La Ghostnets Art: un’azione ecologica collettiva e costruttiva
Ormai da vari anni, numerose organizzazioni non governative si occupano delle questioni connesse all’inquinamento marino, una di queste è la GhostNets Australia, che concentra i suoi sforzi sulla ideazione e il supporto a programmi contro la distruzione della fauna marina causata dalle reti da pesca abbandonate.
Photo by Greg Adams, source www.ghostnets.com.au
Le reti hanno un impatto drammatico sull’ ambiente, intrappolando e uccidendo squali, tartarughe, coralli e alterando l’ecosistema costiero e marino a danno dell’ambiente
Big Net. CourtesyGhostNets Australia
Nel 2004 un gruppo di ricercatori, ranger australiani, artisti e volontari, ha stretto un accordo sotto il nome di GNA (GhostNets Australia) per affrontare questo problema con un’ottica nuova e costruttiva supportando una serie di iniziative nel campo dell’arte che si diversificano in modo evidente dalle rappresentazioni negative che di solito accompagnano la trattazione delle questioni ambientali.
Collaborative crocodile. Sculpture by the Sea 2012 Sydney. CourtesyGhostNets Australia
Fondamentale per la riuscita del progetto è stato il coinvolgimento delle comunità indigene locali australiane che vivevano il problema dell’inquinamento in prima persona(le comunità più coinvolte nella ghost net art sono Erub e Pormpuraaw) e che si sono attivate attraverso interventi di collaborazione con vari artisti, avviando iniziative creative volte ad utilizzare i materiali di scarto per trasformarli in tessiture e oggetti d’arte. Le comunità introdotte alla ghost net art attraverso GhostNets Australia continuano a sviluppare questa forma d’arte in modo indipendente.
Nel corso degli anni, i materiali sono stati raccolti localmente ripulendo coste e mari.Sono stati organizzati workshop ed eventi pubblici presso le comunità coinvolte e tutti hanno contribuito in modo rilevante diffondendo sia il messaggio ecologico, sia dimostrando il valore artistico delle opere realizzate partendo da materiali inquinanti, dando vita a pesci e coralli con reti e bottiglie di plastica, sculture, tappeti, borse, cesti e utensili di vario genere.
Successivamente, il progetto Ghost Net Art si è arricchito della partecipazione di artisti che hanno dato vita a opere ad ispirazione marina con le quali narrano le storie sul mare e sulla cultura dei popoli australiani indigeni. Tutti questi lavori, tra cui le opere realizzate dagli isolani dello Stretto di Torres (isola di Erub e Contea di Pormpuraaw) sono poi stati oggetto di mostre ed installazioni sia in Australia che in Europa e alcuni dei lavori realizzati fanno oggi parte di collezioni private e pubbliche (come ad es. il Museo Etnografico di Ginevra)
Ho contattato Sue Ryan, art director di GhostNets Art e le ho posto alcune domande.
Sue, quale impatto ha avuto all’inizio la Ghost Nets Art e quale impatto ha avuto oggi sulla popolazione locale australiana?
L’Art Project ha avuto una qualità quasi magica. Ha riunito persone diverse per condividere storie e tecniche e creare cose belle a partire da un materiale potenzialmente dannoso. Il progetto era onnicomprensivo, dove chiunque poteva partecipare e aggiungere qualcosa al progetto, indipendentemente dalle proprie capacità. Si trattava di connettere le persone per diffondere la parola sulle reti fantasma, l’effetto che la rete fantasma ha avuto sulle comunità indigene e la questione globale della plastica negli oceani. L’arte è stato uno strumento incredibilmente potente per trasmettere questo messaggio. Si collegava alle persone in modo positivo e divertente, dove potevano essere coinvolte e non erano impotenti per fare la differenza.
L’arte era nuova e fresca e conteneva un messaggio potente. All’inizio del progetto l’arte è stata raccolta da istituzioni pubbliche. Non passò molto tempo prima che le opere fossero riconosciute a livello internazionale e la Ghost Net Art si è evoluta fino a diventare un movimento artistico in Australia.
Penso che la ghost net art abbia aiutato a spostare la coscienza e ad accentuare l’urgenza di agire. Il progetto ci ha reso consapevoli che non importa dove viviamo, la nostra età, la nostra cultura o quello che facciamo, siamo tutti collegati dall’acqua e ognuno di noi può fare la differenza.
Potresti dirci come si svolge oggi il programma Ghost Nets Art? Come pensi che la Ghost Nets Art si svilupperà in futuro? Avete progetti in corso?
La Ghost net art ha una vita propria. Le comunità che sono state inizialmente introdotte nel progetto, continuano a svilupparlo e a creare opere sorprendenti e innovative uniche nella loro regione. Queste opere hanno ispirato molte persone, scuole e comunità a raccogliere la plastica al largo della costa e a realizzare le proprie creazioni.
Quello che vediamo ora è una selezione più ampia di plastica utilizzata nell’arte e tutte le diverse tecniche applicate per riscaldare, formare o manipolare la plastica. Qualsiasi plastica nell’ambiente può creare una minaccia e finire per inquinare i corsi d’acqua, così più gruppi stanno partecipando, anche le comunità agricole dell’entroterra stanno usando i loro materiali di scarto per realizzare opere interessanti. È incredibile l’impatto e lo sviluppo che ha avuto la ghost net art. Sembra che continui a prendere slancio a livello internazionale e con ciò otteniamo di nuovo ulteriore interesse dall’Australia. In realtà sembra ora più rilevante di quando è iniziata più di un decennio fa, dato che il cambiamento climatico è diventato un fatto innegabile e le barriere coralline sono ora minacciate dall’aumento della temperatura dell’acqua.
Penso che tutti i gruppi e gli artisti abbiano progetti in corso e mostre in corso. Sto per iniziare una scultura di due metri nel mio studio. Ho delle nuove tecniche che desidero provare!
Le foto presenti nell’articolo sono pubblicate per gentile concessione di Ghost Nets nella persona di Sue Ryan
Per approfondimenti sull’azione e sugli sviluppi del progetto Ghost Nets Art, si rinvia al sito web dell’organizzazione.
ELENCO DELLE FONTI:
https://www.ghostnets.com.au/ghostnet-art/
https://www.artlink.com.au/articles/3780/the-ghost-net-art-project
https://journals.openedition.org/anthrovision/2221
ricerca a cura di Gèraldine Le Roux, Université de Bretagne Occidentale / James Cook University