Interviste

INTERVISTA A KELLY CHUNING

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Sessismo e sessualità, identità, genere: La ricerca di Kelly Chuning è incentrata su questi temi. Nata nel 1997 nella California del Sud e cresciuta nello Utah, Kelly Chuning è un’artista interdisciplinare birazziale Latinx che vive nel nord-ovest del Montana. Nel 2020 ha ricevuto il suo BFA in Studio Arts dalla Southern Utah University. Il lavoro di Chuning è stato esposto in mostre collettive a livello nazionale e internazionale, in particolare ha lavorato con la Jonathan Ferrara Gallery di New Orleans e la Field Projects Gallery di New York City. Il suo lavoro è stato anche pubblicato in molte riviste. Le sue opere fanno parte della collezione permanente del Southern Utah Museum of Art e della collezione della mostra Gala Awards.

Chuning Kelly, Installation View. Copyright Chuning Kelly

La parola – il linguaggio – è alla base della tua pratica artistica. Perché hai scelto proprio la fibra, il tessuto e l’arte tessile per esprimerti?

La tecnica del feltro, usata comunemente per realizzare oggetti di piccolo formato, è sempre stata considerata un’attività artigianale domestica e femminile. Io sono interessata ad estenderne il raggio d’azione oltre le dimensioni domestiche. Creare grandi pezzi di lana mi permette di dominare qualsiasi spazio in cui il mio lavoro viene esposto. Eseguo le mie opere di grandi dimensioni in modo che lo spettatore debba riconoscerne la presenza e le parole che ci sono scritte.

Quali sono i temi sui quali si concentra la tua ricerca artistica?

Il mio lavoro indaga la sessualità e l’influenza della discriminazione sessuale verbale ed emotiva sull’identità. Mi interessa la discordanza tra memoria e materiale e come da ciò dipenda l’idea che percepiamo di soggettività.

Cos’è l’identità per Kelly Chuning?

L’identità è l’essenza di un individuo; è il bene e il male. È dove risiede la nostra umanità, dove si trova il nostro senso di comunità e il nostro scopo.

In che modo e in che misura sono autobiografiche le tue opere?

Considero tutto il mio lavoro autobiografico. Ogni opera nasce da un evento della mia vita, da un incontro con amici, familiari, estranei e persino con me stessa. Il mio lavoro è la mia vita, in questo credo fermamente. Una volta mi è stato detto: “non fare arte che sia personale”; mi piace dimostrare ogni giorno che questa affermazione era sbagliata.

Chuning Kelly, WOMB. Copyright Chuning Kelly

Viviamo in società che sono e diventeranno sempre più multiculturali. Come si colloca la tua pratica artistica rispetto alle istanze e alle conflittualità della contemporaneità e del futuro? Qual è il ruolo dell’arte e dell’artista, secondo te, nell’ambito della società e della comunità in cui vive ed opera?

Non sono cresciuta in una famiglia orgogliosa di essere messicano-americana. La mia famiglia ha cercato di conformarsi il più possibile, con mia nana (slang messicano per nonna) che diceva chiaramente: “Mija (slang messicano per figlia) non siamo messicani, siamo americani”.
Sento che il mio lavoro attuale non rappresenta ancora questo lato di me. Negli sviluppi futuri della mia pratica, intendo trovare un collegamento tra il lavoro che faccio sull’esperienza femminile e la mia esperienza come persona birazziale che vive in America. Vedo la mia identità come una terra di mezzo, uno spazio di scambio culturale. La traiettoria del mio lavoro deve riflettere questo aspetto attraverso l’uso della fibra e del linguaggio, che vanno di pari passo l’uno con l’altro. Come veicoli di espressione, il loro uso è a cavallo tra i concetti di razza, genere, cultura e ricchezza. Sono universalmente indossati e utilizzati, non importa il background di una persona. Hanno aperto la strada alla civiltà e all’industria – sia “buona” che “cattiva” – e credo che possano essere uno strumento di guarigione e di cambiamento. Penso che dipenda totalmente dall’artista la scelta di usare il proprio lavoro come mezzo per confrontarsi con temi sociali e culturali, ma per quanto mi riguarda, il mio lavoro affronterà sempre temi sociali o culturali in qualche modo.

Chuning Kelly, STRAPPY NO-SHOW CHEEKSTER 01. Copyright Chuning Kelly

Qual è la genesi dei tuoi progetti – come nascono e come prendono forma?

Ogni pezzo nasce da frasi del mio diario o dagli appunti sul mio iPhone. Voglio che il mio lavoro sia onesto e penso che sia importante comprendere che le parole che sto infeltrendo nella lana mi sono state effettivamente dette in vari momenti della mia vita. Non mi invento delle parole e non uso le esperienze di altre donne. È importante mantenere il mio lavoro autentico e legato alla mia esperienza personale.

Come si relaziona il pubblico alle tue opere? Qual è la sua reazione ed il suo riscontro al tuo lavoro?

Anche se considero il mio lavoro autobiografico, le parole che infeltrisco nella lana non sono state dette solo a me, ma anche a molte altre donne, voglio evidenziare le esperienze collettive delle donne. In definitiva, voglio che le persone pensino alle parole che dicono e al potere che detengono, iniziando un discorso più ampio sul linguaggio e i suoi effetti sull’identità.

A cosa stai lavorando in questo momento? Hai un progetto cui vorresti poter lavorare e che ancora non ti è stato possibile realizzare?

Lavorerò sempre sui pezzi della serie ‘It’s All Just Talk’, perché ho intenzione di continuare questo corpo di lavoro per tutta la vita, ma sto anche lavorando su una serie intitolata ‘These thoughts, I carry’ attraverso la quale sto mettendo in discussione il dialogo interno che circonda la mia identità e la discriminazione sessuale che ho interiorizzato. Sono pezzi di feltro grigio su larga scala con scritte bianche. In risposta a quale lavoro vorrei fare, che non sono ancora riuscita a fare, mi piacerebbe creare un’installazione permanente dove infeltrire un’intera parete o un’intera stanza.

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.