Interviste

Intervista con i Damss

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Daniela Arnoldi e Marco Sarzi-Sartori, sono i DAMSS.Una coppia di artisti e designer provenienti  da esperienze professionali diverse. Daniela ingegnere ambientale,  Marco architetto,creano opere di Fiber Art di grande impatto visivo, ispirate ai principi dell’etica ambientale.

Daniela e Marco infatti, partono da materiali poveri, residui di produzioni tessili industriali e realizzano, grazie ad una complessa sinergia di competenze, idee e azioni, opere d’arte astratta e figurativa, installazioni e arazzi compositi che esprimono maestosità e profonda cura per i particolari.

I DAMSS sono conosciuti e apprezzati sia a livello nazionale che internazionale e le loro imponenti opere tessili, presenti in numerose collezioni pubbliche e private,sono indubbiamente innovative, lontane dagli schemi convenzionali e da qualunque intento di omologazione.

Quando ci si trova davanti ad una loro installazione, ci si sente piccoli, sovrastati da tanta magnificenza e generosità creativa. Raramente un’opera tessile riesce a creare un legame così immediato ed emozionante col suo pubblico.

Di seguito il link al sito degli artisti:

https://www.damss.com

Rivolgo anche ai Damss, quella che oramai è diventata una domanda di rito che ha lo scopo di rivelare quanto l’arte tessile sia un settore ricco di storia, opportunità e prospettive.
Perché avete scelto l’arte tessile come medium per la vostra arte?

Quest’anno celebriamo 50 anni di coppia durante i quali abbiamo avuto esperienze artistiche individuali che abbiamo sempre sviluppato in piena collaborazione; dal 2000 la nostra collaborazione è cambiata perché abbiamo unito i nostri impegni sotto l’unica firma DAMSS e soltanto con obiettivi comuni.

Abbiamo scoperto e iniziato ad usare il medium tessile per la sua grandissima versatilità,ha una gamma infinita di varianti tecniche ed estetiche, è un bene prezioso molto affascinante da usare; ha caratteristiche di morbidezza e flessibilità, si può tagliare, abradere, colorare, dipingere, bruciare ed offre una vastissima gamma di possibilità che altri medium non possono offrire.

La nostra incessante ricerca utilizza tecniche di trasformazione ed elaborazione del materiale tessile e non-tessile, tanto che ci siamo spinti oltre il limite del tradizionale, senza mai dimenticare le origini del nostro percorso; i nostri successi vengono poi acquisiti e utilizzati come ponte verso nuove soluzioni.

“Monsieur Bohin”, copyright DAMSS

“MonsieurBohin – Detail”, copyright DAMSS

Daniela e Marco, le vostre opere sono il frutto di un’esperienza di collaborazione artistica che ha avuto inizio ormai quasi 20 anni fa. Quali sono i vantaggi e quali le difficoltà che incontrate in questa esperienza a quattro mani?

Tutte le nostre giornate di lavoro sono caratterizzate da una forte presenza in studio per sviluppare  quelle tecniche che vorremmo applicare all’ opera che abbiamo in lavorazione.

Ogni volta che in studio arriva del nuovo materiale passiamo molto tempo alla catalogazione e alla suddivisione in tipi, colori, pesi, disegni, consistenze, quantità, metodi di stoccaggio, magari fantasticando sui possibili impieghi.

Per la realizzazione dei grandi pannelli tessili, che richiedono sempre mesi di lavoro, l’attività quotidiana comincia la mattina presto dalla palestra; un paio d’ore dopo siamo pronti per una intensa giornata di lavoro, di discussioni e di studio.

Nelle pause ci dedichiamo a modificare le tecniche e a fare della sperimentazione.

Alla sera il tempo si trascorre ai computer per seguire i social, rispondere alla posta in arrivo, alimentare il nostro blog, sviluppare progetti di computer grafica e scrivere articoli sulla nostra filosofia di vita.

Non di rado le discussioni e gli scambi di opinioni proseguono anche a letto, poi ci addormentiamo col sorriso.

