Focus On

Intervista a Baingio Cuccu e Anna Rita Punzo, curatori di INVENTARIO20

English (Inglese)

Fino al 14 Novembre al Museo MURATS di Samugheo è visitabile INVENTARIO20 – Biennale di Fiber Art della Sardegna, seconda edizione di una manifestazione che propone al pubblico un confronto tra le diverse forme espressive e le molte anime della ricerca artistica legata al filo ed al mondo tessile. Tra protagonisti storicizzati e giovani artisti, i curatori Baingio Cuccu e Anna Rita Punzo offrono al pubblico uno spaccato sfaccettato ed esaustivo del panorama della Fiber Art dell’isola. Ho chiesto proprio a loro di raccontarmi passato, presente e futuro di questo progetto coraggioso.

Courtesy MURATS – Museo Unico Regionale Arte Tessile Sarda

Come è nata l’idea di una Biennale di Fiber Art della Sardegna?

Anna Rita Punzo: In Sardegna il pragmatismo dell’antico artigianato tessile, con il suo ricco corredo di linguaggi allegorici, metaforici e figurativi, è confluito nell’ambito artistico sottoforma di flusso dinamico ed eterogeneo di energie ed esiti originali cui è stato riservato da subito un posto stabile e di rilievo all’interno di musei, mostre e progetti espositivi regionali, nazionali e internazionali; lo stesso MURATS nel corso degli anni ha dedicato ampio spazio a questa corrente espressiva e ai lavori degli artisti che hanno improntato la propria ricerca o parte di essa sulla traduzione sintetico-concettuale e la manipolazione creativa di scampoli, tessuti, ricami, fibre ecc… Abbiamo dunque sentito l’esigenza di tracciare i fili di un discorso univoco e al contempo poliedrico volto a definire matrice, evoluzione e orizzonti di una corrente artistica che pur traendo linfa vitale dall’eredità ancestrale della tradizione regionale, si è dimostrata capace di raccontare e rappresentare le identità sociali e antropologiche contemporanee con vivida forza innovatrice. Ha preso così avvio un lavoro di ricerca, recupero, scoperta e mappatura delle opere realizzate da maestri, precursori e nuove generazioni di artisti, rivelatosi talmente ampio, complesso ed eclettico da richiedere un progetto altrettanto elaborato: un appuntamento biennale, corredato di relativo catalogo, volto a seguire le innumerevoli strade tracciate, percorse e in divenire delle principali manifestazioni regionali della Fiber-art. Il Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda (MURATS) di Samugheo, luogo deputato a custodire e valorizzare i preziosi manufatti della tradizione antica, era la realtà culturale più idonea per organizzare e farsi promotrice di questa manifestazione perché capace di evidenziare parallelismi e affinità tra passato e presente e di favorire un confronto dialogico con gli artisti e tra gli artisti, assumendo i tratti di un forum aperto alle collaborazioni, alle sperimentazioni e proiettato verso il futuro. La prima edizione di INVENTARIO 20 è stata realizzata nel 2019, in concomitanza con i 100 anni dalla nascita di Maria Lai, che abbiamo omaggiato aprendo il percorso espositivo con una sua opera, scelta per il titolo fortemente evocativo: Casa delle janas (Le fate operose).

Courtesy MURATS – Museo Unico Regionale Arte Tessile Sarda

Quali sono gli obbiettivi di questa manifestazione?

Anna Rita Punzo: Potremmo riassumere gli obiettivi che ci siamo preposti di raggiungere attraverso questo progetto, ancora giovane e pertanto in costante e veloce evoluzione, in 4 punti fondamentali: primo, riscoprire opere edite e inedite, note o poco conosciute, esito delle sperimentazioni e delle ricerche condotte dagli artisti sardi che per primi si sono confrontati con filo, fibra, polpa e materia tessile di origine naturale e fattura sintetica, anche attraverso le molteplici e polisemiche declinazioni concettuali, virtuali e performative del loro impiego; secondo, evidenziare caratteristiche, ispirazioni, forme e modi delle odierne espressioni della Fiber-art in Sardegna, la cui natura eterogenea è costantemente arricchita da ibridazioni con linguaggi afferenti alla fotografia, alla pittura, al design etc.; terzo, presentare, promuovere e valorizzare il lavoro di giovani talenti e, quarto, creare e incentivare reti e collaborazioni con enti e realtà culturali extraregionali, al fine di superare le problematiche legate all’insularità e proiettare le esperienze nate e maturate in Sardegna in contesti artistici nazionali e internazionali.

