Intervista con Ann Johnston
Ann Johnston ha iniziato la sua carriera di artista tessile negli anni ’80, si è specializzata nella tintura e nel design dei tessuti diventando una delle artiste più note nel panorama internazionale. Nel ruolo di autrice ed educatrice ha tenuto molti workshop e pubblicato numerosi testi sulla progettazione e la tintura e il suo libro “The Quilter’s Book of Design, risalente al 2008, è considerato oggi una delle principali guide di riferimento del settore.
Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Nuova Zelanda, Stati Uniti, Francia, Giappone e Regno Unito.
Questo il link al sito web dell’artista:
Ann, sei un’artista tessile conosciuta e stimata per le tue meravigliose trapunte artistiche e come esperta nella tintura dei tessuti. È nata per prima la passione per le trapunte, o la passione per la progettazione e la tintura dei tessuti? Puoi raccontarci la tua storia di artista tessile, come hai iniziato e perché?
Ho sempre amato i colori e le forme. Mia madre era una pittrice di acquerelli e aveva imparato a cucire abiti da sua madre, quando io andavo ancora alle scuole elementari.
Dopo aver studiato letteratura all’Università di Stanford, entrai nel Corpo di Pace di Lima, in Perù. Avevo poche risorse, così decisi di provare a cucire una trapunta nel tempo libero. Tutto quello che sapevo delle trapunte è che si usavano molte stampe floreali. Feci tutto nel modo più difficile; ci vollero 5 anni per finire e pensai, dopo questa esperienza di aver di aver finito con la realizzazione delle trapunte.
Più tardi, a casa, un amico mi mostrò come si cuce a macchina. Rimasi affascinata dalle infinite possibilità di costruire e mettere insieme i pezzi per creare un modello. Era la metà degli anni ’70, quando le stoffe di cotone venivano commercializzate in poche varianti di colore, così iniziai a tingere il tessuto.
All’inizio degli anni ’80 utilizzavo solo i miei tessuti tinti a mano e lavoravo con precisione sulla tintura.
Alla fine degli anni ’90, iniziai ad usare molte altre tecniche di tintura, costruzione e cucitura, inclusa la trapuntatura a macchina.
Si possono vedere alcuni dei cambiamenti in maggiore dettaglio nel mio libro “The Quilter’s Book of Design”.
Nel 2010 ho iniziato la mia serie attuale, continuando ad esplorare le possibilità offerte dalla tintura e dai punti di cucitura, come si vede nel mio libro “The Contact: Sierra Nevada, Dyed & Stitched”.
“Leopard Lily”, 1987, 33″ x40″, whole cloth, silk copyright Ann Johnston
Per quanto riguarda la tintura a mano, usi tecniche tradizionali o ti piace sperimentare tecniche e materiali innovativi?
Nel corso degli anni ho imparato ad usare i coloranti Procion MX in modi inusuali, ma non considero queste tecniche innovative. Penso che sia giusto dire che ho avuto attitudine nell’adattare i molti usi dei coloranti per stoffe e nel diffondere la conoscenza di modi divertenti e facili di applicare il colore sui tessuti. Ho insegnato queste tecniche in molti paesi e le mie pubblicazioni sono utilizzate in tutto il mondo.
Le mie pubblicazioni più recenti sulla tintura sono:
Color by Design: Paint and Print with Dye, 2nd Edition
http://annjohnston.net/project/color-by-design-paint-print-with-dye-2nd-edition/
DVD – Color By Accident: Exploring Low-Water Immersion
http://annjohnston.net/project/dvd-color-by-accident-exploring-low-water-immersion-dyeing/
per visualizzare il trailer di 3 minuti:
Ann, ti farò una domanda da profana, perché non ho esperienza di tintura tessile. Quando tingi un tessuto e il risultato non è soddisfacente, sei costretto a buttare via quel tessuto o ci sono tecniche per recuperarlo e “sovratingerlo”? Come si può riciclare un tessuto che non ti soddisfa per utilizzarlo in nuovi lavori?
