Rowland Ricketts utilizza coloranti naturali e tecniche tradizionali per creare tessuti contemporanei che spaziano dall’arte al design. Formatosi nella produzione e tintura indaco in Giappone, Rowland ha ricevuto il suo MFA dalla Cranbrook Academy of Art nel 2005 ed è attualmente Professore Associato alla School of Art, Architecture & Design dell’Università dell’Indiana. Il suo lavoro è stato esposto al Textile Museum di Washington, DC, al Museum of Fine Arts di Boston e al Seattle Asian Art Museum ed è stato insignito della United States Artists Fellowship 2012.
“L’odore di un tino di indaco, proprio quando inizia a fermentare e prende vita, è quello della maturità; un momento di ricco potenziale quando, come creatore, mi trovo momentaneamente tra la storia dei materiali e dei processi che mi hanno aiutato ad ottenere l’indaco e la promessa di tutte le opere che il tino deve ancora realizzare”.
“Coltivo e lavoro il mio indaco (Polygonum tinctorium) usando metodi giapponesi vecchi di secoli. Le foglie vengono raccolte, essiccate e compostate a mano per ottenere il tradizionale colorante indaco giapponese chiamato sukumo. Il sukumo è a sua volta fermentato in soda caustica per creare un tino indaco naturale”.
“La mia decisione di lavorare in questo modo è quella di privilegiare consapevolmente processi e materiali più lenti e naturali rispetto a opzioni più immediate e sintetiche. Oggi, con l’indaco derivato dal petrolio facilmente ed economicamente disponibile, la mia scelta di piantare, trapiantare, estirpare, raccogliere, raccogliere, essiccare e concimare l’indaco a mano non è una necessità. Si tratta invece di un atto consapevole di riconoscimento del fatto che tutta l’energia che si estende nella coltivazione delle piante di indaco è una parte del colorante finale tanto quanto le molecole di indaco stesse”.
Fonti: http://www.rickettsindigo.com/
Le foto sono state prese dal sito web dell’artista e sono coperte da copyright
Dopo una laurea in giurisprudenza e un’esperienza come coautrice di testi giuridici, ho scelto di dedicarmi all’attività di famiglia, che mi ha permesso di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari di mamma. Nel 2013, per caso, ho conosciuto il quilting frequentando un corso. La passione per l’arte, soprattutto l’arte contemporanea, mi ha avvicinato sempre di più al settore dell’arte tessile che negli anni è diventata una vera e propria passione. Oggi dedico con entusiasmo parte del mio tempo al progetto di Emanuela D’Amico: ArteMorbida, grazie al quale, posso unire il piacere della scrittura al desiderio di contribuire, insieme a preziose collaborazioni, alla diffusione della conoscenza delle arti tessili e di raccontarne passato e presente attraverso gli occhi di alcuni dei più noti artisti tessili del panorama italiano e internazionale.