Come vengono selezionati gli artisti?

Baingio Cuccu: Per quanto riguarda la prima edizione abbiamo cercato di coprire un arco di tempo più ampio possibile invitando artisti di tutte le generazioni. Questa formula è stata ripetuta anche nella seconda edizione, nella quale però, abbiamo diminuito il numero degli invitati. La ricerca dura per i due anni che separano una edizione dall’altra, si parte da un numero base di artisti già noti, e di cui conosciamo sostanzialmente i lavori, ai quali si aggiungono, attraverso ricerche per mostre, eventi, studenti e social nuovi nomi soprattutto tra le generazioni più giovani.

C’è poi un omaggio che viene fatto ad un artista non più in vita, nella prima è stato per Maria Lai e nella seconda per Giuliana Fanelli.

Courtesy MURATS – Museo Unico Regionale Arte Tessile Sarda

Il MURATS ha da poco inaugurato la seconda edizione. Quali sono le differenze – se ci sono – rispetto all’edizione precedente?

Baingio Cuccu: Abbiamo fatto una scelta diversa per quanto riguarda il numero, se per la prima siamo arrivati a circa 40 nomi nella seconda abbiamo preferito fermarci a 25, questo per due motivi principali: il primo perché con la prima volevamo evidenziare il fatto che esistono tanti artisti che hanno lavorato (anche inconsciamente) e lavorano utilizzando la fiber art, mentre nella seconda abbiamo invitato un numero minore di artisti per concentrarci su opere di grandi dimensioni ed installazioni.

Una doppia curatela è sicuramente una ricchezza per una Biennale poiché consente un confronto su un orizzonte più ampio e da punti di vista differenti. Ci raccontate la vostra esperienza professionale per INVENTARIO20?

Baingio Cuccu: La doppia curatela può avere dei risvolti imprevisti soprattutto quando si tratta di collettive, se da una parte il lavoro può essere “diviso” e quindi facilitato, dall’altra si corre il rischio di avere differenti visioni sulla scelta soprattutto degli artisti e dei loro lavori. Pe quanto riguarda il nostro caso tutto questo è facilitato dal fatto che con Anna Rita Punzo ci conosciamo fin dai tempi dell’università e abbiamo una sostanziale visione affine. Ci conosciamo molto bene e quindi conosciamo bene le caratteristiche dell’altro. Nei punti divergenti, che possono sempre sorgere, ci completiamo con la fiducia nelle capacità dell’altro.

Anna Rita Punzo: Conosco Baingio Cuccu da quando eravamo giovani colleghi universitari e ci confrontavamo su interessi, programmi e corsi di studio; quel dialogo non è mai venuto a mancare e negli anni si è trasformato in una solida ed entusiasmante collaborazione professionale che ha portato all’ideazione e co-curatela di diverse mostre; la biennale è l’esito più maturo di questo racconto a due voci animato dalla comune volontà di dar forma a una proposta culturale capace di creare attenzione, curiosità e innestare dibattiti sullo stato e la direzione dell’arte, e specificatamente della Fiber-art, in Sardegna. Per valorizzare il presente e guardare al futuro senza dimenticare il recente passato è indispensabile unire più sguardi, catalizzare energie differenti, esplorare alternative, creare collisioni in grado di produrre forze positive, per questo una co-curatela è un valore aggiunto, soprattutto quando si nutre stima e fiducia nei confronti del collega e del suo lavoro.

Courtesy MURATS – Museo Unico Regionale Arte Tessile Sarda

La Biennale offre indubbiamente una panoramica sulla Fiber Art contemporanea nell’isola. Dal vostro punto di vista qual è lo stato dell’arte oggi?

Baingio Cuccu: Sicuramente in Sardegna c’è sempre nuovo fermento e sempre attenzione per la ricerca artistica anche se il fatto di vivere in un’isola comporta un continuo confronto con una tradizione radicata. Per questo è possibile fare una sorta di classificazioni, c’è chi rimane imprigionato in questa tradizione, chi cerca di rifiutarla quasi come qualcosa di dannoso e rifugge da tutto ciò che lo lega alla Sardegna, perdendo così il “filo” della storia e chi, invece, riesce a fare una sintesi fruttuosa uscendo dalla banalità didascalica e concretizzando uno sguardo trasversale su ciò che è l’isola e cioè che sta al di fuori. Questi ultimi riescono a realizzare una ricerca che diventa identificabile con l’ambito sardo ma al contempo internazionale.

