Interviste

JULIA SOSSINKA

English (Inglese)

*Foto in evidenza: Beyond gravity, installation, collage, ink on paper, fondation, whitespaceblackbox, neuchatel, ch, 2022, foto Falcao Hänggi

È necessario ‘entrare’ – letteralmente – nel lavoro di Julia Sossinka (Hattingen DE, 1983) per comprenderlo veramente. Un’esperienza immersiva che ho sperimentato in occasione della restituzione della sua residenza alla Fondation WhiteSpaceBlackBox di Neuchâtel attraversando la grande installazione realizzata per ‘Beyond gravity’ che instaurava una dinamica relazionale tra interno ed esterno capace di attrarre e ‘inghiottire’ il visitatore in uno spazio-tempo ibrido, pressoché isolato dal mondo. In effetti questa è la cifra delle opere di Sossinka che utilizza la carta per realizzare opere/ambienti in cui immergersi, forse anche perdersi, e il colore per costruire atmosfere alienanti e suggestive a un tempo, liberatorie nell’affrancare chi le attraversa o chi si sofferma dalla contingenza del reale – pensieri, fatti, eventi che incalzano il quotidiano a un ritmo sempre più accelerato e ossessivo.

Take over, installation, collage, ink on paper, 2017, Kommunale Galerie Steglitz im Boulevard Berlin, Foto Carsten Beier+ Frank Sauer

Carta e colore sono i due ‘materiali’ principali con cui realizzi grandi installazioni immersive (e non solo)
Perché hai scelto proprio la carta che, tra l’altro, appare come un materiale fragile, che si danneggia facilmente, poco durevole?

Sono approdata al mezzo della carta come materiale scultoreo indirettamente. Ho studiato pittura e ho sperimentato molto con l’inchiostro su carta. Dai miei lavori di scarto sono nati i primi collage piani, che si sono allargati sempre di più nello spazio, fino ad arrivare a installazioni in stanze walk-in. Ora non uso più i lavori di scarto come base per le opere su carta, ma dipingo con inchiostro di gommalacca su carta acquerellata e da questa strappo pezzi, strisce o addirittura forme complete in un unico elemento. Ciò che mi piace particolarmente della carta è la sua flessibilità e diversità e il suo carattere leggero e arioso. Inoltre, dal punto di vista pratico, la carta non pesa troppo. Mi piace lavorare con le mani e in questo modo posso costruire grandi installazioni, anche senza molti strumenti.

Take over, installation, collage, ink on paper, 2017, Kommunale Galerie Steglitz im Boulevard Berlin, Foto Carsten Beier+ Frank Sauer. Detail

E il colore. Che rapporto hai con il colore?

L’amore per il colore è fondamentale per me, uno degli impulsi principali, il motivo per cui lavoro in campo artistico, è il desiderio di immergermi nel colore, di perdermi in esso e di fondermi con esso. Quando dipingo lavoro in modo pastoso – con spessi strati di pittura, che aggiungono una componente tridimensionale rendendo la materia tangibile, così nella pittura il colore aggiunge anche un aspetto scultoreo.

Portrait,2022, foto. Carsten Beier

Scrivi che le tue installazioni sono un invito all’osservatore ad entrare dentro la pittura. Ci racconti cosa intendi e qual è la relazione che si instaura tra te, ovvero l’artista, e il fruitore attraverso l’opera d’arte?

Ho sviluppato le mie installazioni partendo da dipinti bidimensionali, oltre che da collage appesi al muro, fino ad arrivare a installazioni che riempiono lo spazio e che permettono all’osservatore di camminarci attraverso.

Le installazioni sono quindi una continuazione delle opere a parete e di conseguenza sono un’esperienza per il visitatore. Sono un invito al pubblico a immergersi nel mio lavoro e a trovare un nuovo punto di vista sullo spazio. Si tratta soprattutto di catturare un’atmosfera, di creare uno spazio esperienziale.

