Interviste

Intervista a Carolina Yrarrázaval

English (Inglese)

*“Huincha Tapicero-detail”, 2002, weaving, hemp and linen, 190 x 66 cm, ph cr. Patricia Novoa, copyright Carolina Yrarrázaval

Carolina Yrarrázaval, originaria di Santiago, classe 1960, si è formata presso la Facoltà di Belle Arti dell’Università del Cile.

I suoi arazzi, in cui predominano le tonalità cromatiche scure con sovrapposizioni di rosso e arancione insieme all’eleganza essenziale di fibre vegetali come la juta, la seta, il cotone, la canapa e il lino, sono il frutto di una continua attività di ricerca sulle tecniche di tessitura di antiche culture come quella precolombiana e giapponese a cui l’artista si ispira creando astrazioni tessili dall’estetica raffinata, sobria e rigorosa.

Le sue opere sono state esposte in numerosi musei e gallerie d’arte tra cui il Museo d’Arte Contemporanea di Santiago, Cile; Museo Nazionale di Belle Arti, Santiago, Cile; Interamerican Bank Gallery, Washington, DC; Museo delle Arti Precolombiane, Santiago, Cile; Triennale Internazionale degli Arazzi, Lódz´, Polonia; Galleria del consolato cileno, New York, New York.

http://www.yrarrazaval.com/

El Abrazo”, 2019, weaving, jute and linen, 125 x 35 cm, ph cr. Patricia Novoa, copyright Carolina Yrarrázaval

Come è nata la tua passione per la tessitura?

Fin dall’infanzia, ho sentito una grande attrazione verso i materiali tessili. Era qualcosa di naturale per me. Più tardi, quando ho iniziato i miei studi artistici all’università, ho scoperto un magnifico laboratorio tessile dove ho intravisto la possibilità di sviluppare quel forte desiderio creativo. Mi si stava aprendo un nuovo mondo.

 “Camino Sinuoso”, 2019, weaving, linen, silk, 20 x 30 cm, ph cr. Tom Grotta, copyright Carolina Yrarrázaval

I tuoi arazzi hanno una forte connotazione minimalista e contemporanea, ma allo stesso tempo parlano dell’eredità del passato. Quali culture e tradizioni influenzano il tuo lavoro?

Mi nutro di tutte quelle culture che mantengono la loro antica tradizione tessile. L’Africa, l’India e il Giappone, con la loro bella estetica, mi attraggono profondamente. Soprattutto anche i tessuti andini per la loro delicatezza e austerità che mi hanno colpito fin dalla giovane età e da allora hanno influenzato il mio lavoro. Sono stata in grado di contemplare una natura montuosa bella e forte, piena di colori e ombre minerali. Tessuti sublimi sono nati in mezzo alla precarietà e con tecniche sorprendentemente complesse.

“Seda y Rafia”, 2015, weaving, linen, silk, rafia, 58 x 65 cm, ph cr. Patricia Novoa, copyright Carolina Yrarrázaval

“Seda y Rafia”, detail, 2015, weaving, linen, silk, rafia, 58 x 65 cm, ph cr. Patricia Novoa, copyright Carolina Yrarrázaval

“Oleadas de Recuerdos” è uno dei tuoi lavori più recenti. Come è nato?

Ho sentito a lungo il bisogno di tessere a strati. Strati di tessuto che si sovrappongono, come ricordi che vanno e vengono. Come le onde del mare che si susseguono una dopo l’altra provocando un movimento costante e senza fine.

“Oleadas de Recuerdos”, 2019, weaving, jute, 140 x 78 cm, ph cr. Patricia Novoa, copyright Carolina Yrarrázaval

Densamente tattili, sobri, rigorosi, equilibrati e raffinati. Dalle tue opere traspare una intensa attività di ricerca sulla sensorialità dei materiali. Ce ne puoi parlare?

Quando mi sono imbattuta nelle fibre vegetali ero curiosa, le percepivo più difficili da lavorare, meno docili. Ho scoperto presto che avevano un carattere forte, e mi interessava la sfida di scoprire la loro anima e poter dialogare con loro. All’inizio ho cercato di maneggiarli, di padroneggiarli fino a quando ho imparato dai giapponesi qual è la bellezza dell’imperfezione. Umiltà davanti alla materia per instaurare un dialogo vero ed egualitario. Da allora è stato un dare e avere con molti materiali come lino, canapa, juta… Materiali che mi fanno venire voglia di toccarli e tessere. Faccio del mio meglio con loro e mi hanno sempre fornito una certa complicità che mi commuove.

