Marianne Johnstad-Møller
*Foto in evidenza: Spring exhibition Charlottenborg, 2022, ph. cr. Ole Akhøj, copyright Marianne Johnstad
Marianne Johnstad, artista di origini danesi, nata nel 1965 ad Aalborg, si è formata come designer tessile presso l’Accademia Reale Danese e attualmente vive e lavora a Copenaghen, Danimarca.
Dopo aver maturato importanti esperienze professionali, prima nel campo della creazione di costumi per il teatro e successivamente nel campo della moda, ha deciso di dedicare il suo tempo alla carriera artistica creando installazioni e sculture tessili che rinviano ad un universo sensuale e poetico, che nascono dalla passione per la ricerca, la sperimentazione e l’esplorazione di tecniche e materiali preesistenti che l’artista trasforma donandogli nuovo significato.
Le opere di Marianne Johnstad traggono ispirazione dal mondo interiore, dalla riflessione sul potenziale trasformativo insito dei sentimenti di dolore e perdita e della loro capacità di cambiarci e ricondurci alla parte più autentica di noi stessi.
Quale è stato il tuo percorso di formazione e quando è iniziato il tuo interesse per l’arte tessile?
Ho conosciuto e lavorato con i tessuti fin da bambina. Mia nonna mi ha insegnato a lavorare all’uncinetto e a ricamare. La mia bisnonna era una sarta fenomenale e una delle mie zie mi ha insegnato il merletto. L’altra mia nonna era molto brava a lavorare a maglia a mano e ha confezionato abiti per me e mia sorella.
Ho ricevuto insegnamenti di disegno da artisti molto prima di frequentare la scuola di design.
Ho una formazione nella creazione e nel cucito di abiti, avendo un passato nella danza e nel teatro, cucendo e creando costumi. In seguito ho frequentato l’Accademia reale e mi sono diplomata nel 2004 come textiledesigner, specializzata in maglieria.
Ho lavorato come textiledesigner e artigiana, realizzando campioni e pezzi da esposizione per la moda di alta gamma. Da molti anni lavoro a maglia e tingo accessori e abiti nel mio studio a mio nome.
Il mio interesse per esprimere sentimenti, emozioni e pensieri è cresciuto insieme al lavoro scultoreo e alla realizzazione di installazioni. E dopo la mia seconda mostra personale, nel 2018, mi è stato chiaro che volevo concentrare il mio tempo sul lavoro artistico.
Quali concetti, idee, sentimenti, sono per te fonte di ispirazione? Cosa cerchi di “rendere visibile” attraverso il tuo lavoro?
Lavorare con i tessuti è per me un viaggio di crescita, in cui mi sforzo di creare opere che lascino spazio alla riflessione e che abbraccino sia la bellezza che i lati dolorosi della vita.
Sono letteralmente e filosoficamente interessata a ciò che è visibile e a ciò che è nascosto, in noi stessi, nelle nostre relazioni e nella società in cui viviamo.
E mi sforzo di affinare il linguaggio sensuale e tattile che dialoga e collega i nostri sensi, l’intelletto e la spiritualità.
Il tessuto e il colore sono un modo così diretto e sensibile di esprimere emozioni e atmosfere, ed è un linguaggio che parliamo tutti, indipendentemente dall’età e dalla nazionalità.
Lavorare con la maglia, creare strati, colori, oggetti scultorei, installazioni, creare mostre è un’ispirazione continua, e gli oggetti precedenti ispirano nuovi oggetti.
In relazione all’invisibile e al visibile ci sono le nostre azioni fisiche e la nostra mente, i nostri pensieri, le nostre convinzioni. Quale mentalità e quali pensieri sono alla base delle nostre azioni. Sono in conflitto l’uno con l’altro?
Quanto è importante l’improvvisazione nel tuo lavoro? Il processo di creazione di un’opera è per te una cosa istintiva o è più il risultato di un preciso progetto?
È molto importante.
Il mio processo di lavoro è ciclico e intuitivo.
Sono cresciuta in riva al Mare del Nord e le forme di vita e i movimenti ciclici dell’oceano influenzano spesso le mie opere.
Lavoro con un tema, un soggetto, una sfida da esplorare. Presto attenzione alle emozioni, alle riflessioni, ai pensieri, alle mentalità, disegnando contemporaneamente su carta, a maglia, trovando i colori, scrivendo, facendo ricerche su artisti e letteratura, trovando vecchi pezzi a maglia, filati, lavorando a maglia e tingendo. E circondarmi di pezzi di maglia nel mio studio.
Crei le tue opere principalmente lavorando a maglia filati delicati, di diverse qualità e intensità cromatiche, a volte anche trasparenti. Che tipo di dialogo instauri con i materiali che utilizzi?
È un dialogo sensuale e sperimentale con i filati, il processo di tintura, la lavorazione a maglia e la modellazione degli oggetti.
Cerco di guardare e di ascoltare la maglia, gli oggetti e l’atmosfera che c’è in me, usando la mia intuizione, la mia esperienza e la mia sensibilità.
Lavoro contemporaneamente su diversi oggetti.
Quando lavoro a maglia con la mia macchina da maglieria manuale, ho bisogno di essere presente con la mia mente e con il mio corpo per farla funzionare. Ogni filato è diverso, ha un proprio ritmo e una propria sensibilità.
