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MIRIAM MEDREZ

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*Foto in evidenza: Miriam Medrez, CortinaVertebral, Courtesy dell’artista

Miriam Medrez è nata a Ciudad de México nel 1958. Dopo gli studi in Arte e Graphic Design presso la Concordia University di Montreal, Canada, si laurea nel 1979 in Arti Plastiche presso la Scuola Nazionale di Arti Plastiche dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (ENAP-UNAM). Fondamentale per la sua formazione di scultrice sono i corsi tenuti da Gerda Gruber che saprà trasmettere ai suoi allievi non solo le competenze tecniche nella manipolazione dell’argilla ma, soprattutto, incoraggiarli a pensare il materiale come linguaggio artistico scultoreo, portando la ceramica fuori dalla dipendenza dall’immagine bidimensionale e dalla pittura tradizionale.

Serie Fragmentación (espejos ovalados grande), 1.20mtx1.20mtx0.50mt. Tecnica tela, filo, strutura di ferro, specchi
Serie Fragmentation (grandi specchi ovali), 1,20mtx1,20mtx0,50mt. Tecnica: tessuto, bordo, struttura in ferro, specchi

È attraverso la ceramica, d’altra parte, che Medrez apprende il processo chimico primordiale della terra che prende forma e consistenza, come saranno in seguito i tessuti ad insegnarle l’analogia con la pelle e il valore del senso del tatto.

Dal 1985 vive a Monterrey, Nuevo León, dove ha sviluppato il suo lavoro di scultrice e di artista. Nel 1995, il MARCO Museum di Monterrey ha ospitato la sua mostra personale “Assault of Memories” (1995) – evento più unico che raro per un’artista del luogo. Durante un anno sabbatico (1997) Medrez si trasferisce con la sua famiglia in Israele, collaborando con l’Università di Betzalel a Gerusalemme, ricoprendo il ruolo di assistente alla cattedra di scultura alla School of Arts.

Il corpo femminile è una costante nella pratica artistica di Medrez sin dai primi anni Ottanta. Esso è nella poetica dell’artista contenitore di cambiamenti interiori anche attraverso il dialogo con l’ambiente circostante.

La sua ricerca si muove nell’ambito della propria esperienza personale affrontandone dapprima la cifra intima ed esistenziale e successivamente quella universale di una generazione di donne che porta incise su di sé le trasformazioni che, affrancandola da un modello patriarcale, hanno aperto le porte alla possibilità di indagare territori, ruoli, identità inesplorati e alla ridefinizione del femminile al di fuori dei parametri tradizionali.

Serie Conectores (albanicos horizontales), 135x85x30. Copyright Miriam Medrez

Da circa vent’anni, la sperimentazione di Miriam Medrez si è orientata verso il medium tessile: “trovo molte analogie tra la ceramica e l’arte tessile, poiché entrambe richiedono l’abilità della mano, entrambe consentono di ‘sentire’ i materiali che costruiscono dal vuoto. Inoltre, l’una attraverso il fuoco e l’altra attraverso il filo, trasformano la loro apparente informe fragilità acquisendo al termine del processo solidità, forma, forza.”

Materiali e tecniche tessile le consentono traiettorie narrative immersive e che evocano gesti e significati ancestrali capaci però di filtrare e distillare riflessioni sulle istanze della contemporaneità grazie all’intervento artistico: rammendare, suturare, vestire, riparare, avvolgere – un vocabolario che arricchisce e approfondisce il progetto creativo al centro del suo percorso in cui la figura femminile è allo stesso tempo una e molteplice, primitiva e all’avanguardia.

Mujeres en tela. Copyright Miriam Medrez

“Il mio lavoro – dice – ha sempre un aspetto o una prospettiva femminile, con donne o oggetti a cui siamo associate, come cucchiai, abiti, sedie e così via. Quando modello l’argilla, taglio o piego un tessuto, partecipo anche come Donna. Diamo alla luce bambini – come tutte le narrazioni sugli dei che creano gli esseri umani dall’argilla – e li “plasmiamo” – li alleviamo per crescere come individui. E attraverso i tessuti, sento la relazione speciale che le donne hanno con i vestiti, la nostra seconda pelle, e con le nostre case.”

Quien se come a quien. Copyright Miriam Medrez

I suoi lavori sono ispirati dalla realtà che la circonda, “le mie opere – dice – nascono dalla mia esperienza quotidiana, da oggetti d’uso comune e domestico, oppure da riflessioni sulle notizie che arrivano dal mondo, come le proteste o le rivendicazioni femministe, dall’esplorazione del corpo e della sua fisiologia nonché dalle molte forme di stereotipizzazione delle donne – come nell’installazione QUIEN SE COME A QUIEN (2019), ad esempio. Ho realizzato lavori in collaborazione con poetesse e scrittrici creando un abito-scultura basato su un loro testo individuale, un’esperienza personale molto forte.”

Miriam Medrez, Serie Ni una menos. Instalazione di misura variabile. Dettaglio, Camisa. Copyright Miriam Medrez

Lo scorso anno Medrez ha allestito NI UNA MENOS (2021) un’installazione potente composta da camicette da donna, strappate, lacerate o danneggiate, dense di scritte e sporche di vernice rossa, “un progetto – spiega – che affronta la difficile situazione che le donne subiscono in Messico, spesso vittime di abusi e omicidi e con un’altissima impunità per i criminali. Noi Donne sentiamo che le nostre voci non sono ascoltate dalle autorità, e credo che mai come adesso NON UNA DI MENO dovrebbe essere il risultato del nostro attivismo.”

Amplia la sua ricerca sul corpo con RESONANCIA ONIRICA (2022) un’installazione multimediale di trenta orecchie in tessuto delle dimensioni di un volto, sospese, che appaiono e scompaiono al ritmo di una composizione ricca di echi evocativi, note sottili e vibrazioni che portano a un’esperienza sensoriale, emotiva e meditativa.

RESONANCIA ONIRICA (2022). Copyright Miriam Medrez

Il lavoro di Miriam Medrez è stato esposto in innumerevoli mostre nazionali ed internazionali, in sedi istituzionali e gallerie private, ottenendo riconoscimenti prestigiosi in patria ed all’estero. Tra le partecipazioni, tra le altre, va segnalata la Triennale di Hang Zhou Fiber Arts (2019), Contextile2014 in Portogallo, dove ha vinto il Premio Acquisizione e World of Threads Festival, Ontario, Canada. Sue opere sono incluse nelle collezioni pubbliche permanenti della UDLAP Art Collection di Puebla, del Museo MARCO di Monterrey, di Casa Candina a San Juan Portorico, del Museo Keramik Grimeerhaus, Danimarca e del Jingdezhen Ceramic Cultural Center in Cina, solo per menzionarne alcune.

Mamalia. Copyright Miriam Medrez

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.