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Lilli Jahilo: ‘Vasja e Vera’

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Lilli Jahilo è un’affermata fashion designer Estone. Il suo showroom con annesso atelier si trova a Kalamaja: un tempo quartiere di pescatori è ora una delle più trendy aree di Tallin. Camminando tra edifici industriali rimessi a nuovo, circondati da gallerie d’arte, eleganti caffetterie e studi creativi vi si respira l’aria frizzante di una moderna capitale nordeuropea.

Una delle caratteristiche più affascinanti di Tallin è la sincronica e armonica presenza di storia e modernità, un aspetto che si rispecchia anche nella cultura locale e arricchisce processi produttivi e creativi.

Questa combinazione è al centro del progetto di arte tessile di Jahilo, creato nel 2020 per il Simposio di arte ambientale TAKKK: “Interruzione. Apparizione e scomparsa di paesaggi antropizzati.” In Tammiku e Kohila (2020-21)

Lilli Jahilo , ph. credits Elina Simonen & Annika Haas

Il simposio è stato curato da Elo Liiv, ed ha portato artisti estoni e internazionali a confrontarsi con la storia e la cultura locali, creando dei progetti d’arte “site-specific”.

La curatrice scrive che questo progetto di mostra: “Introduce le possibilità e la capacità dell’arte ambientale di descrivere la relazione tra l’uomo e l’ambiente”.

“Non c’è niente di eterno in questo mondo. La vita è in continuo movimento, in balia della vita e della morte. Questo vale anche per i paesaggi e i siti creati dall’uomo, nonché per gli strati di relazioni e ricordi a essi collegati. Un tempo centri di vita, aree di pregio culturale e ambientale, edifici produttivi, punti d’ incontro e reti stradali – tutto si sconnette, svanisce, viene dimenticato e ricoperto dopo un certo numero di respiri della storia. I ricordi continuano a tremolare per un momento, prima di svanire. Il nome è l’ultimo a scomparire. Interruzione come transizione, come chiave di una continuità che apre le porte della storia e sospende il processo di riappropriazione della natura. La domanda “I luoghi abbandonati possono ricordare le persone?” è in cerca di risposte durante il simposio. Gli artisti fermeranno la naturale trasformazione degli ex impianti industriali nell’area di Kohila e Tammiku e interromperanno per un momento la scomparsa di questi punti di riferimento dalla memoria delle persone”.

Ph. Credit Elina Simonen

A Kohila, lo spazio scelto per lo sviluppo dei progetti è la vecchia cartiera che si presenta oggi come un affascinante gigante polveroso dalle finestre in frantumi attraverso le quali si intravede un mondo sospeso nel tempo.

All’interno tutto è stato abbandonato come se non ci fosse stato il tempo di pulire, svuotare, sistemare. Nei trent’anni dalla chiusura la fabbrica è invecchiata velocemente. I freddi inverni estoni hanno lasciato il segno sui muri e il vento ha sfondato le finestre, prendendo il sopravvento. Rimangono, però, molte tracce della vita che popolava questo luogo: documenti, utensili e, soprattutto, le uniformi degli operai.

Ph. Credits Lilli Jahilo

L’opera d’arte di Lilli Jahilo: ‘Vasja e Vera’, è profondamente legata ai ricordi delle persone. Uno dei capi di abbigliamento più iconici: la divisa tradizionale dei lavoratori sovietici, diventa il soggetto di modifiche e rinnovamenti, a livello formale e concettuale. “Ho preso cinque capi che ho trovato in fabbrica e li ho ricreati” Ecco come la designer ha portato la memoria del luogo da un vecchio armadietto polveroso all’industria della moda.

Ph. Credits Lilli Jahilo

L’atto creativo “cerca di evocare ricordi e creare nuove prospettive, oltre a esplorare la tecnologia e la storia degli abiti da lavoro. La mostra finale, installata all’interno della lavanderia, si basa su capi autentici trovati nell’estate del 2020 nella cartiera ormai chiusa.”

Ph. Credit Elina Simonen

Utilizzando i modelli tradizionali, la designer ripropone una camicia da uomo in cotone riciclato, ecologico ed etico. I materiali e la sostenibilità sono molto importanti per il design di Jahilo e cruciali in un simposio che si concentra sull’impatto dell’arte sull’ambiente.