Siamo certi che l’attività di coppia sia molto creativa perché alimenta il dialogo e con la discussione si cambia il proprio punto di vista, con il confronto misceliamo le idee che prima o poi verranno unificate.

In pratica siamo in tre, noi due e la coppia DAMSS.

“ The Myth 4”, copyright DAMMS

“ The Myth 5”, copyright DAMMS

Ci potete descrivere come progettate una nuova opera?
Ognuno di voi ha un ruolo prestabilito all’ interno del processo di progettazione oppure lavorate in sinergia senza ruoli determinati?

Il nostro approccio lavorativo è privo di qualsiasi segreto e, anzi, ci piace spesso divulgarlo come esempio di affiatamento, anche in occasione dei corsi che teniamo e durante interviste e convegni.

Ogni nuovo progetto si sviluppa partendo dall’ elaborazione digitale, dove la computer-grafica diventa parte indispensabile della nostra creazione; il processo richiede tempi lunghissimi in funzione del progetto di massima e dei temi specifici che vogliamo affrontare.

Poi c’è il problema delle dimensioni, che durante l’elaborazione di un’idea di massima può far dirottare un progetto verso mete insospettate, e anche qui è necessario affrontare il confronto con le divergenze di opinione.

Quando il risultato giunge ad un’immagine perfettamente condivisa, viene poi dato alla stampa serigrafica in scala naturale,nelle dimensioni esatte dell’opera finale, e la base di tela ci servirà come linea guida del nostro lavoro durante tutta l’esecuzione a macchina.

Durante la lunga realizzazione del montaggio, tutta la costruzione dei nostri pannelli avviene con cuciture a macchina, ci scambiamo continuamente i pezzi in lavorazione, così da fondere la “mano” del singolo per ottenere un lavoro davvero condiviso.

E’ molto diverso il processo che utilizziamo per le installazioni d’arte.

Dopo aver ottenuto il progetto bidimensionale realizziamo un modello in scala che ci permette di approfondire lo studio tecnico di montaggio al fine di garantire un’installazione solida e sicura e di grande effetto visivo.

A questo punto del processo creativo, dove non ci siano più dubbi su dimensioni, materiali e metodi,l’installazione si concretizzerà durante le fasi di realizzazione sul sito, e quella sarà la fase più delicata e divertente per l’apparire di una gamma infinita di problemi da risolvere in tempo reale.

“San Marco”,copyright DAMSS

“La Tour Eiffel”,copyright DAMSS

Prima la tecnica o prima la creatività? Cosa determina la perfetta riuscita di un’opera, secondo voi? Quando la creatività rischia di essere soffocata dalla tecnica?

La scelta di lavorare con materiali tessili non è casuale. La vastissima gamma di tessuti reperibili è già per sua natura una infinita tavolozza di materiali e di colori a cui si aggiunge l’enorme tipologia di matericità, plasticità e “mano”. Questo ci permette la massima libertà creativa e di espressione.

La nostra abilità tecnica deriva strettamente dall’ avere sviluppato da tanti anni moltissime tecniche di elaborazione e manipolazione dei tessuti.

Lavorando intensamente giorno dopo giorno abbiamo sviluppato un’ampia varietà di tecniche personali con le quali siamo in grado di elaborare e trasformare secondo le nostre esigenze i tessuti di base che saranno poi impiegati nelle nostre opere.

Ad un certo punto della nostra filosofia di lavoro l’abilità tecnica diventa enfaticamente un elemento determinante della fase creativa: tante più tecniche abbiamo a disposizione, tanti più attrezzi di lavoro possiamo utilizzare, e come per incanto qualsiasi necessità creativa può essere soddisfatta sotto il profilo tecnico.

Tanti più attrezzi di lavoro (le tecniche) tanta più libertà di fantasia.

Abbiamo visitato i più interessanti musei d’Europa per entrare in contatto con le grandi opere di famosi artisti che hanno usato il medium tessile, per avere una suggestione fisica diretta del loro lavoro; soprattutto in Italia abbiamo trovato l’inesauribile fonte dell’energia che proviene dall’ arte e dalla creatività che fanno parte dei nostri geni generazionali.

