Sarah Avnin Ganisher
Attraverso una varietà di materiali – tessuti, fibre, filati – e il ricamo, Sarah Avnin Ganisher porta nelle opere tutto il suo mondo interiore: ricordi d’infanzia, personaggi fantastici e spaventosi, ma anche preoccupazioni e contenuti personali riguardo a temi più universali. Negli ultimi anni, molte opere ruotano anche intorno alla madre. Ma è soprattutto il colore la cifra del suo lavoro: “Amo il colore” dice “è l’essenza della vita per me”. Altrettanto presente è l’uso delle parole che rinforza ed enfatizza il significato personale dei suoi lavori, diventando talvolta l’opera stessa. Sarah Avnin Ganisher tesse e assimila tutte le trame della sua vita: nei suoi lavori, materiali colori e pensieri si fondono in un’unica narrazione.
Nata in Israele, quarta figlia (e ha anche un fratello) di una grande famiglia marocchina emigrata nella città di Ramla, a 14 anni sceglie vivere in un Kibbutz e si trasferice a Ginegar contro l’opinione dei genitori. Qui cresce e si arruola nell’esercito, trasferendosi poi, con il matrimonio, nel Kibbutz a Yift dove crescono i suoi figli e dove diventa educatrice nella scuola regionale insegnando attraverso l’arte diverse materie in varie classi.
Impara a ricamare fin da bambina dalle sorelle maggiori, frequentando poi corsi e workshop. È allieva di Gila Madar al Tel Hai College. Qui impara a tingere i filati e ad esprimersi in lavori che combinano i tessuti con altri materiali. Membro di Kraft Israel, dove studia con Shulamit Levin, negli anni sviluppa uno stile personale unico. Nei suoi lavori utilizza quasi esclusivamente il punto piatto, dandogli diverso spessore ed orientamento, sovrapponendo strati, utilizzando un’abbondanza di colori. L’ispirazione talvolta parte dal materiale, altre volte da un’idea e non mancano ripensamenti e cambi di progetto in corso d’opera. Il suo è un dialogo sempre in fieri con i materiali che diventano quasi una guida per lo sviluppo del lavoro man mano che questo procede.
Di Sarah Avnin Ganisher si è appena conclusa la mostra YOU PLANTED TEXTURES IN ME il cui titolo si ispira ad una canzone ebraica ed è un ringraziamento per tutto ciò che i genitori piantano in noi.