Intervista a Sofia Masciotta

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Ricerca, sperimentazione, smart-material, sostenibilità: sono solo alcuni dei punti di incontro tra il lavoro di Sofia Masciotta, giovane stilista, e la galleria Amy-d Arte, da anni impegnata in progetti innovativi che coniugano l’Arte contemporanea con altre discipline in una fluidità tipica della modernità, del nostro tempo.

L’abbiamo intervistata in occasione della mostra Ephyra che ha sancito l’inizio della loro collaborazione.

Copyright Amy-d Arte gallery

Ephyra è un progetto creato per la moda e diventato una mostra d’arte contemporanea. Mi racconti come è nato e si è sviluppato?

Il progetto Ephyra nasce da un’apparizione; quella immersiva all’ Oceanario di Lisbona nel 2019 tra le meduse e le loro movenze eleganti e fluttuanti grazie all’evanescenza della trasparenza. E’ stata una sorta di folgorazione. La collezione Ephyra, forma embrionale delle meduse, è fortemente identitaria e liquida come lo è la nostra società attuale. Una sorta di stadio di mezzo in cui Tutto diventa e si trasforma come nella seconda legge della termodinamica; quella sull’entropia.

La mia ricerca si è concentrata sulla specie mediterranea Turritopsis dohrnii all’interno della quale sembrerebbe si nasconda il segreto dell’immortalità. Questa medusa ha trovato il modo di aggirare la morte invertendo il suo ciclo vitale autorigenerando le sue cellule. Questo concetto di autorigenerazione ha spinto la ricerca della collezione verso la sperimentazione di un prodotto, anti convenzionale -bio_materico – con il potere di trasformarsi sempre. Ho così sintetizzato la mia formula in un composto bio che viene soffiato su piazzamenti di tulle creando una texture reticolare emblema di tutta la collezione. Per le forme degli abiti l’ispirazione arriva dalle foto di Zena Holloway, con i suoi scatti subacquei, ritraendo abiti immersi nell’acqua in connubio con le forme organiche delle meduse.

L’incontro con la galleria di ricerca milanese AMY D Arte Spazio ha dell’incredibile.

Non conoscevo la loro realtà e neppure la loro capacità di indagare smart-material di nuova generazione, missione che seguono dal 2013. Anche dall’incontro telefonico con la gallerista Anna d’Ambrosio non avevo compreso il motivo del loro interesse verso le mie realizzazioni. Ci siamo accordate per visionare gli scarti di collezione e anche questo era strano per me. È stato il nostro incontro in galleria e la modalità altra di mostrare le mie creazioni che mi hanno convinta dell’esistenza di connubi possibili e potenti tra realizzazione stilistica e creazione estetica in arte. Vedere le mie pillole collection diventare Altro sui muri della galleria è stato fantastico e rigoroso allo stesso tempo. Non c’era stata mistificazione di senso perché i miei abiti e gli scarti-membrana fluttuavano e trasformavano lo spazio simbioticamente, proprio come li avevo creati. Erano però diventati abiti -scultura.

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Quanto è importante nella tua ricerca la sperimentazione dei materiali?

Ho sempre pensato che nuovi materiali e una giusta ricerca di questi potesse fare la differenza di un capo.  In questa collezione ho voluto sperimentare e creare un materiale nuovo e sperimentale.

“Ephyra” rappresenta una rinascita, volta a trasmettere un nuovo modo di produrre e affrontare la sostenibilità. Mi sono quindi avventurata verso il modo delle biomaterie, con una lunga sperimentazione di vari elementi sono arrivata al composto di (acqua, gelatina, glicerina e cera d’api) che con l’aggiunta di un pizzico di sapone e l’aiuto di una cannuccia viene soffiato su piazzamenti di tulle lasciando una texture reticolare emblema di tutta la collezione. Il risultato; una stampa biomaterica leggera ma croccante allo stesso tempo, lucida, luminosa e con volumi come le onde del mare. Totalmente idrosolubile a impatto zero per un concetto di moda all’insegna della sostenibilità ambientale in un’economia circolare.

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Natura, moda e arte: come si declinano questi tre elementi in questo tuo progetto?

In questo progetto la natura incontra la moda e si fondono creando Arte e dando vita alla collezione.

Ho voluto pensare ad abiti che non si limitassero a vestire un corpo ma entrassero a far parte di esso, quasi a fondersi e diventare parte integrante del corpo eliminando l’inizio e la fine l’uno dell’alto. Proprio per questo gli abiti sono stati realizzati con body nude. La biomateria inoltre rende il tessuto compatto, quindi ogni taglio, ogni orlo, è stato lasciato tagliato a vivo con un motivo al pari di un pizzo.

L’abito deve completare, arricchire e unirsi al corpo fondendo questi tre poli moda, natura e arte. Infatti come disse Alexander McQueen “Non esiste miglior designer della natura”.

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Quali prospettive e progetti nel futuro immediato?

Al momento mi sto concentrando sul mio percorso per il quale mi sono laureata e che è tuttora il mio sogno, la mia passione. Vorrei accumulare esperienza per poter un domani aprire un mio Brand sperimentale che si distingua dal resto del mercato per una ricerca innovativa e sostenibile.

Con la galleria Amy d Arte Spazio abbiamo un progetto espositivo che si realizzerà ad ottobre con la partecipazione all’edizione 2023 del Festival Della Scienza a Genova dove la parola chiave sarà IMPRONTE. Un’esposizione corale con partners artistici e scientifici come Tor Vergata e sponsorizzazioni tecniche.

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.