Da cosa traete ispirazione e in che modo la vostra formazione tecnica di ingegnere e architetto incide sulla scelta dei soggetti delle vostre opere?

Proveniamo da due esperienze formative e professionali diverse. Daniela ingegnere ambientale e Marco architetto, ci accomuna il piacere per la sperimentazione e per la ricerca, e dopo un periodo di produzione individuale abbiamo deciso di coniugare le nostre energie che hanno come legante la materia tessile. Le nostre conoscenze tecniche si amalgamano alla profonda conoscenza di materiali e tecniche provenienti dalla pluriennale attività di restauro, di insegnamento e di formazione.

Quando all’ inizio non abbiamo ancora un progetto e non siamo ancora legati ad un tema specifico ci basiamo sulle proposte che lanciamo sul tavolo delle discussioni, poi ci confrontiamo sull’ idea di sviluppo di quel tema, finché non arriviamo ad un’unica “pacifica idea” comune.

Una volta che abbiamo realizzato il progetto grafico, e la scaletta delle priorità e l’elenco delle operazioni necessarie, in fase pratica ciascuno di noi sceglie di realizzare una zona, un’area, una serie di dettagli, poi a lavoro avanzato ci scambiamo i lavori eseguiti per migliorarli con un secondo intervento; è praticamente impossibile trovare la paternità delle proprie cuciture all ’interno dei nostri lavori poiché le operazioni si mischiano fino ad ottenere un’unico stile.

Ogni pezzo del nostro lavoro è un “pezzo unico”, ma soltanto in un caso abbiamo opere seriali, cioè quando progettiamo dei multipli, che comunque sono da considerarsi opere singole che convivono per esaltare le loro particolarità.

Abbiamo analizzato a fondo il lavoro degli impressionisti, e abbiamo maturato le nostre tecniche studiando le loro pennellate, il loro modo di impugnare il pennello a distanza, le caratteristiche dei loro colori, il loro studio dei soggetti. I pennelli degli impressionisti, con setole corte, quadrate e compatte, sono privi di punte e lasciano rettangoli e quadrati sulla superficie pittorica, permettendo di comporre l’immagine con tasselli di colore affiancati tra loro, un po’ simili a quelli dei mosaici, che noi realizziamo col tessuto.

Abbiamo imitato quella pennellata allo scopo di raggiungere una minor incisività disegnativa sui tessuti a favore di una composizione sfocata, per macchia, di grande effetto.

La ricerca scultorea ci ha portato a realizzare collezioni di abiti-scultura, anche indossabili, dove il corpo partecipa attivamente diventando il contributo mobile delle nostre realizzazioni. Il nostro è un lavoro impegnativo, faticoso e imponente che richiede molta dedizione e che restituisce altrettanta soddisfazione e riconoscimento.

“Sirio”,400 x 300 cm, copyright DAMSS

“Dom De Milan”, copyright DAMSS

Come è cambiato il vostro lavoro dagli inizi ad oggi?

Quando abbiamo iniziato il nostro percorso artistico non avevamo un’idea specifica da seguire, facevamo prove e tentativi per ottenere oggetti da esposizione, inseguivamo qualsiasi tecnica che ci sembrasse utile per il futuro.

All’ inizio delle nostre esperienze tessili le nostre opere sono state concepite come patchwork, poi come quilt, e pannelli decorativi, arazzi e rivestimenti. Con l’evoluzione delle tecniche acquisite, si sono modificate anche le funzioni dei nostri lavori, e quindi anche le destinazioni d’uso. Molti lavori sono invece stati concepiti come motivi per l’arredamento e decorazione ambienti.

Poi abbiamo costruito qualche semplice telaio verticale con cui abbiamo realizzato i primi arazzi a macramé e successivamente abbiamo tessuto con altri telai costruiti da noi per intraprendere la strada della tessitura.

Dopo pochi anni la tessitura è stata trasformata in opere tissurali metalliche, senza telaio, con fili metallici smaltati ecc.

