Interviste

Intervista con Fabia Delise

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Fabia Delise è un’artista tessile triestina trapiantata a genova dal 2001. Fin da giovanissima coltiva un interesse per le fibre tessili e si appassiona al ricamo, sperimentando diverse tecniche “manuali” nell’ambito del ricamo tradizionale Grazie all’incontro con l’artista francese Fanny Viollet si avvicina al ricamo a macchina a mano libera (piqué libre) apprezzandone sempre di più la versatilità e le possibilità di espressione artistica.
Nel 2006 entra in contatto con il variegato mondo del Patchwork, prediligendo fin dal principio le nuove correnti del Patchwork contemporaneo.
Il suo primo lavoro “Controcorrente” viene premiato al concorso “Mediterraneo mare di colori e di emozioni » tenutosi all’isola d’Elba nell’ambito della seconda Fiera Internazionale del Patchwork.
È l’inizio della sua crescita personale e artistica.
Autodidatta in materia d’Arte Tessile, approfondisce la sua passione partecipando a diversi corsi in Italia e all’Estero tenuti da artiste di fama internazionale (Yoko Saito, Cas Holmes, Linda Colsh, Melanie Testa, Dorothy Caldwell, Pauline Burbridge, Alice Fox)

fabia12d@gmail.com
www.fabiadelise.it

Under the fig tree – Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Under the fig tree, detail   Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Fabia, come ti sei avvicinata al tessile e perché?

Non penso ci sia stato un momento preciso, un “colpo di fulmine”, piuttosto un legame profondo che inizia nella mia infanzia e mi accompagna da sempre.Da bambina mi perdevo a guardare una vecchia zia cucire e ricamare, giocavo con i ritagli di tessuto e con i fili di lana e credo che manipolarli e toccarli ora rievochi quel senso di protezione che accompagna l’infanzia.

Scegliere il tessile come espressione artistica è invece un fatto recente.

Ho iniziato a cucire sia a macchina che a mano da adolescente acquisendo negli anni una buona padronanza della tecnica. Questo mi ha permesso, una volta adulta, di concentrarmi a coltivare quella parte creativa di me che restava nascosta ma impaziente di uscire allo scoperto.

Il primo contatto con il Patchwork è stato attraverso un corso di trapunto a macchina a mano libera, quando ancora non sapevo cosa fosse un quilt, praticamente come quando si comprano le scarpe e poi ci si abbina il vestito.

Back on Track – Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Back on Track – detail – Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Dai più importanza alla tecnica o all’idea?

La tecnica è la base, le fondamenta su cui costruire i progetti. Ma trovare l’idea che funzioni e che mi permetta di creare lavori che mi appartengono è la sfida che amo di più. Si tratta di un percorso che deve essere seminato e coltivato ogni giorno e che coinvolge tanti aspetti della mia vita e le persone che mi stanno accanto. Da quando mi sono sposata ho avuto la possibilità di viaggiare molto e questo mi ha permesso di aprire la mente ed è da questi viaggi che spesso nascono le idee per i miei nuovi lavori. C’è stato un libro che mi ha aiutato in questo percorso ed è “La via dell’artista” di Giulia Cameron. Lo consiglio a tutte quelle persone che, come me, hanno difficoltà ad accettare il fatto che per essere un’artista prima di tutto devi crederci e saperti ascoltare, solo così potrai crescere. Ma è un gran lavoro che richiede dedizione e una routine quotidiana precisa.

Gocce– Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Gocce 2 – Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Come avviene il tuo processo di progettazione?

Inizia sempre con uno schizzo del progetto che voglio realizzare e l’annotazione delle idee su come svilupparlo. Mi serve soprattutto per fissare dei punti che altrimenti andrebbero dimenticati.  Ma devo ammettere che non riesco quasi mai a seguire il percorso prefissato in partenza. Soprattutto perché nel corso del progetto nascono tante idee diverse e i modi per portare a termine il lavoro si moltiplicano. Al muro ho appeso due grandi tavole di legno rivestite di imbottitura di cotone e quando ne sento il bisogno appendo il lavoro e mi allontano a guardarlo, questo mi aiuta a visualizzare le diverse strade da percorrere e cerco di scegliere quella che mi sembra la migliore.

