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MAURIZIO VETRUGNO : WILD LIFE WILD HEAT

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Pitti Immagine Filati 91, Fortezza da Basso, Padiglione Centrale, Firenze
29.06-01.07.2022
Una collaborazione Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci e Fondazione Pitti Discovery

In occasione di Pitti Immagine Filati 91, rassegna internazionale dedicata ai filati per maglieria, la Fondazione Pitti Discovery e il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci presentano Wild Life Wild Heat, un progetto inedito di Maurizio Vetrugno. L’opera è allestita al Piano Terra del Padiglione Centrale, nella Hall Principale, dove resterà in visione per tutta la durata del salone. Mercoledì 29 giugno, alle ore 12.00, si terrà l’inaugurazione della mostra alla presenza dell’artista.

“La Fondazione Discovery lavora da oltre vent’anni sulle aree di confronto e di innesco reciproco tra moda e arte contemporanea – dice Lapo Cianchi, segretario generale di Fondazione Discovery – e inoltre siamo convinti sostenitori delle collaborazioni tra istituzioni culturali.”

“Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci sin dai suoi inizi ha avuto una vocazione interdisciplinare, promuovendo l’incontro tra le arti in un territorio ricco di eccellenze sia a livello culturale che imprenditoriale”, afferma Stefano Collicelli Cagol, direttore generale del Centro Pecci. “Questa dimensione, unica in Italia, sarà sempre più sviluppata nelle future attività della Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, di cui il Centro Pecci è espressione.”

Le pratiche di Maurizio Vetrugno (Torino, 1957) partono dalla selezione di singoli elementi – oggetti, immagini, segni, opere – riconosciuti per la loro bellezza e successivamente rielaborati dall’artista secondo   un’estetica   contemporanea. Prodotto in occasione di Pitti Immagine Filati 91, il progetto Wild Life Wild Heat (2022) a cura di Camilla Mozzato, curatrice del Centro Pecci, evoca esempi di teatri del sociale, in particolare nella rassegna delle maschere: le presenze nella libreria surrealista di André Breton, metamorfosi di materie e spiriti; il pulsare attivo della Factory di Andy Warhol e il suo prolungarsi per decenni sulla scena disco di New York; Le Theatre de la Mode di Christian Bèrard. O ancora La Mode au Congo di Man Ray, che faceva indossare alle sue mannequins du monde, come Consuelo de Saint-Exupéry e Meret Oppenheim, copricapi e monili africani testimoniando – se mai ce ne fosse stato bisogno – il gusto sofisticato dell’arte africana e il perdurare della sua influenza nella controversa affermazione del modernismo internazionale. Rispetto a Man Ray, le opere di Wild Life Wild Heat prendono una direzione simmetrica ma rovesciata, portando soggetti noti e meno noti nel contesto cerimoniale e rituale del teatro di Bali. Le maschere di questo palcoscenico sociale sono icone celebri del pop o ribelli esemplari, modelle d’eccezione, profeti inascoltati, dadaisti della prima ora o figure di semplice e pura vanità.