Intrusioni tessili

PIEGHE A MATITA – finestre e le loro tende

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Camminando per la strada, correndo per andare al lavoro o alla fermata del bus; quotidianamente, passiamo di fronte a una miriade di finestre, con le loro tende tirate o semiaperte su interni in penombra. Sono elementi talmente caratteristici del panorama quotidiano che non attirano particolarmente la nostra attenzione. La loro forma, le dimensioni e gli oggetti sui davanzali ci dicono tanto, però, della cultura di un paese, delle relazioni sociali e della vita privata delle persone che le hanno decorate. 

Se vi capitasse di passare davanti a una delle finestre con tenda disegnata da Snøfrid Hunsbedt Eiene non potreste evitare di fermarmi a osservare.

I suoi soggetti, quotidiani, sono talmente familiari che sembrano parlare direttamente ai nostri ricordi.
In questa serie, “Forlatte Hus”, l’artista rappresenta case abbandonate (appunto) del suo paese.

“Mi sono avvicinata alle case e ho disegnato le finestre con le loro piante di fiori e le tende. La finestra rappresenta un vuoto chiuso, in attesa di essere svelato.”

Di queste immagini ci sorprende la loro surreale immobilità, il senso del tempo fermato in un istante nelle delicate sfumature che suggeriscono la velata morbidezza del tessuto. La tenda come una sottile membrana, un velo fra due mondi che delimita un fuori e un dentro. Il mondo esteriore e quello interiore, il tempo presente e quello dei ricordi.

Snøfrid disegna a matita leggera e magistralmente rende tutta l’essenza e la forza poetica dei suoi soggetti. 

Le tende leggermente mosse dalla brezza marina, un cumulo di lenzuola profumate di bucato e impilate in un armadio, un ricamo. Elementi che, grazie all’uso di una tecnica raffinata, comunicano caricandosi di sensualità e allegorie. 

Al segno grafico del disegno a matita si fonde una forte carica espressiva. Non c’è errore, i tratti sembrano controllati all’estremo, eppure non vi è nemmeno freddezza. Questo è possibile solo grazie a un’esperienza pluriennale d’utilizzo del proprio mezzo espressivo. 

Sembra che la matita e il tratteggio scaturiscano dall’artista senza soluzione di continuità, fatti di anima, tempo e respiri; ad essere, per lei, modalità comunicativa primaria e naturale. 

Forse le sue dita sono proprio fatte di grafite.

Il disegno, traduzione di uno stimolo visivo attraverso l’uso della linea diventa immediato, come se il mondo, lì fuori, fosse tutto un’astrazione di segni.  Dettagli da osservare, che ci spingono a vedere in profondità, frammenti accostati a integrare zone di luce e ombra dalle quali emergono le forme.

“Ho modellato i chiaroscuri con le matite per far risaltare le ombre e la luce in modo che i disegni possano sembrare tridimensionali. Ho usato Saunders Waterford 300 mg come supporto, matite 2B, 4B per disegnare e la gomma. Questa carta ha una texture che penso sia abbinata alla trama dei motivi che mi interessano. Le mie mani sono diventate dipendenti dall’uso di questa carta per tutto ciò che disegno.” 

C’è una connessione indissolubile fra la tecnica usata e la struttura che emerge nei tessuti disegnati.

Inoltre, il tempo esteso del disegno fatto a mano, composto da tratti stratificati è vicino e simile al tempo del tessile, costruito filo dopo filo nel telaio. Si potrebbero passare ore a osservare la superficie di queste opere come di un ricamo, scoprendo andamenti e direzioni di gesti scomparsi.  

I RICAMI 

Cresciuta in campagna, nel sud della Norvegia, fin da piccola Snøfrid è stata circondata dai lavori tessili della madre appassionata e abilissima col ricamo, la maglieria, la tessitura e l’uncinetto.

“Mia madre stava molto attenta che tutto in casa fosse a posto. Il ricamo era in un certo senso lo status symbol dell’epoca. Sul tavolo si mettevano sempre in mostra le tovaglie più raffinate quando venivano gli ospiti. I ricami più piccoli erano per la decorazione di tavolini e mensole. Sono contenta di aver realizzato questi disegni. Mi ha riportato ai ricordi della mia infanzia e a sentire un profondo rispetto per il bellissimo lavoro che hanno svolto le nostre madri e nonne. Vorrei sapere dove andavano i loro pensieri mentre lavoravano …”

La Norvegia ha una tradizione tessile ancora molto viva che viene raccolta e mostrata con orgoglio nei musei dell’artigiano sparsi in tutto il paese. Ogni regione mantiene il proprio tradizionale motivo, visibile sia nei ricami che nelle tessiture a telaio.

E quando il soggetto di un’opera d’arte è l’interpretazione di un motivo decorativo, già rappresentazione stilizzata; l’immagine comunica tutti questi livelli come se fossero raddoppiati: tempo, abilità manuale, precisione e conoscenza della propria cultura.

