PASHMERE: CASHMERE E FIBER ART
*Foto in evidenza: MARIA DEBORAH IUCULANO-allieva ABA BRERA
Gabriele Galatioto mi riceve nel suo ufficio che è ormai quasi sera. Mi racconta con orgoglio della sua azienda, un maglificio fondato dai nonni, il Barone Meno Galatioto Rosso e sua moglie Mariuccia, nel 1965 in quello che, nato sulla scia di Luisa Spagnoli, era il distretto di maglieria di Perugia. Di quella esperienza industriale rimangono oggi poche testimonianze ancora attive e, tra queste, appunto la Galassia srl, cui appartiene il brand Pashmere, che ha consolidato nel tempo la specializzazione nella lavorazione del cashmere di alta qualità, sviluppando una filiera produttiva completa, nel solco di quella tradizione di eccellenza che ha reso il made in Italy famoso in tutto il mondo.
Mi ha invitato a visitare la sua fabbrica in occasione della presentazione della Biennale di Fiberart di Spoleto alla quale, da due edizioni, partecipa indirettamente fornendo il materiale per progetti di ricerca artistica agli allievi delle diverse Accademie italiane che aderiscono alla manifestazione. In quella occasione mi aveva raccontato di aver cercato a lungo possibili alternative virtuose per gli ‘scarti’ tessili che l’azienda produce fisiologicamente e che solo in parte è possibile smaltire attraverso altre filiere industriali da cui vengono ricavati tessuti rigenerati. Fino all’incontro con l’arte contemporanea, quattro anni fa, quando Giuseppina Caldarola, curatrice della Biennale, gli propone di utilizzare questi materiali per realizzare opere d’arte tessile. Da questa prima collaborazione nasce un interesse autentico per un upcycling che trasforma una materia preziosa come il cashmere destinata a diventare rifiuto in un’opera in grado di regalare emozioni e di sfidare il tempo. È un’ambizione che sposa perfettamente la filosofia di un’azienda che ha in un sistema valoriale etico solidissimo la sua linea guida. Una visione del fare impresa che si conferma, anche, ad esempio, quando più tardi mi conduce a visitare l’area produttiva ormai quasi deserte “perché – mi dice – non prevediamo il turno notturno; la notte è fatta per dormire e per stare con i propri affetti”. Oppure quando mi illustra l’esclusivo effetto sbiancato vintage, un non colore ottenuto attraverso lavaggi a mano in vasche di terracotta con soli estratti naturali a base di radici, foglie e petali di fiori.
Gabriele e il fratello Emanuele lavorano in azienda con i genitori Francesco e Laura. Sono la terza generazione di questa famiglia di imprenditori che ha nella cura ed amore per il bello la chiave del successo. Innamorati di un filo di cashmere, sottile e prezioso – la pashmina – già nota sin dai tempi dell’antichità e chiamata peshma dalle popolazioni del Tibet che la tessevano per farne stole finissime da portare in dote alle spose, e ugualmente innamorati di una terra ricca di natura e cultura – l’Umbria – hanno unito filo e territorio nelle loro collezioni Pashmere, sintetizzandovi un’idea di benessere che include la persona nella sua globalità, la comunità, la memoria, l’ambiente.
Rigore e tenacia sono le due parole che meglio riassumono la loro storia.
Rigore nello stile, sempre pulito ed elegante, e nella scelta dei filati naturali, i più nobili e finissimi: 100% cashmere pashmina superlight termoregolatore, fatto per durare nel tempo, o il traditional cashmere 2 ply, a 2 e più fili, e, ancora, il puro cotone sea-island o il lino d’Irlanda. Tenacia nel ricercare sempre nuove soluzioni di sviluppo e crescita tanto aziendale quanto personale, come il brevetto Make your polo o l’apertura dello showroom di Milano.
In questa capacità di guardare al futuro rientra la disponibilità dell’azienda a collaborazioni in ambito artistico anche internazionale. Gabriele Galatioto mi mostra gli scarti di produzione, i fondi rocca, i campionari tessili in disuso: tutti materiali preziosi per sperimentazioni nell’ambito dell’arte contemporanea. Qui, tra fili, tessuti e progetti termina il nostro incontro. Mi congedo con la promessa di tornare a scoprire le prossime opere cui i giovani artisti sapranno dare forma in occasione della nuova edizione della Biennale di FiberArt.