Organica – Percorsi del contemporaneo tra arte e natura nel Parco del Limbara
da domenica 25 Aprile
Oʀɢᴀɴɪᴄᴀ è un momento di incontro con i luoghi, un’occasione per scoprire la straordinaria bellezza del Parco del Limbara e riflettere sul complesso tema del rapporto tra uomo e ambiente naturale.
La rassegna ospita nel Bosco di Curadureddu gli interventi site-specific di nove artisti sardi contemporanei che dialogano con la natura del Parco in un suggestivo museo a cielo aperto.
Gli artisti della seconda edizione di sono:
Pietruccia Bassu, Paolo Carta, Daniela Frongia, Giuseppe Loi, Gianni Nieddu, Sabrina Oppo, Bruno Petretto, Josephine Sassu, Monica Solinas.
Le opere di Oʀɢᴀɴɪᴄᴀ sono installate in permanenza nel Bosco di Curadureddu nei pressi del CEDAP – Centro per la Documentazione sull’Ambiente e sul Paesaggio. La località è raggiungibile a piedi percorrendo uno dei suggestivi sentieri che dalla SS 392 si inoltrano nel Parco del Limbara.
Il progetto è realizzato con il supporto della Fondazione di Sardegna, del Comune di Tempio Pausania e con la collaborazione dell’Agenzia Regionale Forestas ed è curato da Giannella Demuro.
“INNESTI” è l’installazione site specific di Land Art di Daniela Frongia:
“Ho iniziato a lavorare al progetto a metà dicembre. Ho pensato di sviluppare un dialogo con il bosco attraversando anche il periodo “pandemico”, rielaborando un progetto realizzato durante i mesi di quarantena che si intitola: “Dentro le stanze”. È un lavoro su tela di piccole dimensioni, con tanti piccoli moduli rettangolari in ferro rivestito di cotone bianco che simboleggiano il trascorrere del tempo chiusi in casa, le azioni compiute e i molteplici punti di vista di uno stesso luogo. Quando mi è stato proposto il progetto nel parco del Limbara l’associazione con quest’opera è stata immediata, avevo la possibilità di “uscire dalle stanze”, di vivere la natura e gli alberi all’aperto. Ho voluto trasformare quei punti di vista interni per trasporli in una visione nuova: Innesti.”
L’opera è composta da trecento moduli di dimensioni varie, realizzati in fili di ferro zincato rivestito manualmente con fili di cotone bianco naturale. Il lavoro si inserisce in modo permanente e in pieno dialogo con l’ambiente ospitante. I singoli moduli vengono assemblati gli uni agli altri attraverso dei nodi (circa 20.000 nodi totali), aggrappati a partire dalle grandi pietre in granito fino ad evolversi in una struttura architettonica dal movimento fluido e morbido, sospesa nel vuoto tra due grandi pini.
“L’installazione – continua Frongia – vuole esprimere l’armonia che si incontra tra la pesantezza e durezza del granito e la leggerezza e mobilità delle chiome degli alberi. Tra questi elementi intercorre il vuoto, inteso come entità priva di forma, ed è proprio qui che l’innesto prende vita; una forma caotica e fluttuante in comunicazione con l’intorno. Al contempo accentua la simbiosi natura/uomo sottolineando come l’atto umano modifichi continuamente il paesaggio, creando molteplici punti di vista di un unico spazio vitale e mai stabile.
L’opera esprime il bisogno umano di relazionarsi con la natura. L’installazione innestandosi nel paesaggio offre un percorso alternativo al fruitore, portandolo ad attraversare e a instaurare un legame non solo naturale ma anche culturale, soprattutto in un momento storico come questo, dove l’arte ha urgenza di respirare ancora.”