Molti corsi che abbiamo seguito da illustri maestre internazionali ci hanno aperto la strada verso l’arte tessile, l’arte del feltro, la tessitura di qualità, la tintura e la trasformazione dei tessuti.

Mai ci siamo distaccati dal primo corso negli anni settanta presso la Scuola d’arte del Castello Sforzesco di Milano, dove abbiamo anche acquisito i fondamenti del design.

Da qualche anno creiamo abiti-scultura concepiti da un punto di vista visionario e al tempo stesso semplice, quasi tribale, per creare nel futuro un legame con un passato che può solo disegnarsi e delinearsi nel presente.

“Zuid Africans”, 140 x 180 cm, 1983, copyright DAMSS

Perché utilizzare materiali riciclati? Ci sono materiali che privilegiate?

I tessuti di scarto dell’industria hanno una vita propria: prima di arrivare nelle nostre mani compiono un cammino ben distinto, attraversano tutte le tappe che vanno dalla loro produzione per note case di moda, fino al loro smaltimento, per essere poi recuperati, riutilizzati e portati a nuova vita come materia prima.

Il risultato è straordinario quando questi materiali vengono manipolati e trasformati, gli togliamo quella patina che hanno i semilavorati industriali, e gli attribuiamo una nuova funzione estetica senza trascurare ovviamente l’aspetto etico, che è la ragione stessa del riuso.

Sotto le nostre mani, seguendo le esigenze progettuali, i tessuti possono subire molteplici lavorazioni; trasformazioni termiche, elaborazioni chimiche, trattamenti meccanici, taglio / abrasione / frantumazione materica, manipolazioni che alterano le superfici, trattamenti con resine, colorazioni con diversi metodi, decolorazioni e quanto altro la sperimentazione e la ricerca ci permettono.

Si tratta, quindi, di un uso critico dei materiali: il valore intrinsecamente etico del lavoro diventa significante anche dal punto di vista artistico.”

Crediamo molto nel connubio industria/artista. L’industria ha bisogno dell’artista per avvalersi di idee e creatività e l’artista ha bisogno della potenza dell’industria per concepire e realizzare ciò che gli sarebbe altrimenti impossibile. Per questo la sperimentazione è motivo portante del nostro lavoro, e facciamo ricerca anche per conto di aziende. In particolare ci interessa utilizzare materiali provenienti dall’ industria per destinarli all’ industria del design, dell’arredo ma anche della moda. L’interesse del pubblico verso proposte a contenuto creativo,che evoca emozioni e valori etici, ci spinge ad intensificare ogni giorno la nostra ricerca.

“Sustainable Garden”,copyright DAMSS

Ci potete spiegare le motivazioni artistiche che vi portano a realizzare lavori di grandi dimensioni?

Abbiamo scelto di creare opere attraverso la massa di materia tessile, attraverso la massa di dettagli, mediante la massa di colore: è proprio la “massa” che crea la caratterizzazione del nostro lavoro.

Movimento … visione … percezione … scoperta dei dettagli, nuovo movimento … altra visione … nuove sensazioni … ulteriori dettagli, generano lo sviluppo di nuove esperienze concettuali che scaturiscono dall’ opera ma sono generate dallo spettatore stesso sull’ estensione delle nostre opere.

A noi piace proporre l’esagerazione, l’eccesso di abbondanza di materiale, il numero spropositato di dettagli per convertirli in un fatto positivo per la nostra creazione.

Vogliamo portare alla ribalta quel piacere della ricerca estetica che si è perso dopo tanti anni di quel disimpegno artistico che nel mondo ha provocato l’allontanamento del pubblico dalle sale delle grandi esposizioni.

Alla fine del nostro tunnel creativo appare l’estetica, l’armonia e la bellezza, non solo come nostro richiamo storico, ma come incantevole illusione morale.

“Wings ”, copyright DAMSS

“Wings – Detail”, copyright DAMSS

Ci potete parlare del vostro nuovo libro “Città Future”?