In primo luogo, voglio essere chiara sul fatto che non uso le parole tingere e dipingere in modo intercambiabile. Posso tingere un tessuto immergendolo in una soluzione con del colorante e invece, posso dipingere su un tessuto facendo disegni in vario modo; posso mettere della tintura su stoffa sottile o spessa, con cucchiai o pennelli o rulli. Quando uso la pittura su tessuto, mi riferisco alle vernici tessili che sono pigmenti che si mescolano con qualcosa che li fa aderire alla superficie del tessuto. Le vernici tessili non reagiscono chimicamente con le fibre del tessuto come fanno i coloranti. I coloranti sono un supporto trasparente, un colore apparirà attraverso un altro colore, e con il lavaggio finale non sbiadiranno o cambieranno il tessuto al tatto. Uso le pitture tessili occasionalmente come abbellimento per un particolare effetto.
Per quanto riguarda la tua domanda, penso che non esista quasi mai un tessuto che viene tinto in modo da avere un risultato errato. Tutto dipende dall’occhio di chi guarda. “Badly dyed” per me significa stoffa che perde colore, si slava o sbiadisce. Quando ho risultati che non mi piacciono, posso sovrapporre parti di tessuto tinte, cambiando i colori e l’enfasi del disegno. Tenete presente che quando dipingo sulla tintura con l’addensante, posso metterla dove voglio. Il colore di Procion MX è un legame chimico molto forte e non può essere rimosso molto bene anche con processi di scarico. Gli spazi bianchi devono essere pianificati in quanto non c’è una tintura bianca. Ho accantonato molto tessuto che non mi piaceva particolarmente, o che non ha funzionato per il pezzo come volevo; tuttavia, questi a volte si rivelano essere proprio quello che mi serviva su un’altra trapunta.
Che consiglio daresti ad un artista che vuole cimentarsi nella tintura tessile?
Prendete i miei libri e DVD! Sono organizzati come laboratori. Incontrati con un amico ed esplora! La chimica è elementare, come la cucina. Alcune cose devono essere misurate all’inizio, ma il processo di applicazione dipende da voi. Dopo che la tintura è sul tessuto, lasciate che si adatti correttamente e lavatelo accuratamente.
Ann, lavori in serie? Perche’?
Certamente. Un’idea genera la successiva e così via per la prossima. Faccio una trapunta, poi imparo dall’esperienza. Quando uso la parola “serie” intendo opere che nascono da un’idea simile ma non necessariamente sembrano correlate. E l’idea continua a venire fuori col passare degli anni. Ho continuato con diverse serie di trapunte, a volte con anni e spesso molto diverse l’una dall’altra: Balancing Act, Waves, Sky, Ruggine, Double Cross, Game Board, per citarne alcuni.
Puoi descrivere l’attività di progettazione di un tuo art quilt?
Parti dal tessuto e poi sviluppi il progetto del quilt, oppure parti dal disegno del quilt che vorresti creare e poi, sulla base di questo, tingi i tessuti?
Parto sempre da un’idea. Poi il processo si dirama, in uno qualsiasi di questi modi.
