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IVY BROWN | IVY BROWN GALLERY NEW YORK

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*Foto in evidenza: David Mellen show, Copyright Ivy Brown

Ivy Brown è un vulcano di energie e passione che trae la sua ispirazione dai molteplici linguaggi dell’arte nutrendo una Galleria indipendente che è punto di riferimento non solo per gli artisti – emergenti e affermati – che rappresenta ma anche per la comunità.

Di sé e della sua ‘creatura’ – la Ivy Brown Gallery di New York – racconta in questa intervista ad ArteMorbida.

Come è nata l’idea di aprire una galleria indipendente?

Nella mia vita precedente ho rappresentato fotografi, stilisti di moda e scenografi, parrucchieri e make-up artist, l’ho fatto per 25 anni. Quando ho iniziato a lavorare in questo settore tutto era analogico, costruivamo i set, affittavamo animali, facevamo il casting in strada, era un processo collaborativo e creativo e lo amavo. Poi, con l’arrivo del digitale, quasi tutto è stato realizzato in post-produzione, non c’era bisogno di costruire quel set, affittare quell’animale, tutto poteva essere inserito in un secondo momento, è diventato molto poco interessante per me. Così ho aperto la galleria per avere un parco giochi creativo, avevamo tutti bisogno di essere più creativi e avere una galleria senza clienti a cui rendere conto sembrava una buona opzione. Non sapevo che alla fine avrei smesso di rappresentare quegli artisti e mi sarei spostata nel settore delle Belle Arti, la cosa si è evoluta nel corso di alcuni anni, non era la mia intenzione iniziale.

A Group of Individuals show, Copyright Ivy Brown

A Group of Individuals show, Copyright Ivy Brown

Qual è il pensiero dietro la programmazione di Ivy Brown Gallery?

Essere stimolante, perché il lavoro sia senza tempo e con un pizzico di novità. Mi piacciono le cose che sono un po’ fuori dalla norma, per così dire, e naturalmente questo è totalmente guidato dal mio gusto che spazia moltissimo.

Mi piace esporre lavori di artisti che rappresento così come di artisti che non rappresento. Facciamo anche eventi, musical, letture di poesie, spettacoli di danza, performance durante il tempo di apertura di una mostra. Ci sforziamo di fare in modo che si completino a vicenda.

Joshua Goode show, Copyright Ivy Brown

Gli artisti che selezioni sperimentano quasi sempre con diversi materiali, raramente esponi la pittura o la scultura che utilizza materiali tradizionali. Tra i tuoi artisti, molti ricorrono al mezzo tessile. Qual è secondo te l’aspetto più interessante della Fiber Art?

La fibra ha così tante possibilità, amo la varietà dei luoghi in cui può muoversi e le variazioni materiche e di soggetti. È una categoria così ampia che comprende fibre naturali e artificiali, riciclate e create. Trovo davvero stimolante osservare quante opzioni diverse ci siano e in quanti luoghi un artista possa condurle.

Justice & Freedom, Copyright Ivy Brown

Quali difficoltà incontra una galleria indipendente a New York? E che ruolo gioca – anche a livello sociale – rispetto al quartiere in cui opera?

Essere una piccola galleria indipendente nel mondo dell’arte di oggi è diventata una posizione unica. Molte gallerie possono essere considerate “mega gallerie” con finanziatori e numerose sedi. Come galleria indipendente dobbiamo lavorare di più per essere riconosciuti e ottenere la copertura della stampa per i nostri artisti. Socialmente, cerchiamo di essere attuali senza cedere a quello che è il tema caldo del momento. Ci sforziamo di presentare opere d’arte interessanti di artisti di talento, di non farci influenzare troppo dalle mode temporanee: cerchiamo di scegliere ciò che resisterà alla prova del tempo.

Joel Handroff, Copyright Ivy Brown

Joel Handroff, Copyright Ivy Brown

Qual è l’identità della tua galleria?

