Intervista ad Annamaria Atturo
Annamaria Atturo è nata a Fano e si è formata dapprima l’ISA di Urbino e successivamente l’Accademia di Belle Arti tra Roma e Urbino. Le sue opere tessute a mano su telaio a quattro licci, ricamate su tele antiche oppure lavorate in feltro sono state esposte in mostre nazionali ed internazionali. Un suo lavoro esposto all’Imbiancheria del Vajro a Chieri è parte della Collezione Civica di Fiber Art della città. Tra i progetti espositivi cui ha partecipato troviamo anche la Biennale Internazionale di Miniature Tessili di Vilnius, Lituania e Continere, la Triennale Internazionale d’Arte Tessile Contemporanea di Tournai, Belgio. Vive e lavora a Colli al Metauro (PU).

Il segreto dell’oro, 2021, tessitura manuale e doratura, lino, fibra di ginestra, foglia oro, cm 110x70x10. Dettaglio. Ph credits: amaneraphoto
Antico e contemporaneo – le due anime del tuo lavoro. Quanto e cosa c’è dell’uno e dell’altro nel tuo lavoro?
Il mio lavoro tra antico e contemporaneo è un percorso in cui penso alle mie opere come a memorie che assumono nuove forme.
Lavoro esclusivamente a mano utilizzando la tecnica della tessitura su telaio antico a quattro licci, il ricamo e la lavorazione del feltro, nei vari procedimenti osservo i miei gesti e sento nella manualità come la voce di un’anima antica nella quale mi interessano gli aspetti primitivi e le sensazioni che mi suggeriscono. Mi interessa la “materia pura” che nel mio caso sono le fibre naturali e grezze e quanto del loro “mondo antico” possa essere conservato nel mio lavoro, o meglio, quanto il dialogo con questa dimensione arcaica suggerita nell’interiorità si trasformi mediante il processo creativo in nuova idea.
La mia sensibilità per la fibra come sentimento dell’antico e l’interesse per l’arte tessile ha origine in memorie personali e affettive, infatti, la mia formazione è prima di tutto conseguenza di un ambiente familiare di figure femminili legate alle sezioni tessili degli Istituti d’Arte e prima ancora laboratori di ricamo di primo Novecento, un mondo che mi ha segnato profondamente. Motivazioni e influenze che mi hanno spinto a lavorare con tecniche tradizionali come il recupero di un antico merletto completamente dimenticato rielaborato in alcune opere.
Attualmente sto lavorando alla sperimentazione e interazione di alcune opere e studio mediante tecnologie virtuali.
Il segreto dell’oro gioiello 2021, tessitura manuale e doratura, filati, fibra di ginestra, foglia oro, cm 20×50. Ph credits: amaneraphoto
Che cosa significa tessere per te?
Il telaio è sempre stato presente nella mia vita, depositato nei miei ricordi e più in profondità, fin da bambina giocavo con il telaio di mia madre, mi piaceva osservare l’incontro dei fili convergere in infinite variazioni ed equilibri di armature. Sento che per me tessere significa interpretare le emozioni e quando lavoro inizio sempre nel chiedermi cos’è una forma nella sua essenza? Il filo, la fibra e i materiali sono gli elementi di partenza di un punto di vista indefinito, non chiaro, dove il lavoro manuale che tratta la plasticità di un tessuto è un momento di creazione universale, uno stato del pensiero, un impulso intimo che dialoga con l’intreccio e costruisce la forma. Tessere come ricamare o lavorare il feltro è per me ricerca esplorativa nella quale scelgo istintivamente i filati e preferisco fibre che mi suggeriscono sensazioni rurali, a volte le lascio come sono a volte le dipingo, diventano trame materiche che alternano textures contratte o distese, in densità o leggerezza.
Mani senza acqua, 2010, lavorazione del feltro e ricamo a mano, lana autoctona, filati, fibra di ginestra, rame, cm 100x85x25. Dettaglio. Ph credits: Paolo Rosso
Cosa evocano le mani e le impronte che ricorrono in diversi tuoi lavori?
Le impronte delle mani sono gesti simbolici ricamati su feltri di lana e si ispirano alle pitture rupestri dove questi gesti istintivi possono essere interpretati come la necessità dell’uomo di lasciare un segno si sé attraverso l’uso delle proprie mani. Nel 2010 ho esposto Mani senza acqua per “The Climate is Changing” esposizione tenutasi al Museo del Tessuto di Prato, in questa scultura le mani ricamate su un feltro realizzato in lana naturale autoctona e fibra di ginestra rappresentano una riflessione sul tema della desertificazione e sui bisogni fondamentali dell’uomo nelle zone aride. Le impronte di mani come atto simbolico diventano metafora di una condizione umana anche in altre sculture tessili: Disparità crescenti e Ognuno di noi, opere esposte al Concorso Internazionale “ECOARTE”, Museo Archeologico di Anzio (RM) e “Woven world” Centro Culturale di Peruwelz, nell’ambito della Triennale Internazionale d’Arte Tessile di Tuornai in Belgio. Nel 2011 ho realizzato l’ultima scultura di questa serie dal titolo Tradere inteso come andare oltre trasferire da una generazione all’altra. Questa scultura fa parte della Collezione Civica di Fiber Art della Città di Chieri ed è dedicata al recupero di una tecnica di ricamo ad ago, una memoria storica legata alla tradizione tessile del mio territorio. In questo lavoro le impronte ricamate simboleggiano la porta d’accesso di un varco superabile a fatica, dove si compie l’ascolto-incontro-superamento del limite con la materia. Un concetto che vorrei esprimere con parole che cito spesso e amo particolarmente di Giacomo Manzù “La condizione essenziale per la vostra opera è che dal vostro intimo scaturisca un fuoco che investa la materia che non può restare semplicemente tale, perché sotto le vostre mani dovrà sublimarsi in spirito. La concezione plastica non deve essere ispirata da pregiudizi formali ma soltanto dall’amore.”
