica tradizione letteraria giapponese all’insegna della sintesi che la stessa Regazzoni definisce: “una manciata di parole e colori in cui il fondamento non è ciò che viene detto, ma il non detto. Come nel Kintsuji, l’antica arte giapponese di riparare i “cocci”, le brevi poesie giapponesi mi hanno aiutato a raccogliere frammenti di miei lavori e ricomporli in nuove emozioni”.
“Haiku 9”, acquerello e collage, 35x20cm, 2000
Domenica Regazzoni (Bellano, Lecco, 1953) inizia a dipingere nei primi anni ‘70. Dal suo interesse nei diversi linguaggi artistici che legano gesto e materia, musica e poesia nascono le mostre “Colore Incanto”, ispirata alle musiche di Mogol, e “Regazzoni & Dalla”, in collaborazione con Lucio Dalla. Nel 2003 si avvicina alla scultura con una serie di opere ispirate alla liuteria, di cui il padre era un noto professionista, e dal 2007 si dedica all’incisione. Espone in Italia e all’estero (Tokyo, Kyoto, Shanghai). Ha realizzato sculture per le città di Barzio e Segrate in Italia, e Bucarest e alcune sue opere sono conservate in diverse collezioni pubbliche e private.
*Matteo Pacini
Nasco a Foligno (PG) nel 1980. Dopo gli studi umanistici e alcune esperienze di studio-lavoro all’estero mi laureo in Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Perugia. Dal 2008 hanno inizio le mie collaborazioni con gallerie d’arte e istituzioni pubbliche e private come curatore indipendente. Suddividendo l’interesse tra l’arte contemporanea e lo studio del territorio, mi specializzo in Conservazione e Valorizzazione del Patrimonio Industriale presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Padova nel 2008, occupandomi di archeologia industriale e delle possibili implicazione con l’arte contemporanea. Dal 2011 sono curatore stabile della galleria Artespressione di Milano, dove attualmente vivo e lavoro.