“Il mio lavoro può essere conservato, ma possiede il desiderio di essere effimero”: intervista con Neil Goss
Traduzione a cura di Chiara Cordoni
Neil Goss vive e lavora a Asheville, NC, USA. Nel 2012 ha ricevuto due BFA in Design (Tessile e Ceramica) dall’Università del Kansas SOTA ed oggi è un educatore e uno stimato artista le cui opere sono esposte in numerose mostre personali e di gruppo.
“Live and dye naturally” (vivi e tingi in modo naturale), è il nome con cui Neil si firma. Non si tratta solo di un marchio, ma di una vera e propria filosofia di vita. L’artista infatti fonda il suo lavoro sulla ricerca e la pratica di processi artistici sostenibili come la tintura naturale, la tessitura, l’utilizzo di materiali della Terra in un rapporto di reciprocità tra uomo e ambiente che prende fortemente le distanze da quell’atteggiamento di sfruttamento, dominio e controllo tipici del sistema produttivo contemporaneo.
“Le sue opere sono realizzate in canapa, lana, alpaca, piante e argilla. E sebbene questi siano materiali di uso comune, oggi sono visti come oggetti di un’azione sovversiva che si traducono in installazioni, sculture e performance”.
Di seguito il link al sito web dell’artista:
Neil Goss
Neil, perché hai scelto di usare la tessitura come mezzo di espressione? Parlaci del tuo percorso artistico e di come è cominciato.
Ho cominciato a tessere mentre ero all’università e mi è capitato di frequentare, durante l’estate del primo anno, un corso con David Brackett, Weaving 101 – ne sono stato immediatamente conquistato. Soffro di una sindrome ossessivo-compulsiva e le sequenze numeriche della tessitura e il ritmo del pedale mi facevano stare bene. Avevo proprio trovato uno dei processi chiave della mia produzione artistica.
Le mie basi artistiche risiedono nella pittura. La tessitura mi ha insegnato il processo per creare una propria tela, la tintura il processo per creare i propri colori. I tessili mi hanno insegnato le basi della creazione artistica, hanno instillato in me l’attenzione, la consapevolezza e la sensibilità per i materiali e i processi e allo stesso tempo la capacità di rispettare, capire e impegnarsi in ogni passo del processo “artistico”.
Il mio percorso artistico è iniziato molto presto, come per quasi tutti gli esseri umani. Fortunatamente ho avuto dei genitori che mi hanno sostenuto e incoraggiato qualsiasi fossero le mie passioni, e grazie a questo non ho perso il mio approccio creativo. Durante gli studi, Arte è stata sempre la mia materia preferita. Una volta alle Superiori, mi sono iscritto a più corsi di Arte possibile e quindi passavo la maggior parte del tempo nel laboratorio d’arte. Ho perso mio padre all’improvviso all’età di 15 anni. L’arte e lo skateboard erano i miei sfoghi principali per gestire quella perdita personale e l’evento che mi ha cambiato la vita. Ho deciso in quel momento che avrei seguito nella vita la mia vocazione artistica.
Mi è sempre piaciuto cucire, e ne sono sempre stato incuriosito – il cucito, i tessuti, i peli, le fibre. Ricordo con amore quando mia madre tirava fuori la sua vecchia Singer dalla custodia per modificare o rammendare qualcosa. Mia nonna è stata proprietaria di un negozio di abbigliamento per una decina di anni durante la mia giovinezza e io vi passavo tantissimo tempo dopo la scuola e durante i fine settimana. Durante l’adolescenza soffrivo di una forma di tricotillomania estrema. Succedeva a volte che mi strappassi quasi tutte le sopracciglia e le ciglia e a quei tempi avevo grandi chiazze glabre sul cuoio capelluto. Nel periodo in cui ho perso mio padre, avevo cominciato a frequentare corsi di cucito durante le ore di economia domestica. Mi focalizzavo sulla creazione di quilt e abbigliamento e la passione per le fibre e i tessuti è cresciuta con me. Quando ci penso, è perfettamente logico che io sia qui ora facendo proprio questo.
La tua pratica artistica, o piuttosto, tutta la tua filosofia di vita mi viene da dire, si basa sui principi del biocentrismo, della ricerca e dello sviluppo di processi artistici sostenibili.
In questo periodo si sente ovunque dire che la natura si sta riprendendo i suoi spazi. La pandemia ci spinge a rimanere chiusi nelle nostre case, a fermare le nostre attività industriali, e in questo modo si riducono, almeno in parte, gli effetti negativi delle azioni umane sull’ecosistema ambientale globale. Tu cosa ne pensi?