Il nostro libro “Città future” è una provocazione che, muovendo la macchina del tempo, non ci porta in un futuro inimmaginabile ma nel più oscuro medioevo, un grande progetto quadriennale che richiedeva sia una visione d’insieme che una ricchezza di particolari.

Il progetto è un perfetto zapping dove trovare l’arte metafisica e il comix, Stars Wars e la Bibbia, l’Apocalisse e l’astrofisica, la cartolina e Blade Runner, il film catastrofico e l’archeologia, la scienza e la fantasia.

MILANO, metropoli di lavoro, soffocata dall’aria maleodorante, con la necessità di un sistema di mega aeratori che portino ossigeno, con giganteschi rampicanti alieni che crescono fino alla cima dei grattacieli alla ricerca di sostanze per sopravvivere; in città appaiono le prime frange di mare dai colori sgradevoli che risale lungo i canali, i monumenti più cari ai milanesi sono stati duplicati per rinforzare l’idea che la città stia migliorando; la luna è andata in pezzi dopo una collisione, proiettando in cielo alcuni suoi frammenti, I planetesimi, che sono stati catturati dalla forza del sole.

ROMA, in un’epoca così distante avrà la necessità di cercare un nuovo ambiente dove salvare la sua storia e la sua cultura, mentre la tecnologia sarà tanto avanzata da permettere all’uomo di viaggiare nello spazio a ipervelocità con potenti astronavi verso un pianeta ospite dove trasferirsi.

VENEZIA, dopo altri mille anni di stravolgimento del suo fondale dovuto alla acidificazione della laguna, sprofonderà di centinaia di metri salvando però la sua storia architettonica su gigantesche colonne di solidissima roccia.  La città appare sicura e tranquilla ma incombe su di essa la minaccia di grandi tsunami provenienti dal mare aperto, mentre prende forma un vulcano attivo fortemente corrosivo.

Il libro è stato stampato da un piccolo editore ed è in vendita on line

foto1: Roma 3000 – Foto 2: Milano 3000 – Foto 3:Venezia 3000

A cosa state lavorando in questo momento? 

Stiamo lavorando ad un grande pannello che concluderà la serie delle città future e alla organizzazione di un grande mostra su di noi e su Leonardo da Vinci di cui nel 2019 si celebrano i 500 anni dalla sua morte.

“Vitruviano Poesia Aurea”, copyright DAMZZ

“VitruvianusRuinaDeorum”, copyright DAMSS

Foto della Galleria qui sotto

  1. “ The Myth”, copyright DAMSS
  2. “ Black Myth”, copyright DAMSS
  3. “Black Myth – Detail”, copyright DAMSS
  4. “VitruvianusCandidus”, copyright DAMSS
  5. VitruvianusCandidus – detail”, copyright DAMSS
  6. “Ultima Cena”,copyright DAMSS
  7. “Ultima Cena  – Detail”, copyright DAMSS
  8. “Ultima Cena – Detail”,copyright DAMSS
  9. “Italy Diorama – 5 Terre”, copyright DAMSS
  10. “Corniglia”, copyright DAMSS
  11. “Manarola”, copyright DAMSS
  12. “Monterosso”, copyright DAMSS
  13. “Riomaggiore”, Copyright DAMSS
  14. “Vernazza”, copyright DAMSS

Maria Rosaria Roseo

English version Dopo una laurea in giurisprudenza e un’esperienza come coautrice di testi giuridici, ho scelto di dedicarmi all’attività di famiglia, che mi ha permesso di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari di mamma. Nel 2013, per caso, ho conosciuto il quilting frequentando un corso. La passione per l’arte, soprattutto l’arte contemporanea, mi ha avvicinato sempre di più al settore dell’arte tessile che negli anni è diventata una vera e propria passione. Oggi dedico con entusiasmo parte del mio tempo al progetto di Emanuela D’Amico: ArteMorbida, grazie al quale, posso unire il piacere della scrittura al desiderio di contribuire, insieme a preziose collaborazioni, alla diffusione della conoscenza delle arti tessili e di raccontarne passato e presente attraverso gli occhi di alcuni dei più noti artisti tessili del panorama italiano e internazionale.