“I disegni dei ricami sono parte di una grande tradizione di motivi decorativi che può essere rintracciata nei manufatti del passato, provenienti da tutto il mondo. Questi si sono evoluti nel corso dei secoli man mano che le persone hanno vagato e portato con sé le loro tradizioni culturali e le hanno adattate a nuovi ambienti. Mi piace lavorare con le mie mani. L’artigianato è legato al tempo, le cose richiedono tempo e devo soffermarmi a lungo su ogni disegno in modo che pensieri e sentimenti penetrino nel tessuto. Il mestiere diventa un pretesto per sospenderne lo scorrere mentre io, come i miei antenati, lascio vagare la mente. Ho scoperto che questo progetto sul ricamo non era solo parte di una grande storia comune ma anche è un viaggio alla scoperta di me stessa, indagato attraverso il processo.”

LA PIEGA

La piega, un piccolo spazio introverso che si ritrova dilatato in tante forme del paesaggio e dell’universo. Una forma che estende a significati metaforici illimitati. Le pieghe dei tessuti della Eiene, ci lasciano immaginare molto, suggeriscono e nascondono.

“Quando ho tolto le tovaglie piegate dagli armadi e dai cassetti, si sono formate delle pieghe. Invece di ripiegarle attentamente ne ho accentuato il movimento, lasciando i tessuti sul pavimento un po’ a caso e poi li ho fotografati. Sono sempre stata colpita dai drappeggi delle pesanti figure in marmo della storia dell’arte e da quelle rappresentate nei dipinti. (…) Le pieghe raccontano una storia nel contesto di altre pieghe, all’infinito, strato su strato. Le trovo affascinanti, cosa possono dire di ciò che risiede all’interno delle ombre? C’è qualcosa di eccitante che aspetta di essere rivelato?”

È chiaro come i miei lavori siano influenzati dalla mia educazione, qualcosa di cui sono diventato sempre più consapevole lavorando con questi ricordi di famiglia come le tovaglie ricamate”.

In questa serie, il percorso che porta alla composizione delle opere passa da tre fasi. In primo luogo, le stoffe vengono sistemate in pile casuali. Poi, vengono scattate diverse fotografie e ne viene scelta una, proprio quella che la nostra artista percepisce più vicina al suo sentire, alla sua verità.

Queste opere fungono da lente d’ingrandimento sulla realtà, è forse per questo che anche il senso del tempo si dilata, congelandosi nell’infinito presente delle opere della Eiene. La commozione è a un passo da questi simulacri del quotidiano.

Per completare queste opere è stato necessario affidarsi a un processo lungo e lento, che rimane presente a saturare le superfici.

Lo spettatore è chiamato a leggere attentamente e in concentrazione immergendosi nel movimento suggerito dal tratto. Nell’interessante articolo “Stoffets og tankes”, Arnfinn Bø-Rygg ci parla di come, seguendo la traccia del disegno, la luce e le ombre, le profondità e le cavità diventino tattili. “Sentiamo, sfioriamo le curve del disegno coi nostri occhi, ma anche coi muscoli delle dita. La mano gira anch’essa verso l’interno per poi flettersi all’indietro, proprio come in una piega.”

L’interesse per queste “pieghe drammatiche” si sviluppa nell’ultima serie di opere dell’artista norvegese. Petali di rosa vengono rappresentati da vicino, l’immagine tagliata da renderla quasi astratta. Le forme morbide di questi fiori sembrano voler sfuggire alle regole della natura; vi si esalta il gioco mimetico e, ancora una volta, torna in superficie il drappeggio reso ora come una foglia. 

Queste opere sono state recentemente esibite in una mostra a Hå gamle prestegard, NO in una mostra personale intitolata: “ROSER: FOLDER”.

La mostra, le opere dell’artista e alcuni scritti molto interessanti sul suo lavoro sono accessibili a: https://www.snofridheiene.com/

Elena Redaelli

English version Dal 2010 mi occupo di arte contemporanea realizzando progetti fra scultura tessile, arte ambientale e social practices. Negli ultimi anni il mio lavoro mi ha portato a vivere viaggiando con progetti e residenze artistiche nel mondo. Esploro processi di generazione e trasformazione della materia, applicando diversi livelli di controllo e indagando i limiti tra autorialità e partecipazione.Talvolta il materiale prende il sopravvento, altre volte sono i partecipanti di un progetto o l’ambiente stesso a farlo, risultando in un dinamico e continuo scambio. Il fare manuale è per me un processo d’interrogazione dell’ambiente e uno strumento per entrare in contatto con nuove persone e culture. Nei miei progetti applico una commistione di tecniche differenti prese dalla scultura, dall’artigianato, dal disegno e dall’ estetica relazionale. Ricerco e utilizzo tecniche antiche: tessitura a telaio, arazzo, crochet, feltro, ricamo, annodature e carta fatta a mano. Nelle mie installazioni, che si sviluppano su larga scala, unisco metodi di lavorazione lenta a nuove tecnologie. Tutto ciò che riguarda il tessile è sempre stato estremamente affascinante per me. Mi piace imparare e condividere idee e conoscenze sul vasto mondo delle fibre ed e’ quello che ho fatto durante i miei viaggi di ricerca tra Europa, Asia, USA e Africa.