Evolution – Copyright Fabia Delise

Evolution, detail – Copyright Fabia Delise

Gli esagoni, una forma e una tecnica tra le più tradizionali che riesci a rendere così nuova e contemporanea. Come mai questa scelta?

Non sono mai riuscita a fare un lavoro ad esagoni assemblandoli in modo tradizionale. Anzi, una volta ci ho provato ma alla fine il lavoro non mi piaceva (era composto da più di 700 esagoni da ¾ di inch) e l’ho disfatto completamente per poi ricucirlo in modo alternativo. La cosa che mi affascina di più è utilizzare una tecnica tradizionale per creare qualcosa di moderno, sono convinta che le tradizioni devono essere tramandate e che da lì bisogna partire per trovare nuove vie. Si tratta di una sfida con me stessa, utilizzare sempre la stessa forma e trovare ogni volta delle idee nuove su come assemblarla. Sono una maniaca dei dettagli e del lavoro fatto bene, credo sia il risultato di tanti anni di ricamo tradizionale che facevo prima di scoprire le possibilità creative del ricamo a mano libera con la macchina da cucire. E la tecnica tradizionale inglese che utilizzo per i miei lavori con gli esagoni mi permette quella precisione che voglio vedere alla fine del lavoro e che ripaga di tutte le ore passate a cucire. Lo so che ora si tende a cercare la strada più breve anche per l’assemblaggio a mano degli esagoni, ma per me l’unica via per farli è quella di scegliere la tecnica tradizionale. Ormai è diventata una forma di meditazione e mi permette di rallentare i ritmi dellavita frenetica che viviamo quotidianamente.

Origins – Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Origins,  detail – Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Quali materiali prediligi e perché?

All’inizio utilizzavo principalmente tessuti stampati commerciali, giapponesi tinti in filo, non solo cotone ma anche lino e seta per dare trasparenza (all’epoca non li trapuntavo) e lucentezza al lavoro. Pian pianino, ho affinato i miei gusti e capito che mi piace lavorare con stoffe tinta unita, in prevalenza cotone tinto a mano che compro già pronto. Questo per ottenere quel particolare effetto cromatico che ho in mente quando progetto un lavoro. Qualche anno fa ho provato a tingere e stampare con le piante e la ruggine… ma anche a creare tessuti molto personali utilizzando i colori acrilici. Penso che si sia capito che mi piace sperimentare.

Inverno a Kings Park – Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Inverno a Kings Park, detail – Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Un uso del colore personale, quasi un non colore molto raffinato e poi a volte il rosso… perché questa scelta cromatica?

Non so se esiste un motivo specifico. Posso dire che mi ispiro osservando quello che mi circonda. Amo viaggiare nei paesi Scandinavi e forse da lì che traggo ispirazione, i colori della natura e del paesaggio mi trasmettono emozioni che trasferisco nel mio lavoro. I colori troppo accesi mi fanno l’effetto che fa una canzone stonata, non riesco ad “ascoltarli”.

Can You Feel It– Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Che differenza c’è tra il tuo primo e il tuo ultimo lavoro?

C’è tutto un mondo… all’inizio non avevo le idee chiare su quale strada prendere e con il tempo ho affinato un gusto molto personale che credo sia riconoscibile. Penso sia iniziato tutto quando ho capito che, anche in un mondo rigido come il Patchwork ci sono delle regole che possono essere infrante.Mi piace l’idea di provare nuove tecniche e sperimentare pur rimanendo in una mia dimensione e questo mi ha portato sicuramente ad un’evoluzione che negli ultimi tempi ha prodotto cambiamenti importanti nel mio modo di lavorare. Complici sono stati i tanti corsi che ho seguito. Non avendo una formazione artistica scolastica, mi sono sempre sentita impreparata e desiderosa di apprendere. Da quando ho iniziato il mio percorso artistico ho investito molto scegliendo ogni anno un corso da seguire con professioniste del settore che ammiravo per la tecnica utilizzata ma anche per il tocco personale che davano al proprio lavoro. Questo mi ha permesso di conoscere persone meravigliose sia professionalmente che personalmente. La cosa più difficile rimane quella di filtrare quello che si apprende attraverso il proprio gusto e stile per creare un lavoro personale e non una brutta copia della tecnica che hai imparato.

