Per ritrovare il filo
di Valeria Tassinari
Un workshop della Scuola di Decorazione dell’Accademia di Brera all’Antica Arazzeria Scassa per rilanciare la tecnica dell’alto liccio.
Le dita di Katia e di Franca Alcaro si muovono libere e veloci, hanno nei polpastrelli la memoria di migliaia di ore di lavoro, di chilometri di filo, di infinite sfumature di colori; instancabili, precise, seguono l’andamento ritmico di intrecci e nodi che si ripetono identici da oltre sessant’anni. Sono rimaste loro – solo loro – a custodire così bene la tecnica antica dell’arazzo ad alto liccio, e a continuare ad eseguire capolavori con quella speciale attenzione al colore che rende unico il loro laboratorio, fondato da Ugo Scassa negli anni Sessanta e ininterrottamente attivo fino ad oggi grazie al nipote Massimo Bilotta, che ne ha ereditato l’entusiasmo e lo spirito propositivo. Artigiano, imprenditore, amante dell’arte e amico degli artisti, Ugo amava la sfida, e scelse quella della pittura moderna e contemporanea, che iniziò a interpretare in maniera sensibilissima grazie a un’intuizione: potenziare una tradizione antica come l’alto liccio – ordito verticale e trama tesa dal basso verso l’altro – adottando una nuova modalità di composizione delle matassine per catturare tutte le vibrazioni e le gradazioni tonali dei modelli pittorici.
Duecentosedici fili ogni quaranta centimetri di tessuto, moltiplicati per superfici spesso molto grandi, una granulazione che restituisce persino l’illusione della pennellata mentre, sul retro, una distesa morbida di fili restituisce pienamente la sensazione tattile della materia. Quando entri nella grande sala dominata dagli antichi telai, è proprio questa particolare modalità di composizione delle matasse cromatiche a farti subito sentire dentro a un mondo a parte, pervaso da una sapienza che sembra poter esistere solo lì dove da tanto tempo si esercita, tra le mura dell’antica Certosa di Valmanera, pochi minuti a nord del centro storico di Asti. Nella penombra necessaria al lavoro, tra splendidi arazzi di Capogrossi, Cagli e Klee (tra i tanti realizzati dalla Scassa), i grandi telai di legno sono presenze mute e potenti.

Workshop Arazzeria Scassa Asti 2021 – Foto Barbara Casagrande


In quel silenzio, quindici studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano sono state protagoniste di un workshop, un’intensa esperienza condivisa di lavoro al telaio, dal 31 maggio al 12 giugno scorso, grazie a una residenza formativa promossa dall’accademia in collaborazione con l’arazzeria. Preparate e motivate attraverso una serie di incontri con esperti in modalità on line durante l’anno accademico (un intero anno di didattica a distanza lontano dalla manualità), selezionate in base alla presentazione di un bozzetto tra un cospicuo numero di aspiranti del Triennio e del Biennio della Scuola di Decorazione, le ragazze sono così passate dal digitale alla pratica diretta di una tecnica che solo in quel luogo avrebbero potuto sperimentare.
Obiettivo primario dei docenti della Scuola, rappresentati in particolare dal prof. Sergio Nannicola, coordinatore del Biennio di Decorazione e ideatore e curatore del progetto, è il rilancio della conoscenza e del desiderio di praticare un’arte e un mestiere che si va perdendo. Come è noto, infatti, proprio mentre nella produzione creativa contemporanea internazionale le tecniche di artigianato artistico si stanno oggi più che mai imponendo all’attenzione – e vengono richieste anche per progetti di carattere fortemente sperimentale e innovativo – in realtà quasi tutti i laboratori tradizionali, soprattutto quelli italiani, stanno vivendo una profonda crisi per mancanza di nuove maestranze formate. Il grande vuoto formativo, determinato dalla trasformazione degli istituti d’arte e da un’idea di cultura che trascura l’apprendistato, ha ormai da tempo lasciato un segno, destinando all’estinzione un patrimonio di saperi e competenze che per il nostro Paese avrebbero potuto continuare ad essere una risorsa di estremo prestigio. Così, di fronte a un numero crescente di artisti, designer e collezionisti che manifestano interesse a ideare progetti specifici per questo tipo di produzione, quelli che un tempo erano i santuari dell’eccellenza italiana nelle arti applicate spesso non sono più in grado di far fronte alle richieste di maggiore impegno, e addirittura sembrano destinati a chiudere nel volgere di pochissimi anni, per una sostanziale mancanza di continuità generazionale.
Con questa consapevolezza la Scuola di Decorazione di Brera ha iniziato a proporre percorsi di formazione sul campo, che prevedono esperienze di laboratorio all’esterno per favorire la diffusione della conoscenza di tecniche e pratiche creative artigianali di nicchia, nella convinzione che non solo vadano preservate come patrimonio culturale storico, ma che possano anche essere reinterpretate nella prospettiva di sperimentazioni che guardano al futuro, per offrire una concreta possibilità espressiva e professionale agli studenti.
In questa visione si colloca dunque anche il progetto “Alto Liccio”, la cui articolazione tra virtualità e manualità ha assunto – in questo ultimo anno di distanze, restrizioni, smaterializzazione del fare – un valore paradigmatico. Inizialmente gli incontri preliminari con gli studenti hanno consentito loro di visitare virtualmente il laboratorio dell’arazzeria e, successivamente, di ragionare sul rapporto con il collezionismo e il mercato, entrando, sempre virtualmente, nella galleria modenese di Antonio Verolino, specializzata in arazzi e tappeti contemporanei. In seguito, un fase di confronto con i docenti delle materie teoriche e di laboratorio è stata propedeutica alla preparazione di bozzetti da sottoporre alla commissione, che li ha selezionati in base alla qualità e alla fattibilità.
Con la scelta dei progetti di Ilaria Ceriotti, Yidan Gao, Beatrice Smiriglia, Ekaterina Gruniushkina, Natalya Kilganova, Vanessa Lo Bosco, Sofia Banfi, Anna Guerra, Sara Viganò, Alice Monzani, Beatrice Morino, Elisa Parrello, Claudia Coazzoli, Sofia Bramuzzo, Jiemeng Wu – la commissione formata da Sergio Nannicola con Massimo Bilotta, Katia e Franca Alcaro dell’ Arazzeria Scassa, Maria Cristiana Fioretti (Direttrice della Scuola di Decorazione) e Barbara Giorgis (Coordinatrice del triennio della Scuola di decorazione) ha individuato il gruppo di lavoro (casualmente tutto femminile) che ha partecipato ai workshop in laboratorio per eseguire piccoli arazzi del formato di 25×25 cm., misura adeguata a una settimana di lavoro, soprattutto per chi affronta questa tecnica per la prima volta. Così, fianco a fianco al telaio, guidate dalla sapienza antica di Katia e Franca, tutte le ragazze hanno potuto immergersi totalmente in una dimensione ancestrale, sperimentando una diversa misura del tempo, e scoprendo le potenzialità di un mondo prima totalmente sconosciuto a ciascuna di loro. La qualità delle piccole opere, semplici esercitazioni astratte sul piano formale ma cromaticamente preziose e mai banali, è la testimonianza dell’impegno che tutte hanno profuso in questo progetto corale e individuale, che presto troverà compimento in una mostra e in una pubblicazione documentaria.