Interviste

MARIA A. GUZMÁN CAPRON

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Foto in evidenza: Maria A. Guzmán Capron, Te Llevo Dentro, detail, 2021, Fabric, thread, batting, latex paint, spray paint and acrylic paint, 59 x 29 in, Courtesy of the artist and Shulamit Nazarian, Los Angeles. Photo: Ed Mumford

Maria A. Guzmán Capron (Milano, 1981) ha conseguito il MFA presso il California College of the Arts nel 2015 e il BFA presso l’Università di Houston nel 2004.

I suoi lavori sono combinazioni di tessuti colorati che cuce a mano e che modella nelle forme del corpo in una sintesi tra figurazione ed astrazione. La sua ricerca indaga gli aspetti ibridi dell’identità culturale e la necessità assertiva e competitiva degli esseri umani nell’ambito di società complesse come quelle contemporanee. Nata in Italia da genitori colombiani e peruviani, trasferitasi giovanissima in Texas, Maria Guzmán conosce bene questa necessità di adattamento a culture e paesi diversi. Le sue opere tessili multistrato sono metafora delle diverse identità che convivono in noi, alcune più represse, altre più esaltate.

Maria A. Guzmán Capron ha all’attivo numero personali tra cui la mostra alla Shulamit Nazarian a Los Angeles, CA, alle Texas State Galleries di San Marcos, al Roll Up Project di Oakland, CA e alla Guerrero Gallery di San Francisco, CA. I suoi lavori sono stati inclusi, tra le altre, in mostre collettive al NIAD Art Center di Richmond, CA, al Buffalo Institute for Contemporary Art, alla Deli Gallery a Brooklyn, New York e alla Mana Contemporary a Chicago.

Le abbiamo domandato di raccontarci di più sul suo lavoro in questa intervista esclusiva per ArteMorbida.

Maria A. Guzmán Capron. Courtesy of the artist and Shulamit Nazarian, Los Angeles

I tuoi lavori sono ibridi in cui utilizzi diversi medium tra i quali spicca quello tessile. Come sei arrivata a questo linguaggio che sintetizza diverse abilità anche artigianali come il cucire?

Non avevo nessuna esperienza nel cucito, ma durante gli studi di pittura ero solita utilizzate la colla a caldo per attaccare ritagli di tessuto a delle sagome di cartone e compensato. Era esaltante non saper utilizzare un materiale e cercare di inventare un metodo mio personale, ma al centro di quella sperimentazione vi era una vera passione per i tessuti stessi. Oggetti artigianali come quilt, tessuti del Perù e abbigliamento hanno sempre rappresentato per me una fonte di ispirazione. Così decisi di acquistare una macchina da cucire economica e di continuare a sperimentare, creando costumi, maschere e sculture ‘morbide’ e dopo circa vent’anni di lavoro sul tessuto ho sviluppato un mio personale approccio alla fabbricazione, che è alla base della mia pratica artistica.

Maria A. Guzmán Capron Temblor, 2021 Fabric, thread, batting, latex paint, spray paint and acrylic paint 34 x 36 in. Courtesy of the artist and Shulamit Nazarian, Los Angeles

Cos’è l’identità e quanto questo tema è ispirazione, forma e contenuto dei tuoi lavori?

Attraverso una combinazione di colori e tessuti cuciti a mano, unisco una grande varietà di disegni e tinte sorprendenti per creare forme corporee. Con la fusione di figurazione e astrazione, le opere esplorano l’ibridismo culturale, l’orgoglio culturale e il contrastante desiderio di assimilare e di essere viste.

Sono nata a Milano, in Italia, da genitori Colombiani e Peruviani, e ho vissuto lì fino ai 14 anni. Sebbene sia cresciuta nello stesso luogo in cui sono nata, sono sempre stata considerata un’immigrante. Mi sono poi trasferita in Colombia, un’esperienza che mi ha fatto vivere una nuova forma di immigrazione, e poi di nuovo mi sono trasferita in Texas. Riconosco le sfide di passare da una cultura all’altra e da una geografia all’altra. I miei lavori tessili multistrato intendono proprio sottolineare che siamo composti da diverse identità, alcune che reprimiamo e altre che esaltiamo.

Maria A. Guzmán Capron Te Quiero, 2021 Fabric, thread, batting, latex paint, spray paint and acrylic paint 43 x 24 in Courtesy of the artist and Shulamit Nazarian, Los Angeles Photo: Ed Mumford

Qual è il valore concettuale della scelta di utilizzare tessuti di scarto per le tue opere?

La mia pratica artistica esplora come la stoffa, con il suo stretto collegamento agli abiti, è un simbolo di identità di genere, di classe e culturale. Sono attratta dagli scampoli di tessuto recuperati dai negozi di seconda mano e dai discount, dal raccogliere materiali che sono stati tagliati e scartati perché in eccesso e in questo modo portare al centro dell’attenzione ciò che la società sottovaluta. Mi sento stretta in una morsa di incomprensione, inadeguata nel recitare la parte che mi è stata assegnata e sento l’orgoglio nell’esprimere me stessa offuscato dall’esotizzazione.