Il pezzo più importante dell’installazione è un cappotto da operaio: “puhvaika” in estone e “fufaika” in russo, un tempo realizzato interamente in cotone, rigorosamente blu navy.

Era indossato dai lavoratori in tutta l’Unione Sovietica. Molte persone collegavano emozioni negative a questo capo d’abbigliamento, e non solo per il suo design. Ai tempi, non c’era altra alternativa per scaldarsi durante i freddi inverni né la possibilità di scegliere altri indumenti. Per le persone deportate in Siberia, ad esempio, questo cappotto era l’unico modo per sopravvivere, specifica Lilli.

La versione moderna è invece realizzata in Mohair, misto lana e piume riciclate: calda e leggera è ora indossata dalle celebrità. Ricreata con tessuti lussuosi, la vecchia giacca degli operai sovietici è diventata una tendenza.

Ph. Credits Silver Mikiver

Lo sviluppo in ambito commerciale è stato inaspettato.La designer ha apprezzato estremamente il tempo dedicato alla creazione di un’opera d’arte radicata nella storia della sua città natale. I nuovi capi hanno riscosso un enorme successo fra i visitatori che hanno chiesto di poterli indossare. “Quando sei una persona creativa” dice “le cose iniziano a svilupparsi. I materiali e le idee aprono la strada verso direzioni inaspettate e un’idea puramente speculativa può diventare un successo commerciale. I confini tra le discipline sono molto sottili e devono essere superati per portare innovazione.”Questo servizio fotografico, con tutti i capi della collezione nata in Kohila, unisce l’atmosfera misteriosa della fabbrica abbandonata a tessuti e design moderni.

Per sapere di più sui vestiti di Kohila e sulle collezioni di Lilli Jahilo tra arte e design della moda, dai un’occhiata al suo sito web: https://lillijahilo.com/collections/modern-ikebana/

Tra le sue eleganti creazioni, un’attenzione particolare va data alla collezione realizzata in collaborazione con il Museo d’Arte dell’Estonia. Per i 100 anni dalla fondazione, Jahilo ha disegnato abiti ispirati al lavoro di Adamson-Eric. Artista estone molto produttivo è morto nel 1969 lasciando un’importante eredità. “Passando in rassegna le centinaia di opere presenti nell’archivio, è stata la serie di ceramiche e i dipinti non- figurativi degli anni 60 a colpire maggiormente la giovane designer”.

Jahilo trasforma le superfici colorate delle porcellane in un altro materiale, più morbido e dinamico. Manipolati e resi con forme inusuali, come il plisset, i lavori di Adamson-Eric rivivono sottoforma d’immagini digitali stampate su satin di seta, cotone e crepe.

I capi di questa collezione sono pezzi unici e limitati.

Maggiori informazioni sul simposio: en.takkksymposions.ee

Elena Redaelli

English version Dal 2010 mi occupo di arte contemporanea realizzando progetti fra scultura tessile, arte ambientale e social practices. Negli ultimi anni il mio lavoro mi ha portato a vivere viaggiando con progetti e residenze artistiche nel mondo. Esploro processi di generazione e trasformazione della materia, applicando diversi livelli di controllo e indagando i limiti tra autorialità e partecipazione.Talvolta il materiale prende il sopravvento, altre volte sono i partecipanti di un progetto o l’ambiente stesso a farlo, risultando in un dinamico e continuo scambio. Il fare manuale è per me un processo d’interrogazione dell’ambiente e uno strumento per entrare in contatto con nuove persone e culture. Nei miei progetti applico una commistione di tecniche differenti prese dalla scultura, dall’artigianato, dal disegno e dall’ estetica relazionale. Ricerco e utilizzo tecniche antiche: tessitura a telaio, arazzo, crochet, feltro, ricamo, annodature e carta fatta a mano. Nelle mie installazioni, che si sviluppano su larga scala, unisco metodi di lavorazione lenta a nuove tecnologie. Tutto ciò che riguarda il tessile è sempre stato estremamente affascinante per me. Mi piace imparare e condividere idee e conoscenze sul vasto mondo delle fibre ed e’ quello che ho fatto durante i miei viaggi di ricerca tra Europa, Asia, USA e Africa.