Beh devo dire che hai fatto un bel lavoro di ricerca e che sei piacevolmente concisa nel dire le cose. In effetti hai colto nel segno in modo estremamente stringato. Il principio centrale della mia esistenza è il biocentrismo come modo di vivere, creare e morire. Vale a dire che alla base del mio credo vi è la convinzione che ogni essere vivente possiede un valore intrinseco pari al mio. Tutti gli esseri umani, animali, insetti, piante, elementi e altro valgono allo stesso modo.
Da oltre dieci anni mi occupo di ricerca e sviluppo di processi artistici sostenibili. Studio anche questo processo attraverso una lente biocentrica. Essendo io un maker, sono inevitabilmente anche un consumatore. Una volta sviscerata questa verità, ho voluto rappresentare materiali e processi meno tossici di quelli facilmente e prontamente accessibili in quest’epoca moderna. Ritengo che per riuscire ad andare avanti o progredire si debba inevitabilmente anche guardare al passato.
Sono completamente d’accordo con te, è inequivocabile che la nostra Madre Terra si sia presa un po’ di tempo in questo momento di quarantena globale dovuta al COVID-19 per guarire le sue ferite secolari. E’ evidente dalla qualità dell’aria, dalla vita vegetale e animale e oltre. Tutto questo per me è fonte di grande ispirazione. Ho persino scritto un post su questo argomento qualche tempo fa ma malauguratamente il giorno stesso ho letto un articolo su come alle aziende sia stato concesso di infrangere le leggi sull’inquinamento durante il lockdown. Il mio processo mentale è il seguente, non possiamo mai fermarci e non possiamo mai prenderci una pausa. Non dobbiamo mai accontentarci e pensare che le cose vadano sufficientemente bene. Le essenze del bene, del male e dell’imparzialità sono state dilaganti nella storia dell’umanità. Vi è sempre l’oscurità da combattere, un individuo corrotto a cui opporsi e un mondo utopico per cui lottare. Il conformarsi è il modo in cui il male cresce quando siamo chiusi nella nostra comfort-zone. Io credo che quando il nostro spazio personale è colmo di pace, soddisfazione e positività, è proprio il momento di lottare duramente per coloro che non hanno idea di come ci si senta quando si sta bene.
Nel percorso che hai intrapreso per diventare un artista tessile c’è un evento, un progetto o una persona che è stata fondamentale per la tua crescita professionale?
Sono tanti gli eventi, i progetti e le persone che mi hanno profondamente colpito e motivato nel mio percorso. Troppi per parlarne in breve. Non sono una persona concisa ma cercherò di essere breve. La mia insegnante di Economia domestica e cucito al liceo, Patricia Klassen, stava sperimentando le varie qualità delle fibre come l’assorbimento, la qualità tattile, l’infiammabilità e altro ancora. Mentre bruciava le diverse fibre, mi ha fatto uno strano effetto, e l’ho capito solo molti anni dopo. Osservare il fuoco incessante sul tessuto di poliestere e la fiamma che si autoestingueva quasi istantaneamente sul tessuto di lana mi ha esposto alla magia insita nelle fibre naturali. Solo successivamente avrei imparato molto di più su tali qualità, importanti informazioni per il mio lavoro. La scoperta della tessitura e della tintura naturale è stata fondamentale per la mia crescita professionale, ed ha tracciato il mio percorso come artista e maker. Mi ha aperto la strada nel capire che il Pianeta Terra era il miglior negozio di belle arti che avessi mai incontrato. Ha aperto i miei occhi sul mondo naturale che mi circonda. Ho iniziato a vedere la vegetazione attraverso occhi nuovi, a vedere valore infinito in oggetti considerati rifiuti e a comprendere le varie fonti di vita che l’ambiente mette a disposizione degli esseri viventi.
Quali sono le tue fonti di ispirazione? Come scegli i soggetti per le tue opere? Vi sono artisti o correnti artistiche da cui trai ispirazione?
Il nesso terra-uomo è l’ispirazione più grande per la maggior parte del mio lavoro. Fra le altre influenze vi sono l’attualità, l’esperienza personale, le contraddizioni, le dicotomie, le interconnessioni, la mappatura, il passato, il presente e il futuro. Penso che molti artisti siano di ispirazione per ciò in cui credono, quello che dicono, creano o vivono. Detto ciò, non guardo ad altri artisti per trovare ispirazione nelle mie creazioni, ma per essere motivato a diventare un artista e un essere umano migliore. Per citare alcuni artisti che stimo molto, Gina Adams, Rena Detrixhe, El Anatsui, Andy Goldsworthy, Lenore Tawney, Cannupa Hanska Luger e Tanya Aguiñiga.