La nostra identità è, in realtà, la mia sensibilità che tende ad essere un po’ eccentrica. Per me è importante avere una varietà di opere perché il mio gusto può variare molto, è come la musica, a volte ascolto la classica, a volte il rock o la disco, il country, il jazz, il funk, il reggae, il blues, l’elettronica ecc. L’arte è come la musica, ci sono così tanti luoghi dove può condurti e anche se siamo specializzati in opere che hanno un elemento tridimensionale, tutto è possibile.

Che rapporto instauri con gli artisti con cui collabori regolarmente?

Per me è importante avere un buon rapporto lavorativo e personale con gli artisti con cui collaboro, posso lavorare sulle loro carriere per un bel po’ di tempo prima di essere in grado di realizzare delle vendite, quindi è essenziale apprezzare sia il lavoro che la persona. Ammiro il lavoro degli artisti e adoro conoscerli a livello personale, mi piace passare del tempo con loro al di là del lavoro, sono una parte importante della mia vita. Quando prepariamo una mostra, lavoriamo insieme analizzando la loro opera e il tema del progetto per arrivare a un messaggio visivo chiaro. Questa è uno degli aspetti migliori del possedere una galleria, collaborare con gli artisti e mostrare il loro lavoro nella sua luce migliore.

Jennifer Muller Dance Company, Copyright Ivy Brown

Secondo la tua esperienza, qual è lo stato della Textile art e della Fiber Art nel campo dell’arte contemporanea in questo momento? Pensi che l’interesse per le opere e gli artisti impegnati con questo linguaggio stia crescendo?

La Fiber Art sembra avere un pubblico e un apprezzamento crescenti, ora è accettata come una forma di Belle Arti e non considerata solo come artigianato. I confini tra artigianato e Belle Arti erano confusi in passato, al momento questa forma espressiva viene accettata in modo più serio. Anche i temi della Fiber Art stanno cambiando, affrontando questioni rilevanti che fanno riflettere. Noto che la Fiber Art viene mostrata e collezionata più che in passato.

Molti giovani artisti sono alla ricerca di opportunità espositive e di collaborazione. Che suggerimento daresti loro per proporsi ad una galleria come la vostra?

Cercare una galleria per esporre il proprio lavoro è complicato per molti artisti, soprattutto per i giovani. Spesso le gallerie non rispondono alle e-mail o alla posta, questo rende difficile accedervi. Fare domanda per essere inclusi in una mostra collettiva è un ottimo modo per cominciare a collaborare con una galleria, non è una cattiva idea provare a mandare un’email con i link al proprio sito web o esempi del proprio lavoro. Bisogna cercare una galleria adatta alla pratica artistica che si sta sviluppando. Mandare il portfolio a una galleria che non sia idonea è una perdita di tempo ed è improbabile che ci sia un riscontro. Se si conosce un artista che già collabora con una galleria che si ritiene possa essere un buon abbinamento per il proprio lavoro, chiedetegli di presentarvi; recentemente ho iniziato a lavorare con un artista grazie alla presentazione di un altro artista con cui lavoro.

Zoobs show, Copyright Ivy Brown

Come selezioni gli artisti?

Non c’è un solo modo in cui faccio le mie selezioni: a volte si tratta di una presentazione, a volte vedo un artista in una fiera d’arte o in una rivista e lo contatto personalmente, a volte di un artista che vedo sui social media (i social media sono diventati una grande risorsa per trovare nuovi artisti) o in uno studio aperto e ogni tanto un’email a cui rispondo (anche se rispondo sempre alle email che ricevo). Non so mai esattamente cosa sto cercando, cerco artisti e lavori sempre diversi per le mie mostre (non mi piace ripetermi).

Natasha Papodoplou show, Copyright Ivy Brown

Natasha Papodoplou show, Copyright Ivy Brown

Se volessi comprare un’opera di fiber art di un artista della vostra galleria, quale mi consiglieresti e perché?

Non voglio fare favoritismi perché non ho un’opera preferita, dipende dal gusto della persona che ho di fronte, dalla direzione che prenderà il mercato dell’arte, dalla grandezza del pezzo, dal budget del cliente e naturalmente dai suoi gusti estetici.

Chi è Ivy Brown?

Sono piccola nel corpo, grande nella vita.

Meansshow, Copyright Ivy Brown

Graniteshow, Copyright Ivy Brown

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.