Melt, installation_ collage, ink on paper, Himmel unter Berlin, secrert location Berlin, 2022, Foto Julia Sossinka

Scrivi che le tue installazioni sono un invito all’osservatore ad entrare dentro la pittura. Ci racconti cosa intendi e qual è la relazione che si instaura tra te, ovvero l’artista, e il fruitore attraverso l’opera d’arte?

Ho sviluppato le mie installazioni partendo da dipinti bidimensionali, oltre che da collage appesi al muro, fino ad arrivare a installazioni che riempiono lo spazio e che permettono all’osservatore di camminarci attraverso.

Le installazioni sono quindi una continuazione delle opere a parete e di conseguenza sono un’esperienza per il visitatore. Sono un invito al pubblico a immergersi nel mio lavoro e a trovare un nuovo punto di vista sullo spazio. Si tratta soprattutto di catturare un’atmosfera, di creare uno spazio esperienziale.

Outgrow I. 2022, collage, ink on paper, ca. 95 x 95 x30 cm, Foto Annette Felies-Gericke

Come nascono, evolvono e prendono forma le tue opere?

Sviluppo il mio lavoro nel procedimento. Il processo di lavoro per me è uno stato meditativo in cui non voglio nulla. Tutto nasce nel processo, il che è positivo quando scorre e si verifica il cosiddetto “stato di assenza di mente”: in questi momenti il pensiero si ferma e la subcoscienza prende il sopravvento. La base di questo stato è l’esperienza e la pratica precedente. pratica. Una volta completato il processo di creazione, per me arriva un momento di ripensamento, in cui rivedo, valuto, confronto, critico e poi rivedo ciò che ho creato. Spesso scopro nel mio lavoro echi di cose, stati d’animo e forme che ho incontrato nella mia vita quotidiana. Si infilano nelle opere dal mio subconscio senza che io lo voglia. Questo processo è estroso e produce risultati migliori di quelli che potrei creare consapevolmente. Questo approccio al lavoro riguarda sia i miei dipinti/collage che le mie installazioni.

Non si tratta di realizzare idee, ma di creare atmosfere, concentrandomi sui toni di colore. Le mie installazioni e i miei dipinti si basano sul processo di formazione, concentrandomi sull’interazione dei toni di colore, creando scene emozionali ispirate alle forme della natura.

Beyond gravity (detail) installation, whitespaceblackbox, neuchatel, ch, Foto Falcao Hänggi

Cosa significa per te essere un’artista?

Essere un artista significa per me trovare soluzioni a questioni pittoriche attraverso il linguaggio dell’arte. In tempi così difficili, mi piace offrire al visitatore che entra in un’installazione o guarda un’opera d’arte la possibilità di immergersi in essa, di dimenticare per un momento il mondo esterno e di ritrovarsi in un mondo intermedio di colori, suoni, forme organiche e strutture. Per poi tornare ricaricati di nuova energia positiva alla vita di tutti i giorni.

Remix II, collage, ink on paper, 2022, 36 x 56 cm, Foto Alexander Müller

Quali sono o quali sono stati i riferimenti artistici e culturali che hanno ispirato o influenzato la tua ricerca e la tua pratica artistica’?

Non mi ispiro più di tanto ad altri artisti o a riferimenti culturali. Sono sempre gli elementi della natura che si riflettono nel mio lavoro, le strutture e i colori che ne derivano. Il mio lavoro cattura un momento di crescita e di evoluzione; per lo spettatore è una visione di un’esperienza sensoriale viva, piena di vitalità e di ricchezza di colori.

In che modo sta evolvendo la tua arte e cosa vedi nel tuo futuro?

Scoprire nuove forme di espressione con l’obiettivo di intensificare l’esperienza per lo spettatore.

Melody of growth II, 70 x 90 cm, collage, ink on paper, 2021, Foto Carsten Baier

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.