Interviste

LAURA MEGA

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*Foto in evidenza: Laura Mega, ritratto artista, allestimento al MACRO museo arte contemporanea di Roma, 2019

Laura Mega lavora tra Roma e New York. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma e all’Università dell’Immagine di Milano (scuola sui cinque sensi creata dal fotografo Fabrizio Ferri).

La sua pratica alterna disegno, testo, ricamo, stampa, avvalendosi talvolta anche di materiali alternativi (come la cera epilatoria di colore rosa), con cui interviene su biancheria, indumenti, elementi tessili -soprattutto appartenenti ad antichi corredi. Attraverso un linguaggio immediato e contemporaneo Laura Mega trasforma testimonianze di una femminilità costretta e predefinita in opere capaci di veicolare ed indagare istanze emozionali, sociali, politiche dove la cifra ironica lascia all’osservatore la responsabilità della diversa profondità di lettura con cui interpretarle.

Laura Mega ha esposto alla Ivy Brown Gallery (NYC), M55 Art Gallery (NYC), Resobox Gallery (NYC), alla Endless Biennial (NYC), al Sejong Museum of Art (Seoul), MACRO (Roma), MADXI (Latina), Every Woman Biennial (Londra), Clio Art Fair (NYC). Ha avuto collaborazioni con Moleskine S.p.A., SOME SERIOUS BUSINESS (LA), PULSE Art Fair Miami, Culture Monks (India), SENSE LAB (Milano), The Blue Bus Project (NYC), MuvolaProject (Roma). Con la casa editrice Pulcinoelefante (Milano) ha realizzando due libri d’artista in tiratura limitata di 33 copie. È ideatrice e curatrice del progetto artistico DREAMERS e co-fondatrice del progetto LAZZARO_ART DOESN’T SLEEP.

BE DIFFERENT, 2020, dettaglio camicia da notte del Corrèdo, testo stampato a mano con inchiostro per tessuto

Laura, il tuo percorso artistico comincia in Italia e ti porta a lungo a lavorare e vivere a New York. E poi a tornare. Come ha influenzato la tua sperimentazione e la tua pratica questa esperienza?

Credo che, a prescindere dalla meta, allontanarsi dalla propria terra e dalle proprie radici porti sempre un cambiamento, chiaramente una città multiculturale, attiva e stimolante come New York ha fortemente contaminato e segnato la mia vita in maniera esponenziale. È una città generosa e avara, dona facilmente ma con altrettanta facilità toglie. Un po’ come un ex che continui ad amare ed odiare allo stesso tempo. Negli anni in cui ho vissuto a New York ero più sensibile a un tema che mi toccava da vicino ovvero l’immigrazione. Grande importanza ha avuto anche la situazione politica, in particolare quella di “Trump”, fonte d’ispirazione per una serie dedicata proprio a lui. Al mio rientro in Italia, a fatica, ho lentamente ripreso in mano le mie origini.

BORN TO MAKE MY HUSBAND HAPPY, Camicia da notte da Corrèdo in lino e ricamata a mano, 2022

Quando e come hai iniziato a lavorare con tecniche e medium tessili?

È stato un evento preciso ad indirizzarmi verso il tessile. Ricordo, nella zona di Chelsea, dei rettangoli in tessuto bianco appesi a un filo come un bucato steso, sopra c’erano delle frasi in supporto di Barack Obama scritte con un pennarello blu. Era il 2008, durante la campagna presidenziale negli Stati Uniti. Per me l’arte è uno strumento di protesta che invita a riflettere. Quell’installazione ha suscitato in me l’effetto di un campanello di allarme… ho iniziato così ad usare le lenzuola come supporto per la mia personalissima “propaganda”, e a disegnare e stampare parole su stoffa con inchiostro per tessuto, in modo da fissare meglio i pensieri.

CARA MAMMA, 2021, sottobicchiere del Corrèdo in tessuto e ricamato_photo credit Claudia Pecoraro, 2021

La scrittura è parte integrante di molte tue opere. Come si coniuga la parola con e nella tua pratica artistica?

Sono solita stamparmi messaggi all’interno di tasche e in parti nascoste dei vestiti. La parola è uno strumento potente e importante sia nella mia vita che nell’arte che produco. Il testo presente nei miei lavori ne scandisce il ritmo, li completa e ne sottolinea l’ironia.

HABIBI, 2018, disegno e stampa a mano con inchiostro per tessuto e ceretta epilatoria su lenzuolo da Corrèdo

Appunto, cos’è l’ironia per te – altro ingrediente di molti tuoi lavori?

Mi piace vedere le persone reagire alla mia arte con un sorriso e, allo stesso tempo, mi piace che questo sorriso lasci anche un po’ di amaro in bocca. Il mio lavoro ha, solitamente, una doppia chiave di lettura. Un po’ come quando conosci una persona nuova, puoi decidere di fermarti all’apparenza oppure andare oltre scoprendo le sue ansie e paure. L’ironia ti entra dentro lentamente lasciando poi un segno perché la mente ha tutto il tempo di metabolizzarne il contenuto.

IL MIO PIÙ GRANDE SUCCESSO, mutandoni del Corrèdo_in cotone con testo ricamato a mano, 2022

Femminile e femminismo: come declini questi due termini nel tuo lavoro?

