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Re-materialized: The Stuff That Matters

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*Foto in evidenza: Re-materialized: The Stuff That Matters, 2023 installation view, kaufmann repetto, Milan Courtesy of the artists and kaufmann repetto Milan / New York Photo: Andrea Rossetti


Fino all’ 8 aprile
kaufmann repetto milano
via di porta tenaglia, 7
20121 milano – italy
tel +39 0272094331

kaufmann repetto è lieta di presentare Re-materialized: The Stuff That Matters, una collettiva a cura di Astrid Welter ospitata in entrambe le sedi della galleria di Milano e New York. Il duplice allestimento include opere di Lisa Alvarado, Maja Bajevic, Jonathan Baldock, Leda Catunda, Christina Forrer, Jeffrey Gibson, Françoise Grossen, Yee I-Lan, Suzanne Jackson, Charlotte Johannesson, Luba Krejčí, Maria Lai, Barbara Levittoux-Świderska, Rodney McMillian, Hana Miletić, Małgorzata Mirga Tas, Rosita e Angela Missoni, Dianna Molzan, Margherita Raso, Erin M. Riley, LJ Roberts e Pae White. Il progetto è parte di un programma di ricerca di kaufmann repetto, incentrato sul medium tessile. Parallelamente, la galleria di New York presenta una mostra con opere di Renata Bonfanti, prima personale in America della designer di tessuti italiana.

Negli ultimi dieci anni le opere tessili hanno suscitato un nuovo interesse da parte del mondo dell’arte. Il proliferare di mostre dedicate a questo medium, a lungo trascurato, ha innescato un’intensificazione della teoria critica che riesamina numerosi aspetti, fra cui: il ruolo delle artiste del tessile e il rifiuto di assecondare obsolete aspettative di genere; il preconcetto che contrappone l’approccio artigianale alle ‘belle arti’; il rapporto del tessile con i codici di identità culturale e socio-economici, quindi con la coesistenza sociale. Queste indagini sono al centro delle pratiche delle artiste e degli artisti che partecipano a Re- materialized: The Stuff that Matters, presentando un’ampio spettro di vocabolari incentrati sul tessuto.

La sensualità tattile, specifica delle opere tessili, soddisfa il nostro desiderio di esperienze “ri-materializzate”. In un equilibrio precario tra il mondo fisico e quello virtuale, assistiamo continuamente all’inarrestabile digitalizzazione dell’umanità, incluse le interazioni sensoriali. Più diventiamo consapevoli delle conseguenze di quella che di fatto è una dematerializzazione, più cresce la necessità di una resistenza, insieme al desiderio di un legame tangibile e somatico con il mondo circostante. Se inteso in senso letterale, ci rendiamo conto che nella nostra esistenza corporea, nulla ci avvolge più intimamente del tessuto, uno dei materiali culturali più antichi.

Il titolo della mostra è un omaggio a Lucy Lippard e Seth Siegelaub, curatori e autori pionieri, che fin dall’inizio delle loro carriere hanno contribuito a definire e sviluppare l’arte concettuale. Il termine “Ri-materializzazione” offre una rilettura giocosa di The Dematerialization of Art (1968)1 (La dematerializzazione dell’arte), saggio fondamentale di Lippard che rappresenta oggi una pietra miliare della critica e teoria dell’arte. “La materia che conta” rimanda invece alla ricerca bibliografica di Siegelaub, durata decenni, sui tessuti e sulla loro storia economico-sociale nel mondo, che ha condotto alle attività della sua Stichting Egress Foundation Foundation2. Nonostante abbiano seguito traiettorie diverse, entrambe le figure e le relative ideologie sono state cruciali nel dibattito artistico contemporaneo, sfidando “le sacrosante mura d’avorio e le mitologie eroico-patriarcali” (Lippard, 1973). Il lascito di Lippard e Siegelaub prosegue quindi grazie alla nuova diffusione dell’arte tessile e all’esame sconfinato di tali opere realizzate a mano, considerate potenti vettori di una materialità socio-politica.


1Il saggio di Lucy Lippard con John Chandler, è pubblicato in Lucy Lippard, Six Years: The Dematerialization of the Art Object from 1966 to 1972 (New York: Praeger, 1973)
2Si veda anche The Stuff That Textiles collected by Seth Siegelaub for the Centre for Social Research on Old Textiles, curato da Sara Martinetti, Alice Motard e Alex Sainsbury, Raven Row, Londra, 1marzo – 6 maggio 2012