Anna Rita Punzo: È noto che l’origine dell’espressione “Lo stato dell’arte” sia la locuzione in lingua inglese “State of the art”; ebbene mi sento di rispondere alla domanda ricorrendo a un noto gioco di parole: “State of the heart”, letteralmente “Lo stato del cuore”, per estensione dei sentimenti, delle sensazioni, delle emozioni, delle percezioni dell’animo umano, in una parola della vita. La Fiber-art in Sardegna è sempre più traduzione visiva di narrazioni poetiche, ironiche, irriverenti, talvolta dolorose e dilanianti, dense di connotazioni socio-culturali, nate dalla necessità di raccontarsi e raccontare la società odierna, nella micro dimensione biografica/autobiografica e nella macrorealtà collettiva. Gli esiti artistici possono conciliare tecniche ed espressioni della cultura tradizionale con processi di astrazione e semplificazione concettuale che valorizzano e/o assecondando le materie, oppure ne stravolgono le proprietà intrinseche con modalità sempre più coraggiose e audaci.

Courtesy MURATS – Museo Unico Regionale Arte Tessile Sarda

La Sardegna ha infatti un patrimonio tradizionale legato al tessile importante. Ritenete che questo possa essere talvolta ingombrante per i giovani artisti sardi che si avvicinano alla Fiber Art?

Baingio Cuccu: Esatto, la tradizione tessile è complessa, capillare e insita nell’immaginario produttivo della società sarda. Tutti hanno ben presente la lavorazione al telaio svolta dalle nostre nonne, e anche chi non ha potuto avere questo tipo di esperienza diretta ha subito questa sorta di “presenza” che si riverbera anche nella produzione artistica. Soprattutto per i giovani è quasi naturale confrontarsi con questa tradizione che non rimane relegata alla produzione fisica ma che sconfina anche in un retaggio immateriale come quello della simbologia

Anna Rita Punzo: Più che ingombrante direi stimolante, capace di instillare nuove e ardite ricerche e al contempo fonte di ispirazione, di nutrimento per la sperimentazione, la rilettura, la riformulazione in chiave contemporanea di tecniche antiche e apparati iconografici tradizionali. I giovani artisti non cedono al lusinghiero fascino esercitato dalla possibilità di abbandonarsi a banali stereotipizzazioni e leziosi citazionismi del prezioso comparto tessile regionale perché sono consapevoli dell’importante testimone ricevuto e lo onorano dedicandosi con impegno al lavoro, alla ricerca, alla commistione di saperi. Sono piante dall’alta chioma, scrutano l’orizzonte, guardano oltre, altrove, ma le radici affondano nella terra da cui traggono nutrimento per il proprio fare artistico.

Courtesy MURATS – Museo Unico Regionale Arte Tessile Sarda

Quale riscontro ha la Biennale presso il pubblico e gli addetti ai lavori non solo nell’isola ma a livello nazionale ed internazionale? È – o può diventare – un veicolo importante per dare visibilità ed opportunità, ad esempio alla sperimentazione in questo ambito degli artisti più giovani?

Baingio Cuccu: È un appuntamento che da subito ha destato interesse in quanto evento inedito nella nostra Isola ma che ha, come già accennato in precedenza, grandi potenzialità per via del sostrato dovuto alla nostra tradizione tessile. La richiesta che spesso ci viene rivolta dagli addetti dei lavori, regionali e nazionali, è la possibilità di avere il catalogo, cosa che è prevista nella realizzazione dei progetti. Questo aspetto ci fa capire che siamo sulla strada giusta per far diventare INVENTARIO 20 un appuntamento atteso e desiderato.

Quali sono i progetti futuri per la Biennale?

Anna Rita Punzo: La terza tappa di questo percorso di ricerca e mappatura sarà riservata alle nuove generazioni e ai talenti emergenti del territorio regionale che si stanno dedicando e/o stanno iniziando a esplorare le infinite possibilità interpretative della Fiber-art. Già nel 2019 e adesso per la seconda edizione, abbiamo dato ampio spazio ai giovani artisti sardi, realizzando percorsi espositivi che ponevano in dialogo le loro creazioni con opere di maestri e personalità affermate in ambito nazionale e internazionale; con l’edizione 2023 l’intera narrazione sarà prevalentemente appannaggio della creatività emergente. La terza biennale intende dunque intercettare, dare voce e farsi cassa di risonanza di visioni, energie, proiezioni e progettualità dell’arte di domani e al contempo fornire strumenti di crescita, dialogo e confronto attraverso l’organizzazione di laboratori, workshop e incontri volti a tessere legami, creare sinergie e collaborazioni intergenerazionali.

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.