Tradere, 2011, lavorazione del feltro e ricamo a mano, lana, lino, filati, rame, cm 80x80x19. Ph credits: amaneraphoto
Scegli con cura i materiali che impieghi, preferendo produzioni artigianali e naturali. Come procedi, ad esempio, per realizzare i panni in feltro sui quali intervieni poi con il ricamo?
I materiali che utilizzo mi devono comunicare intensamente qualcosa poiché mi interessa esplorarne le sensazioni. Alcuni, come il lino grezzo e la fibra di ginestra, la lana naturale non trattata e il nailon sono i materiali con i quali ho giocato fin da bambina e nel toccarli riaffiorano sensazioni che mi fanno sentire come legata ad essi da sempre.
Mi affascina la fibra perché è ciò che rimane dopo una trasformazione, mi interessano i materiali che conservano un’energia propria e osservo quanto di essa rimane nella mia ricerca come ricordo di una vita vissuta in precedenza. Mentre lavoro il feltro con le mani mi chiedo come nasce una forma? osservo la lana durante la trasformazione del procedimento tecnico mantenere la sua natura e vitalità materica ricca di anergia inalterata fino ad opera finita. Provo una grande emozione quando lavoro il feltro, mi piace sentire l’odore della lana, è una sensazione che resta nella mia mente anche quando il feltro è terminato, continuo a sentirne l’odore della sua vita precedente. È un materiale primitivo che prende forma e si trasforma per rievocare l’istinto: lavorare il feltro è energia, movimento ed emozione. Nella scultura tessile Eco sono intervenuta su di un feltro con tecniche del ricamo per esprimere un dialogo con la natura dei segni che prendono forma in uno stato d’animo. Un’eco è il ritorno deformato di un suono nel luogo di partenza causato dal suo riflesso contro un ostacolo, così il mio pensiero è riflesso nel mio lavoro.
Eco, 2020, lavorazione del feltro e ricamo a mano, lana, lino, canapa, filati, foglia argento, rame, cm 75x146x9. Ph credits: amaneraphoto
Il ricamo è una delle tecniche che impieghi per le tue opere e che richiede tempo, perizia, attenzione. Quali sono le ragioni all’origine di questa scelta? Quando hai iniziato a ricamare e come hai imparato?
Come detto anche prima le sensazioni legate alle tecniche tessili sono sedimentate nei miei ricordi, da piccola mia nonna mi chiedeva di infilare il filo nella cruna dell’ago poiché a lei sarta non riusciva più, o ricordo i piccoli punti di ricamo insegnati da mia zia. Alcuni aspetti sono naturalmente consci mentre alcune sensazioni sono state depositate sotto il livello della memoria e questo è parte della costituzione dell’inconscio. Il ricamo con la sua dimensione del tempo lontana dai ritmi frenetici quotidiani ci porta in connessione con questa dimensione intima e sensoriale che si manifesta nella lentezza del gesto. In questo senso la percezione tattile di un materiale e la lettura dei suoi segni è un dialogo vero con il materiale che mi apre a una vita simbolica che gioca con l’arte: un gioco meraviglioso e misterioso. Ritrovo il mio rapporto con il tempo e le motivazioni in questa citazione “L’inconscio è atemporale. Non c’è nessun problema di tempo nell’inconscio. Una parte della nostra psiche non è nel tempo e nello spazio. Sono soltanto illusioni, il tempo e lo spazio, e così in una certa parte della nostra psiche il tempo non esiste affatto.” C.C.Jung
Fiore di ginestra, 2021, ricamo a mano su tela antica, canapa, fibra di ginestra, filati, foglia oro, lana, cm 75×75. Ph credits: amaneraphoto
Sei stata selezionata recentemente per partecipare alla mostra di Fiber Art del Parco di Land Art del Furlo. Puoi raccontarmi quest’opera?
Sono stata invitata a partecipare a questo evento dedicato alla Fiber Art a Sant’Anna del Furlo a Fossombrone (PU) per la XII edizione e mi ha fatto molto piacere vedere che l’Arte Tessile conquista sempre più interesse e curiosità. In questa occasione ho deciso di esporre un arazzo scultoreo tessuto con il mio telaio dal titolo Nero-Bianco realizzato nel 2019. Questo arazzo gioca sul contrasto dei due colori e su due modi differenti di tessere la trama, il tessuto è un alternarsi di orizzontali e tagli verticali, una parte della trama è tessuta con fibra di lino dipinta con ossido di ferro e legante naturale creando un effetto intenso ed emotivamente contrastante. È un lavoro che gioca sugli opposti e dove si alternano i contrasti, anche la scelta del nero e del bianco rappresenta l’emozione del “grande contrasto” (come lo definisce Kandinsky) sono i “suoni fondamentali” in movimento e costruzione verso un rapporto di resistenza e continuità, tra possibilità e impossibilità, dell’origine e della fine. Nero-Bianco è emozione e rappresenta la necessità di mettere in dialogo forze contrarie in una ricerca di equilibrio che sottende un sentimento personale muto e disorientato.