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RIFO’ in una intervista con Niccolò Cipriani. Produzione tessile etica e rigenerativa

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*Foto in evidenza: Raccolta vecchi indumenti, copyright Rifò

Rifò è una giovane azienda di moda circolare completamente made in Italy, fondata nel 2017 da Niccolò Cipriani e Daniele Ceni.

L’idea su cui si fonda questo innovativo progetto, è quella applicare i principi di economia circolare alla filiera tessile, riutilizzando gli scarti di questa specifica produzione industriale, per creare nuovi prodotti partendo da fibre rigenerate, in un processo che si avvale di metodi meccanici e artigianali sviluppati nel rinomato distretto storico tessile di Prato.
Tutto viene prodotto a livello locale, sostenendo il lavoro degli artigiani che operano sul territorio, nel raggio di pochi km dalla sede dell’azienda.

Una produzione quindi, fondata sui principi dell’ecologia, che permette di ridurre in modo rilevante la quantità di acqua, CO2, pesticidi e prodotti chimici che normalmente vengono impiegati nella fabbricazione di nuovi materiali.

In questa breve intervista, Niccolò Cipriani ci racconta di come è nato Rifò, degli obiettivi raggiunti in pochi anni e delle prospettive di crescita e sviluppo per il futuro.

Filato di jeans rigenerato, copyright Rifò

Rifò è un marchio molto giovane nato nel 2017. Ci puoi raccontare la sua storia e come è nata questa idea?

Rifò nasce dopo una mia esperienza di lavoro in Vietnam dove avevo realizzato con i miei occhi il problema della sovraproduzione presenta nell’industria dell’abbigliamento, soprattutto Fast Fashion. Riflettendoci e confrontandomi anche con mio padre e mio zio sulla fattibilità, mi era venuto in mente di riprendere un processo tessile storico della città di Prato ovvero quello di trasformare scarti tessili e vecchi indumenti in una nuova fibra e successivamente in un nuovo filato.

Fase del processo di trasformazione dei cenci, copyright Rifò

Prato è uno storico distretto tessile italiano. Qual è il suo ruolo nella riuscita del vostro progetto?

È stato fondamentale, Rifò si pone l’obiettivo di valorizzare completamente il distretto tessile di Prato, producendo localmente e incentivando un’economia etica e rigenerativa.

Il lavoro del cenciaiolo, copyright Rifò

La vostra è una produzione sostenibile che si muove al di fuori della logica della grande produzione industriale. Ci puoi spiegare meglio in cosa consiste? Quali sono i diversi punti di forza di questa scelta?

La nostra produzione si basa soprattutto sul riciclo di vecchi indumenti e scarti che vengono trasformati in una nuova risorsa. In più con una produzione locale possiamo fare tante piccole produzioni testando nuovi prodotti e modelli, arrivando alla fine dell’anno con poco magazzino che possiamo comunque valorizzare l’anno successivo.

Indumento cashmere da fibra rigenerata, copyright Rifò

Cashmere, cotone e Jeans rigenerato. In quale modo reperite le materie prime? In futuro avete in progetto di ampliare la vostra produzione anche ad altri materiali tessili rigenerati?

Cashmere e jeans arrivano dalle raccolte di vecchi indumenti mentre il cotone da scarti industriali di tutto il mondo, ci piacerebbe con il tempo inserire nuovi materiali ed ampliare i benefici delle nostre produzioni. Ad esempio il cashmere e il jeans li raccogliamo anche direttamente tramite dei punti di raccolta o online e riusciamo a inserirli nella nostra catena del valore.

Ritagli di vecchi jeans, copyright Rifò

Qual è l’importante impatto sociale che progetti come Rifò permettono di attuare?

Penso sia cruciale, per noi è importantissimo allargare i benefici delle nostre produzioni sul nostro territorio, per questo motivo è nato insieme ad altre realtà il progetto “Nei Nostri Panni” che sta portando benefici sia al nostro territorio che al distretto tessili.

Balle di vecchi indumenti, copyright Rifò

Come auspichi che possa crescere Rifò? Progetti per il futuro?

Spero che Rifò possa crescere aumentando i propri impatti ma continuando con i propri valori di qualità, sostenibilità e responsabilità.

Maria Rosaria Roseo

English version Dopo una laurea in giurisprudenza e un’esperienza come coautrice di testi giuridici, ho scelto di dedicarmi all’attività di famiglia, che mi ha permesso di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari di mamma. Nel 2013, per caso, ho conosciuto il quilting frequentando un corso. La passione per l’arte, soprattutto l’arte contemporanea, mi ha avvicinato sempre di più al settore dell’arte tessile che negli anni è diventata una vera e propria passione. Oggi dedico con entusiasmo parte del mio tempo al progetto di Emanuela D’Amico: ArteMorbida, grazie al quale, posso unire il piacere della scrittura al desiderio di contribuire, insieme a preziose collaborazioni, alla diffusione della conoscenza delle arti tessili e di raccontarne passato e presente attraverso gli occhi di alcuni dei più noti artisti tessili del panorama italiano e internazionale.