B – Guardo la mia collezione di foto relative all’idea
“Eureka Chimney”, foto dell’entrata di una miniera, copyright Ann Johnston
C – Trovo il tessuto che ho già tinto sui miei scaffali o tingo il tessuto che si adatta all’ idea
Tessuti
Preparazione del colore su stoffa
“Cirque 2” tessuto pronto sul tavolo
D – Faccio spesso schizzi su piccola scala di questa idea
disegni di preparazione al progetto, primo schizzo su carta
E – A volte scansiono il mio disegno e uso il computer per testare i colori
“Cirque1”e “Cirque 2” in esposizione al Bellevue Arts Museum
F – A volte lavoro a grandezza naturale

“Sheepherder’s Ledge”utilizzando il patter di carta sul tavolo, 2015, copyright Ann Johnston
G – A volte ho un grande disegno ma lavoro sulla parete per il posizionamento dei pezzi
“Eureka Chimney-in progress”, 2013, copyright Ann Johnston
H – A volte inizio ad assemblare i tessuti direttamente dalle foto
“Cross Polarized Granite-in progress”, 2015, copyright Ann Johnston
I – A volte dipingo direttamente sul tessuto e poi unisco tutto sul top
“Wet Land- in progress” tintura a colori in corso di realizzazione
“Wet Land-in progress”, 2019,57” x 60” dye painted with raw-edge applique
copyright Ann Johnston
L – A volte dipingo l’intero disegno sulla stoffa intera, un disegno a grandezza naturale
“Competent Rock-by dyeing”, pittura manuale in progress, copyright Ann Johnston
“Competent Rock”, 2018,83.5” x 38”, whole cloth, dye painted, copyright Ann Johnston
“La realizzazione di una trapunta è un processo che permette di familiarizzare con ciò che sta diventando la mia idea in concreto e di prendere più decisioni mentre ci lavoro. Ogni nuovo progetto ha molti possibili risultati, e man mano che le mie abilità nella tintura e nella costruzione si sviluppano, ho più scelte”
Nei tuoi art quilt, qual è il rapporto tra rappresentazione astratta e figurativa?
Uso sia immagini astratte che rappresentative nei miei lavori, perché penso che si adattino alla mia idea. Alcune immagini reali possono sembrare molto astratte, e alcune astrazioni rappresentano la realtà, quindi non penso troppo a questa distinzione. Un’idea è solo questo, potrebbe diventare qualsiasi cosa. Fare scelte impegnative lungo il percorso rende il processo eccitante e il risultato spesso una sorpresa. La cosa più importante per me è se ho fatto del mio meglio per dare corpo all’idea di partenza.
La tintura e il design dei tessuti giocano un ruolo fondamentale nel tuo lavoro. Che ruolo riveste la trapuntatura, invece? Cosa aggiunge ai tuoi art quilts?
La texture creata dai punti è un mio grande obiettivo. È sempre un rompicapo come usare il filo per contribuire alla mia idea e migliorare il mio design. Quando il top è finito, considero il colore e il peso del filo, la lunghezza del punto, il motivo e la densità dei punti. Mi è stato chiesto più volte perché ho trasformato il mio tessuto in una trapunta invece di incorniciarlo. La dimensione aggiuntiva delle ombre create dai punti è un’altra parte del puzzle che mi affascina.
“Cross Polarized Granite-detail”, 2015, copyright Ann Johnston
Ann, le tue 31 opere che compongono la mostra “The Contact: Quilts of Sierra Nevada”, hanno dimensioni particolari, sono per lo più lunghe e strette, si sviluppano in altezza. Puoi spiegare il motivo di questa scelta stilistica?
Per molti anni ho potuto godere della bellezza delle montagne californiane della Sierra Nevada, avevo fatto solo alcune piccole trapunte che toccano l’argomento, ma ho sempre rimandato la realizzazione di quella importante, perché non riuscivo a inserire tutte le mie idee in una sola trapunta. Alla fine ho capito che potevo creare un gruppo di trapunte da vedere tutte insieme. Ho immaginato una serie di quindici trapunte incentrate su temi generali dell’estrazione dell’oro, della storia, della geologia e dei paesaggi. Ho passato un anno a sperimentare le tecniche di tintura e a strutturare i pezzi con un formato prevalentemente verticale per rispecchiare le estreme elevazioni della Sierra. Il formato verticale legherebbe visivamente tra loro tanti pezzi diversi, alcune letterali, altre astratte e altre puramente immaginarie. Ci sono ora 38 pezzi, 27 dei quali sono alti 7 piedi (le larghezze variano da 25″ a 60″.) Dopo qualche anno, ho iniziato ad aggiungere trapunte quadrate e orizzontali che si adattavano ad alcune delle mie idee. Ora ci sono sei pezzi quadrati 60 “x 60″ e cinque stretti orizzontali, alti circa 25″, (larghezze da 75″ a 110.”)