Puoi parlarci delle tue opere esposte alla mostra Biocentric Interconnectedness nel 2018?
Le opere singole in Biocentric Interconnectedness non sono individualmente importanti. Diventavano importanti nel loro insieme. La mostra è arrivata alla fine di un mese e mezzo di residenza svolta alla Bard Graduate Center Gallery di Manhattan, NY. Sono stato ospitato dal Textile Arts Center. E’ stato fatto tutto sul posto, compresi i lavori sul muro, il mio vestito, l’installazione; tutto in quel mese e mezzo. Ho realizzato singolarmente la maggior parte dei tessuti, ma alcuni di essi sono stati tessuti dai visitatori venuti a visitare la galleria. Ho invitato i visitatori a sperimentare il processo di tessitura a tensione e chi era interessato ha partecipato alla realizzazione dell’installazione, favorendo così il concetto di interconnessione.
Una volta terminata l’installazione a parete, la conclusione della mia residenza è stata catturata in una performance partecipativa a tempo. Ho adornato il mio corpo con un abito di canapa che copriva una grande percentuale della mia pelle, ma che la lasciava comunque intravedere. Stavo creando un essere che incarnava una miscela armoniosa tra l’uomo e la Terra. L’inizio della performance è stato segnato da me che occupavo un telaio a tensione legato alla parete di fronte all’installazione tessuta. Il telaio a tensione è una creazione terrestre iniziata dall’uomo che ha portato allo sviluppo della specie. Ha anche contribuito a mantenere vivo il rapporto uomo-Terra, anzi lo ha approfondito. Sono rimasto seduto al telaio a tensione per due ore. I visitatori sono stati invitati a prendere un capo dall’installazione tessuta e a legarlo al telaio a tensione. Con il contributo di un numero sempre maggiore di persone, si è cominciata a creare una rete complessa. Ho voluto rappresentare visivamente l’energia che intrinsecamente mettiamo nel mondo dell’interconnessione ogni momento di ogni giorno. L’impatto delle nostre decisioni e azioni può sembrare piccolo e insignificante. Quando invece concentriamo le nostre energie creiamo un impatto enorme. Dopo essere stato seduto per due ore, i fili legati al telaio erano innumerevoli. Sono uscito dal telaio, che senza essere abitato sarebbe caduto a terra senza vita. Tuttavia, grazie alle offerte collettive di tutti, il telaio è rimasto in sospensione, offrendo una visuale dello sforzo interconnesso. La speranza era quella di creare uno spazio che metaforicamente e letteralmente presentasse in modo positivo un esempio reale di interconnessione biocentrica nel mondo. Sono felice di poter dire di esserci riuscito.
La tua opera Protection: Sacrifice di cosa parla? Come è nata e da cosa è ispirata?
E’ stata la seconda opera che ho realizzato in una nuova direzione. Ho approfondito la mappatura, la storia familiare e i misteri della discendenza attraverso l’uso di materiali e forme naturali combinati con l’astrazione geometrica umanizzata. Un giorno stavo parlando con i miei nonni e mia nonna ha menzionato uno dei nostri antenati, Affadilla Deaver. Affadilla era una conducente della ferrovia sotterranea, che portava gli schiavi verso la libertà su al Nord. Sono stato così ispirato dal suo impegno nell’aiutare gli esseri umani a perseguire la vita e la libertà, mentre lei stessa rischiava la sua nel processo. Questa per me è la forma più vera di moralità, bellezza e altruismo. Abbiamo un gran bisogno di questo al mondo.
“Protection:Sacrifice”, copyright Neil Goss
Puoi spiegarmi cosa intendi quando dici “Il mio lavoro può essere conservato, certo, ma possiede il desiderio di essere effimero”?
Durante gli studi all’università, quando mi stavo perfezionando sui materiali e sui processi per renderli meno tossici, ho visto molti dei miei compagni gettare i progetti nella spazzatura dopo aver ricevuto il voto. Mi ha fatto pensare a cosa succederà a tutte queste cose che creo da artista una volta che morirò o che lasceranno il mio possesso. Perché si desidera che l’arte sia permanente e viva per sempre? Mi sono chiesto per quale motivo le mie creazioni artistiche e terapeutiche rimarranno bellissimi pezzi di robaccia tossica che continueranno ad esistere nel paesaggio naturale molto al di là del mio tempo o del tempo della specie umana? La mentalità archivistica della creazione è fondata sull’ego. Ho scelto di percorrere la strada dell’uso di materiali offerti dalla Terra e di quelli che capisco e replicano il processo di nascita, vita e morte.
