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MOFFAT TAKADIWA “WITCH CRAFT: RETHINKING POWER”

English (Inglese)

Craft Contemporary 5814 Wilshire Blvd., Los Angeles, CA 90036
3 OTTOBRE 2021 – 9 GENNAIO 2022
Inaugurazione sabato 2 ottobre 2021, dalle 13:00 alle 17:00
Aperture dal martedì alla domenica, dalle 11:00 alle 17:00
Organizzato da Holly Jerger curatore per Craft Contemporary
Info:  www.craftcontemporary.org

Questa mostra è supportata in parte dalla Pasadena Art Alliance, dal Los Angeles County Board of Supervisors attraverso il Los Angeles County Department of Arts and Culture e da una sovvenzione della città di Los Angeles, dipartimento di affari culturali.

Moffat Takadiwa in his studio, 2021. Courtesy of the artist and Nicodim Gallery Los Angeles.

Craft contemporay presenta “Witch Craft: Rethinking Power” la prima mostra personale di Moffat Takadiwa negli spazi di un museo. In mostra una nuova serie di lavori accompagnata dal primo catalogo dell’artista.
Moffat Takadiwa trasforma rifiuti post-consumo, come ad esempio tubetti di dentifricio usati, bombolette spray, tastiere di computer; in sculture e opere murali simili ad arazzi lussureggianti e densamente stratificati che incarnano le complessità della politica e della cultura contemporanea dello Zimbabwe e fanno riferimento alla cultura Korekore, dalla quale proviene.
Per la sua mostra, Takadiwa ha creato nuove opere che sfidano la gravità fluttuando a mezz’aria e rovesciandosi a cascata dalle pareti. In questi pezzi, l’artista materializza le sue indagini sui sistemi di potere secondo una prospettiva propriamente africana, che abbraccia la spiritualità come una potente risorsa per la crescita futura del continente.

Moffat Takadiwa Object of Influence 5A 2021-2048×1638

Takadiwa approccia la creazione collezionando i suoi materiali nelle discariche a cielo aperto in Harare. Questi materiali sono gli scarti dei beni di consumo quotidiani prodotti da multinazionali occidentali che si fanno strada nelle case dello Zimbabwe attraverso i vasti mercati secondari del paese. Il suo lavoro mette in luce come le multinazionali siano un’ulteriore espressione dell’influenza culturale ed economica dell’Occidente in Zimbabwe, dichiarando che: “il commercio non è solo scambio ma anche un’arma di dominio, di persuasione, per far pensare le persone totalmente come l’Altro, perché usando gli stessi materiali li porta a pensare come Occidentali, a causa della presenza [di questi prodotti commerciali] nella vita”.

Una volta raccolti gli oggetti, Takadiwa e il suo team di artigiani e studenti d’arte devono passare attraverso un intenso processo di pulizia, smistamento e devono eseguire numerosi fori prima che gli elementi possano essere assemblati nelle sue opere densamente strutturate

Moffat Takadiwa True Story 3F-2021 scaled

Nella mostra “Witch Craft: Rethinking Power”, Takadiwa ha realizzato lavori che assomigliano a oggetti della tradizione culturale Korekore come cesti o tappeti, comunemente utilizzati nelle case.
Un mito, forse portato dalla colonizzazione, vuole che le stuoie tradizionali servissero come strumenti volanti per le streghe.
Takadiwa fa riferimento a credenze e miti specifici relativi alla stregoneria. Utilizza questo concetto con il carico di associazioni ad esso legate e come elemento miliare per pensare al potere in modo più ampio, chiedendosi perché il potere spirituale che esiste in Africa non sia mai stato considerato come una risorsa per il suo sviluppo futuro.

Nella serie: “Object of Influence”, le forme tubolari di Takadiwa, create da materiali come tappi di bottiglia, tubetti di dentifricio e magliette da golf, lievitano nello spazio della galleria. I famosi marchi che compongono ogni opera si sono infiltrati nella vita quotidiana dello Zimbabwe, sostituendo le tradizionali credenze culturali con la nozione occidentale di consumismo.

Takadiwa trasforma questi prodotti in veicoli di contemplazione che ci trasportano al di fuori della mentalità occidentale e all’interno di una consapevolezza propriamente “africana”, che l’artista ha lottato per creare.

Moffat Takadiwa, Object of Influence

Nel più grande lavoro in mostra, Three Little Witches/Karoi, 2021, Takadiwa sovverte ancora una volta il potere dei prodotti occidentali. Karoi, che si traduce vagamente in “piccole streghe”, è la regione dove Takadiwa è cresciuto. È da sempre stata un’area associata alla stregoneria, principalmente a causa della punizione delle sospette streghe ai sensi del britannico “Witchcraft Supression Act”, che intendeva scoraggiare i nativi dall’eseguire pratiche mediche tradizionali o dall’uso di “poteri misteriosi” e invenzioni africane.

In quest’opera, tre cerchi blu costruiti da testine di spazzolini da denti emergono da un mare di tasti di computer bianchi e neri. La tecnologia e il linguaggio occidentali non sono stati in grado di sopprimere le pratiche spirituali della regione. Rappresentando questa storia negli oggetti del colonialismo occidentale, Takadiwa afferma il proprio potere di dare nuovi significati e nuove narrative a questi materiali.

Moffat Takadiwa Three Little Witches 2021

Residente di Harare in Zimbabwe, Takadiwa si è laureato con un diploma in Fine Art presso Harare Polytechnic College in Zimbabwe nel 2008.
È parte della generazione di artisti dello Zimbabwe post-indipendenza, ha esposto i suoi lavori nelle maggiori istituzioni dello Zimbabwe e a livello internazionale. Le sue mostre e i suoi progetti più recenti includono: Material Insanity, al Museum of African Contemporary Art Al Maaden in Marrakech, Marocco (2019); The Eye Sees Not Itself a Nicodim Gallery di Los Angeles (2018); e De Nature en Sculpture, Villa Datris Foundation, L’Isle-sur-la-Sorgue in Francia (2017). Takadiwa è un membro fondatore di First Floor Gallery a Harare dove ha avuto un importante ruolo come mentore della giovane comunità artistica locale. Dal 2018, Takadiwa ha ricevuto molti premi incluso l’ “Award of Attendance from The Zimbabwe Olympic Committee”, Harare, Zimbabwe nel 2012.

Moffat Takadiwa True Story 3A-2021 scaled

Moffat Takadiwa Object of Influence 5F-2021-2048×1638

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.