“Rock Garden 3”, 1990, 33” x 30 whole cloth, dye painted silk,copyright Ann Johnston
Puoi raccontarci l’esperienza della mostra The Contact, che ha riscosso un grande successo e che ha viaggiato negli Stati Uniti arrivando qui in Europa? Come è nato questo progetto, quanto tempo ci è voluto per realizzarlo e quale esperienza è stata per te nel tuo percorso di crescita artistica?
Realizzo i miei quilt perchè siano visti. vedere le trapunte. Mi ci è voluto molto tempo per ammetterlo perché li stavo facendo e non abbastanza spesso li esponevo.
The Contact è partito con 14 trapunte nella prima mostra tenutasi nel 2013. Il Martin Museum of Art in TX mi ha invitato a fare una mostra personale con 3 anni di preparazione. E’ stato allora che ho capito che era il momento di iniziare la mia serie di Sierra Nevada. Realizzo i miei quiltperchè siano visti. Mi ci è voluto molto tempo per ammetterlo perché li stavo facendo e non abbastanza spesso li esponevo.
Quindi, è molto gratificante avere questa collezione vista da così tante persone in così tanti posti. Preparare le mostre con i curatori e i preparatori è stato divertente e un lavoro diverso.
Questi sono i luoghi in cui The Contact è stato esposto dalla prima mostra del 2013. Le immagini di ciascuno di essi sono visibili sul mio sito web http://annjohnston.net/category/exhibits/
Martin Museum of Art, Baylor University, Waco, TX
The Contact: Quilts of the Sierra Nevada, 2013
Exposicion Nacional de Patchwork, Sitges, Spain
The Contact: Quilts of the Sierra Nevada, 2014
Festival of Quilts, Birmingham, England
The Contact: Quilts by Ann Johnston, 2014
University of California, Merced, CA
The Contact: Quilts of the Sierra Nevada, 2015
Carrefour Européen du Patchwork, France
The Contact: Quilts of the Sierra Nevada, 2016
Bellevue Arts Museum, Bellevue, WA
The Contact: Quilts of the Sierra Nevada, 2017
Johnsville Historical Society, Johnsville, CA
Gold Fever, 2017
Northeastern Nevada Museum, Elko, NV
Dye, Cloth, Thread: The Sierra Nevada, 2018
Bellevue Arts Museum 2017
Mostre in corso, http://annjohnston.net/2019/02/01/exhibition-at-nevada-museum-of-art/
Nevada Museum of Art, Reno, Nevada
The Contact: Quilts of the Sierra Nevada, February 16, 2019 – May 19,2019
Ann, sei un’insegnante rinomata. Ti faccio una domanda che spesso pongo agli artisti che intervisto: prima la tecnica o la creatività? Cosa pensi che determini il successo di un’opera? Quando la creatività rischia di essere soffocata dalla tecnica?
Penso che l’idea che ho deve determinare quali tecniche userò, per questo è importante migliorare e imparare ad avere più scelte. Più competenze ho, più è probabile che sia in grado di comunicare le mie idee.
Qual è secondo te la differenza più importante tra un artigiano che lavora con fili e tessuti e un artista tessile? Quando un’opera in fibra diventa arte?
Penso che non ci sia alcuna differenza – è tutta arte – solo diversi livelli di qualità e complessità.
A cosa stai lavorando in questo momento? Vuoi parlarci dei tuoi progetti tessili attuali e delle tue mostre in corso o future?
Sto lavorando su una serie di piccole trapunte che ho chiamatoMy Wild Garden mentre continuo a realizzare pezzi più grandi per The Contact.