Per rispondere a questa domanda mi sembra interessante soffermare l’attenzione su come Wikipedia definisca il termine femminile: ‘Il femminile è un genere grammaticale… Per esempio, sono sostantivi femminili donna e tovaglia’. La scelta delle parole è importante anche quando appare innocua, come in questo caso… si tratta di un “femminile” determinato dal mondo maschile, che conferma i cliché frutto di secoli di patriarcato; perciò, oggi il femminile non può essere slegato dal femminismo, che deve dare la direzione. Il mio, in questo senso, è sicuramente un lavoro al femminile, e lo sottolineo con la presenza del colore rosa, presente in pressoché tutte le mie opere, che viene impresso tramite la ceretta epilatoria sciolta sul tessuto o dal filo per ricamo che utilizzo alternativamente in rosa o in rosso. Si tratta di un lavoro la cui delicatezza contrasta spesso con il testo che lo accompagna.

I'M SAD e THE WAY TO THE MAN'S HEART, tovaglioli in tessuto del Corrèdo con testo stampato a mano e ceretta epilatoria rosa, 2021

Recentemente stai sperimentando la dimensione del tappeto come forma espressiva. Com’è nata e si è sviluppata questa serie di lavori?

Mi ha sempre incuriosito il tappeto come oggetto e l’uso che se ne fa nelle diverse culture. Il tappeto è associato alla pratica di meditazione e preghiera, è simbolo di benvenuto sull’uscio di casa, perfino magico in alcune favole…
Personalmente, mi riesce facile associare il tappeto all’essere umano: è un oggetto che viene calpestato, abusato, e spesso porta i segni indelebili del passaggio di chi lo attraversa. Ultimamente ho realizzato un tappeto a forma di nuvola, che al buio rivela la scritta “DREAM”, per tutte le volte che i nostri sogni vengono calpestati, e uno a forma di cuore anatomico con la scritta “WALK ALL OVER ME” dedicato a chi di noi è intrappolato in un amore così tossico da permettere al proprio partner di schiacciare i nostri sentimenti.

WALK ALL OVER ME, tappeto fatto a mano_lana e acrilico, 62x102 cm, 2022

Nel tuo ultimo progetto intervieni con il ricamo su indumenti vintage. Non sei nuova all’utilizzo di elementi tessili appartenuti a vecchi corredi e all’uso quotidiano di altri tempi. Che significato ha per te questa scelta?

Ho il ricordo da bambina di un grosso baule che sembrava custodisse un tesoro… nessun doblone d’oro ma lenzuola in lino ricamate da mia madre, pizzi comprati a Burano e un forte odore di naftalina. Il CORRÈDO ha un grande valore affettivo per me: consapevole del fatto che non l’avrei mai usato, l’ho trasformato in altro. Nonostante sia affascinata da questa usanza tramandata di madre in figlia, e dai racconti che l’accompagnano, l’idea del CORRÈDO mi fa pensare alla visione della donna nata per essere moglie e madre e niente di più. Per anni mi sono ritrovata a tavola in famiglia, durante le feste, con l’incubo della fatidiche domande su fidanzati e matrimonio. Ecco, lavorare sul CORRÈDO è per me alleggerire ma, allo stesso tempo, enfatizzare la visione distorta del ruolo della donna che, purtroppo, non si è completamente evoluta nel tempo.

THE STRONGEST, disegno e stampa a mano+ceretta epilatoria rosa su asciugamano di lino del Corrèdo, 2019

Da dove arriva l’ispirazione per le tue opere? E qual è la loro genesi?

L’ispirazione arriva dal quotidiano, dal mio stato emozionale, dal sociale e da tutto quello che accade intorno a me. La produzione artistica segue di pari passo la mia esigenza di comunicare. Ho sempre difficoltà ad interagire con le persone e l’arte mi aiuta in questo, facendo da tramite.

MY MOTHER ALWAYS TOLD ME, mutandoni del Corrèdo in cotone e ricamati a mano, 2022

“Amazoniano il nuovo HERO” è una tua creazione che non so se ascrivere alla saggistica, alla performance artistica interattiva, alla provocazione giornalistica o se definirla un intervento d’artista che coinvolge diverse discipline e diversi ‘attori’. Insomma, mi racconti questo progetto?

“AMAZONIANO il nuovo HERO” credo sia la mia più grande performance artistica. Per problemi di rinnovo della mia Visa americana, sono rimasta bloccata in Italia e, in periodo di pandemia, l’unica offerta lavorativa proveniva da Amazon. Lo stipendio era buono e dovevo lavorare solo per tre mesi nel weekend con turno notturno, mi sembrava quasi una vincita alla lotteria. Non tutti sanno che ogni dipendente Amazon viene definito HERO, tanto che dal primo giorno di lavoro Amazon ti fornisce uno zainetto e una borraccia con sopra stampata la parola HERO, come per ricordarti la missione a cui sei destinato, a servizio del cliente. E così, sia che tu abbia una o più lauree oppure nessun titolo di studio, gli amazoniani sono tutti eroi allo stesso livello e di uguale importanza.

Attraverso Elena, il mio alter ego e protagonista della vicenda, racconto in chiave ironica ma senza pregiudizio la mia avventura nel magazzino Amazon di Passo Corese, in provincia di Rieti.

La definisco una performance artistica perché ho deciso di autoprodurlo proprio attraverso Amazon; ogni acquisto del libro avvia la catena di montaggio del magazzino, un’azione ripetuta in loop: Amazon produce, stampa e vende il libro sull’amazoniano, l’amazoniano preleva il libro e lo confeziona all’interno del magazzino Amazon, concludendo l’intera operazione con la spedizione al cliente che compra su Amazon.

Dopo questo primo esperimento, ci ho preso gusto e ho realizzato il mio secondo libro d’artista, “ThePinkSide of WTF”, in doppia versione, una rigorosamente in rosa e una da colorare.

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.