Nel processo di tintura inizio con una tavolozza di colori e poi creo delle gradazioni di colore durante il processo. I
Ogni maglia ha un proprio disegno, dovuto alle variazioni di tensione dei punti e alla combinazione di filati che ho creato durante la lavorazione. La combinazione di filati e le dimensioni dei punti danno forma al pezzo lavorato a maglia.
Do una particolare forma anche cucendo insieme i pezzi a mano. Rielaboro pezzi scartati e danneggiati da altri progetti. A volte irrigidisco la maglia e in questo modo la plasmo. Ho anche aggiunto gesso e colore per ottenere le emozioni che volevo esprimere.
Ho lavorato con il filato trasparente per molti anni e continuo ad amarlo.
Il mio obiettivo è quello di contribuire all’arte contemporanea e al tessile con oggetti e installazioni a maglia, e di ampliare la concezione di ciò che la maglia è in grado di esprimere quando viene utilizzata in modi innovativi.
Dietro le tue opere c’è un intenso percorso di studio e ricerca sull’identità dei materiali e sulle diverse tecniche di lavorazione e manipolazione. Questo aspetto costituisce per te una fonte inesauribile di ispirazione. Puoi raccontarci qualcosa di più?
Ho sempre avuto un particolare interesse per i materiali. Quando si lavora con la stoffa, tutto inizia con il tessuto, le sue capacità, le sue superfici e la sua espressione.
Mi piace lavorare con semplicità, utilizzando e accentuando ciò che la maglia fa da sola: arrotolarsi ai lati, in alto e in basso.
L’espressione di un lavoro a maglia è determinata dalla dimensione dei punti e dalle caratteristiche del filato, che uso volutamente per modellare ogni pezzo di maglia. Quando lavoro a maglia con un filato trasparente, posso creare diverse sfumature di trasparenza variando la dimensione dei punti.
Trasformo la potenzialità e l’espressione della maglia aggiungendo della colla in modo che si irrigidisca. In questo processo posso creare una forma di cui la maglia di per sé non è in grado di creare. Realizzo anche opere cambiando la struttura e le caratteristiche del tessuto attraverso lo stiramento e l’uso di gesso colorato. Lo faccio in diversi modi. Dalla superficie morbida del tessuto, appare una materialità croccante e grezza.
Puoi parlarci delle sculture tessili esposte nella tua mostra Becoming? Come è nato questo progetto e quali temi affronta?
Becoming è un’opera scultorea che esprime il processo di affrontare consapevolmente il lutto e la perdita nel tentativo di cambiarne la portata e quindi, auspicabilmente, di scoprire se stessi in modo nuovo. I diversi oggetti scultorei esprimono il processo di diventare un soggetto con ciò che è stato concesso e non concesso, compreso tutto ciò che è danneggiato o mancante.
Gli oggetti scultorei sono fatti di pezzi di maglia scartati e danneggiati insieme a pezzi perfettamente lavorati. Ricreano buchi nella maglia stessa, come fossero lacune di ciò che non è stato, di ciò che non è mai diventato e non diventerà mai. E i buchi sono percepiti come potenti “spazi intermedi” in cui nascondersi, in cui entrare per evolvere in modo diverso – il processo del divenire.
Mi trovavo in un punto della mia vita in cui avevo bisogno di immergermi nel dolore e nella tristezza che portavo con me. Avevo bisogno di iniziare il processo del divenire in un modo diverso. Il mio lavoro con l’aggiunta di colla e gesso alla maglia in colori marrone scuro ha espresso i miei sentimenti e ha dato inizio al lavoro della mostra Becoming. Durante il lavoro i colori e le forme degli oggetti sono cambiati naturalmente, passando da oggetti marroni scuri e rigidi a oggetti color pelle, trasparenti e dalle forme più aperte, molti dei quali con pezzi di maglia scartati, maglia che si disfa e dove il mio lavoro di rammendo della maglia è visibile, proprio come una cicatrice.
La mostra era allestita in un’unica sala e si componeva come una sorta di paesaggio in cui si poteva vagare e percepire i diversi stadi del desiderio, del dolore, del divenire.
A cosa stai lavorando in questo periodo?
Ho appena finito di lavorare a una mostra, Wandering in greed and gratitude, che si aprirà in aprile a Dk.
Dal 2020 esploro il mio rapporto con il tempo e il ritmo, l’impazienza e la pazienza, l’insicurezza e la fiducia, l’immobilità e il cambiamento e ciò che è visibile e ciò che non è visibile. Il che per me è legato all’esperienza di avidità e gratitudine. Ho prestato attenzione a ciò che l’avidità e la gratitudine provocano in me e a come influenzano il mio modo di vivere.
E ho lavorato a sculture create da diversi pezzi di maglia cuciti insieme. E ho aggiunto strati all’interno e all’esterno di un oggetto. Alcuni molto semplici ed eleganti, altri complessi.
Ho realizzato una mostra in cui è possibile aggirarsi tra le sculture trasparenti appese al soffitto. E dove l’ombra di diversi oggetti crea un nuovo strato. L’intento è quello di riportare il visitatore alla quiete e di farlo riflettere sul suo rapporto con l’avidità e la gratitudine.