Maria A. Guzmán Capron Te Llevo Dentro, 2021 Fabric, thread, batting, latex paint, spray paint and acrylic paint 59 x 29 in Courtesy of the artist and Shulamit Nazarian, Los Angeles Photo: Ed Mumford

Le tue opere sono vivissimamente colorate. Cos’è il colore per te e che significato ha nell’ambito dei tuoi lavori?

Gli abiti e i tessuti portano con sé segni e significati. So che per molte persone qualche colore acceso rende un outfit esotico e chiassoso, ma è così che si veste la mia famiglia, proprio con quelle tinte forti e con i disegni floreali che caratterizzano le mie opere. L’esuberanza del colore mi dà un senso di sicurezza e di conforto, ma so che per alcuni può sembrare spavalderia. Le mie opere raccontano quella tensione: mostro il mio gusto estetico, la mia personalità e la difficoltà di esprimerlo in un nuovo spazio. Come immigrata, come persona, sento il bisogno di appartenere. Voglio far parte della mia comunità, ma senza rinunciare a quello che sono. Voglio fare la mia parte nel creare uno spazio che possa accogliere tutte le sfumature.

Maria A. Guzmán Capron Sígueme, 2021 Fabric, thread, batting, latex paint, spray paint and acrylic paint 46 x 36 in Courtesy of the artist and Shulamit Nazarian, Los Angeles Photo: Ed Mumfordarian

Attraverso la sovrapposizione di materiali, le tue opere superano la bidimensionalità diventando sculture. Quanto è assertiva ed autobiografica questa urgenza di occupare fisicamente uno spazio?

Questo processo e il tipo di opera che creo sono un qualcosa di nuovo. L’ho inventato perché ne avevo bisogno. È proprio come lo hai definito tu, un ibrido che non è facilmente definibile. È in parte pittura, in parte scultura e in parte artigianato, e mi piace pensare che rientri in tutti questi ambiti. È il mio linguaggio e con esso voglio comunicare a tutte le persone che si sentono nel mezzo che anche loro hanno un posto al mondo.

Maria A. Guzmán Capron Siempre (studio image), detail, 2021 Fabric, thread, batting, latex paint, spray paint and acrylic paint 40 x 62 in. Courtesy of the artist and Shulamit Nazarian, Los Angelesand Shulamit Nazarian, Los Angeles

Negli ultimi due anni a causa della pandemia e delle restrizioni che ne sono derivate siamo diventati sempre più virtuali e, di conseguenza, il corpo è diventato sempre meno veicolo di comunicazione reale con il mondo. Come ha influito questo periodo sulla tua ricerca e sulla tua pratica artistica?

Questo tempo passato in pandemia è stato particolare e pieno di cambiamenti nel modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri. Nel pieno del lockdown, chiusa in casa con mio marito e mia figlia, percepivo il mondo come un luogo piccolo e intimo. Lavoravo in cucina, era piccola e facevo soprattutto disegni. Sono abituata al mio studio, uno spazio grande e disordinato. Era decisamente diverso ma per un po’ mi ha fatto piacere questo cambio di passo. Quando sono rientrata nel mio studio ho creato subito un’opera grande piena di energia. Il momento più difficile per me, e quello in cui ho sentito di più la mancanza di contatto, è stato quando ho insegnato a distanza. È così difficile comunicare e raggiungere le persone senza l’aiuto del corpo. Non credo che il corpo sia diventato in qualche modo meno importante per la comunicazione reale, penso piuttosto che stiamo facendo del nostro meglio ma che aneliamo a quella vicinanza che ci manca.

Maria A. Guzmán Capron Siempre (studio image), 2021 Fabric, thread, batting, latex paint, spray paint and acrylic paint 40 x 62 in. Courtesy of the artist and Shulamit Nazarian, Los Angeles

Cosa significa, nella tua esperienza, essere un artista oggi?

Quando ero bambina guardavo i quadri nei musei e sognavo di diventare un’artista. Lo vedevo come una via di comunicazione e come un modo per arrivare alle persone. Quelle opere d’arte mi arrivavano e io voglio fare la stessa cosa. Dico al mondo chi sono e sono in continua evoluzione. Voglio dire agli altri che possono fare la stessa cosa.

Maria A. Guzmán Capron Equis, 2021 Fabric, thread, batting, acrylic and spray paint 55 x 51 in. Courtesy of the artist and Shulamit Nazarian, Los Angeles

Quali sono i tuoi progetti nel prossimo futuro?

Farò parte di una mostra collettiva che aprirà a febbraio al Jewish Contemporary Museum. Attualmente sto lavorando per una mostra personale al Blaffer Museum di Houston, TX che aprirà quest’estate e nel 2023 terrò una mostra personale vibrante e coinvolgente con opere in larga scala con la mia galleria, Shulamit Nazarian. Questo mi rende molto felice.

Shulamit Nazarian, Los Angeles
616 N La Brea Ave. Los Angeles, CA 90036
www.shulamitnazarian.com

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.