“Gran Shibori”, 1999, Shibori, Jute, 400 x 100 cm, ph cr. Patricia Novoa, copyright Carolina Yrarrázaval

Guardando a ritroso nel passato, come senti che è cambiato il tuo lavoro dagli inizi ad oggi? Ritieni che ci siano significative differenze estetiche o concettuali tra i primi lavori e quelli più recenti?

Il concetto non è mai stato presente nel mio sviluppo creativo. Tutto è stato focalizzato sul sentimento. All’inizio, ho iniziato con composizioni un po’ geometriche, sperimentando, con il design e l’uso del colore. Erano lavori più rigidi. È stata una fase in cui ho cercato di padroneggiare la tecnica e il materiale.Abbiamo una formazione molto strutturata in tutto nella vita, soprattutto nell’arte della tessitura al telaio, che ha una struttura dove si costruisce ciò che si sta creando. È impegnativo rompere quel verticale-orizzontale. La sorpresa è stata quando mi sono permessa la libertà di abbattere le strutture, e ho cominciato a percepire una nuova bellezza. La bellezza dell’imperfezione.

“Huincha Tapicero”, 2002, weaving, hemp and linen, 190 x 66 cm, ph cr. Patricia Novoa, copyright Carolina Yrarrázaval

L’ispirazione si aspetta o si va a cercare? Cosa ne pensi? Qual è la tua esperienza?

Non direi che la cerco o la trovo, semplicemente scorre in modo naturale. Non c’è né messaggio né interpretazione. Questa semplificazione e libertà dai vincoli concettuali si combinano per rivelare un linguaggio che evoca altre impressioni, come il vuoto e il bisogno di austerità alla ricerca dell’essenziale, del silenzio e della solitudine. È un bisogno creativo che vive dentro di me. Una necessità fondamentale, come respirare…

“Nostalgia”, 2019, Weaving, Jute and linen, 135 x 62 cm, ph cr. Patricia Novoa, copyright Carolina Yrarrázaval

Secondo te, quale è oggi lo spazio che l’arte tessile ha nel più ampio settore delle Arti Contemporanee? L’arte tessile è riuscita a conquistare il diritto di non essere più considerata un’arte minore? 

Penso che da tempo si possa dire che ci sono grandi artisti che hanno scelto di svilupparsi basandosi su tecniche e materiali tessili. Sono stati riconosciuti e inseriti in collezioni di musei, gallerie e biennali d’arte. Questo è indubbiamente in aumento.

Un Líder”, 2013, weaving, linen, jute, paper, 200 x 80 cm, ph cr. Patricia Novoa, copyright Carolina Yrarrázaval

Un Líder”, detail, 2013, weaving, linen, jute, paper, 200 x 80 cm, ph cr. Patricia Novoa, copyright Carolina Yrarrázaval

Prossimi progetti? A cosa stai lavorando in questo periodo?

Ho scoperto da poco la fibra di cocco, che mi ha aiutato a conoscere e creare nuovi lavori. Nuovi dialoghi. Nuovi amori.

Maria Rosaria Roseo

English version Dopo una laurea in giurisprudenza e un’esperienza come coautrice di testi giuridici, ho scelto di dedicarmi all’attività di famiglia, che mi ha permesso di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari di mamma. Nel 2013, per caso, ho conosciuto il quilting frequentando un corso. La passione per l’arte, soprattutto l’arte contemporanea, mi ha avvicinato sempre di più al settore dell’arte tessile che negli anni è diventata una vera e propria passione. Oggi dedico con entusiasmo parte del mio tempo al progetto di Emanuela D’Amico: ArteMorbida, grazie al quale, posso unire il piacere della scrittura al desiderio di contribuire, insieme a preziose collaborazioni, alla diffusione della conoscenza delle arti tessili e di raccontarne passato e presente attraverso gli occhi di alcuni dei più noti artisti tessili del panorama italiano e internazionale.