Porterò un esempio di qualcosa che è intrinsecamente effimero ma che può essere conservato a lungo nel futuro. Anni fa tenevo una conferenza in un giardino di tintura naturale che ho realizzato. Parlavo delle piante autoctone che avevo piantato per uso e ricerca. Una visitatrice mi ha chiesto perché non avevo piantato la fitolacca. Avevo due risposte. Una era che la pianta è altamente invasiva e si trova facilmente in tutto il paesaggio locale del Kansas. La seconda risposta era che i suoi frutti rossi danno un colore sorprendente, ma che il risultato è un colorante molto sfuggente ed effimero se esposto alla luce e al lavaggio. Lei mi ha detto: “…ma ho della carta che ho tinto più di dieci anni fa e che è ancora molto satura”. Stranamente la teneva in macchina e me l’ha portata per mostrarmela dopo la nostra conversazione. Aveva ragione, quella carta era satura di un rosso/rosa che si può ottenere da quel tipo di pianta. Le ho chiesto dove l’aveva tenuta negli ultimi dieci anni e lei mi ha risposto che era stata conservata in un cassetto. In quel cassetto, il pezzo di carta non ha mai visto la luce del giorno che danneggia il colore, né è mai stato lavato, il che indebolisce ulteriormente la solidità del colore. Il punto è che lei è riuscita a dare a quell’oggetto una vita dieci volte più lunga di quella che avrebbe dovuto avere grazie alle tattiche di cura e conservazione utilizzate. Il mio lavoro è creato per morire durante la mia vita o non molto tempo dopo. Tuttavia, se qualcuno si prende cura di qualcosa e la ama abbastanza, può farlo durare per le generazioni a venire. La mia speranza principale come artista e come essere umano è di ispirare la Terra e gli uomini abbastanza da far sì che le storie su ciò che ho fatto o detto vivano per sempre. Il mio lavoro non ha bisogno di vivere per sempre, questo non è importante. Ciò che conta è l’impatto o il risultato finale di un’idea, un intento, un’esperienza, una storia o una creazione.
Secondo te qual è la relazione fra arte e artigianato? Quanto sono importanti le tecniche di artigianato per te e che ruolo svolgono nella creazione delle tue opere?
Adoro parlare di questo. Sono incredibilmente appassionato di questo argomento. È un rapporto che ha un sistema di radici profondo, complesso e versatile come una pianta perenne. Ho visto opere di “arte” stupefacenti che altro non erano che “artigianato”. Allo stesso modo ho visto opere di “artigianato” incredibili che potevano essere solo “arte”. Per me c’è una separazione tra arte e artigianato. Per non divagare troppo a lungo, secondo me si riduce a una sola cosa. Un concetto. Perché qualcosa sia arte, deve esserci un concetto. Un’idea, un intento o un’offerta di cambiamento sociale che stimoli o provochi un pensiero che porti a un’illuminazione dell’interconnessione che esiste all’interno di questa folle realtà che viviamo insieme e che contemporaneamente esiste in altre realtà.
Le tecniche di artigianato hanno una profonda importanza nel lavoro, nei concetti e nelle intenzioni di un artista. Senza di esse, non potrei essere l’artista e l’essere umano che sono oggi. Le tecniche di artigianato sono sempre utilizzate nella creazione delle mie opere e molte volte sono alla base dei miei concetti e delle mie intenzioni. Cerco di rendere omaggio ai processi artigianali con tutto quello che creo.
A cosa stai lavorando in questi giorni? Vuoi parlarci dei tuoi progetti attuali?
Sono molto impegnato in questo periodo, come sempre. Lavoro in una fabbrica di fibre, Echo View, a Weaverville, NC, e sto imparando molto sui macchinari tessili e sulla lavorazione delle fibre proteiche. Lavorare con le macchine influenza notevolmente una nuova direzione e una nuova linea creativa, se si considerano tutte le singole parti in movimento e come se una è spenta, l’intero sistema ne soffre. Lavorare in questo stabilimento ha avuto una forte influenza e non vedo l’ora di vedere cosa porterà il futuro. Sono in grado di sperimentare la realizzazione dei miei filati e sono entusiasta di questa nuova impresa.
Attualmente sto ristudiando e focalizzando le mie intenzioni come artista, artigiano e maker. Ho lavorato più in piccolo di quanto non abbia mai fatto a causa della mia attuale situazione in studio. Questo mi permette di sperimentare di più e di prepararmi per alcune prossime installazioni e proposte di mostre. È stato un periodo di ricostruzione per me, dopo la folle transizione degli ultimi anni. Sono nel paradiso dei processi artigianali qui ad Asheville ed è stato un posto molto bello dove fermarsi e riaccendere un fuoco che non si è mai spento.