Norwegian wood – Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Norwegian wood, detail- Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

A cosa stai lavorando in questo momento? Vuoi parlarci dei tuoi attuali progetti tessili?

L’ultimo mio lavoro, Tourmaline, l’ho fatto assemblando gli esagoni in modo da ottenere un effetto tridimensionale. Questa tecnica mi affascina molto perché il risultato (in termine di effetto cromatico) è molto più imprevedibile della tecnica che avevo utilizzato finora. E quando questo accade, quando mi imbatto in qualcosa di poco prevedibile, inizia la sfida con me stessa, le idee arrivano, si evolvono ed è così che nasce qualcosa di nuovo e personale. Sicuramente al momento cercherò di sviluppare al massimo le potenzialità di questa muova tecnica e sono sicura che questo mi porterà a scoprire nuove dimensioni e ad affrontare nuove sfide. E’ questo il gioco che tiene viva la mia passione.

Tourmaline – Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Tourmaline, detail- Photo by Serena Carminati – Copyright Fabia Delise

Galleria Immagini

Partecipazione ad eventi e mostre

2006
Genova, spazio Artelier Palazzo Ducale «Levia Gravia» –  collettiva

2010
Genova, Villa Imperiale «Festa della Primavera» – collettiva

Genova, Villa Imperiale  « Tableaux Textiles » – personale
2011
Grambois (France) –  « Aigu’illes en Luberon» – personale

2012
Genova, spazio Artelier Palazzo Ducale « Riciclo Quotidiana-Mente » collettiva

Genova, Palazzo Ducale « RE MIDA DAY » collettiva
Firenze, Biblioteca Nazionale “Florence Design Week” collettiva
2013
Briançon (France) – 10 eme Festival du Patchwork – personale

Lièpvre (France), eglise de l’Assumption – 19 eme Carrefour Europeen du Patchwork – personale
2014
Monza, Urban Center  “La musica della mia vita” – collettiva

2015
Grambois, Aiguilles en Luberon (Francia) – personale

Spazio Roberta De Marchi, Milano – personale
2016
Quilt Festival Nord Groningen (Olanda) – personale

Interquilt Girona  (Spagna) – personale
Carrefour EU du Patchwork, Alsazia (francia) Mostra collettiva 20 anni Quilt Italia – collettiva
2017
Mirabeau (Francia) Aiguilles en Luberon – Fiber4 collettiva

QD Alghero – Personale
Arenzano, Arenzano Bonsai, Serra monumentale villa Negrotto Cambiaso – collettiva
Trieste, L’annaffiatoio – personale
2018
Praga (Rep. Ceca) Prague Patchwork Meeting – Fiber4 collettiva

2019
Karlsruhe (Germania) Nadelwelt Karlsruhe– Fiber4 collettiva

Emanuela D'Amico

English version Mi sono avvicinata al quilting nel 1992, da allora ho frequentato diversi corsi in Italia e negli USA per approfondire le tecniche del patchwork, passando dai disegni tradizionali o geometrici alle tecniche artistiche con cui posso esprimere la mia creatività. Insegno le tecniche base e avanzate dal 1998. Ho fondato la Scuola Romana Quilting nel 2015: http://www.scuolaromanaquilting.it/ e dal 2014 organizzo a Roma la mostra di ArtQuilting: ArteMorbida. A partire dal 2018, con la collaborazione di Maria Rosaria Roseo e altre colleghe/amiche abbiamo iniziato la pubblicazione di ArteMorbida Textile Arts Magazine. Oggi ArteMorbida è anche, finalmente, una rivista cartacea. Parola d’ordine: Divulgazione!