STEFANIE ZITO

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*Foto in evidenza: Stefanie Zito, photo cr. Jonathan Zito

Stefanie Zito, fiber artist che attualmente vive e lavora a Pittsburgh, PA, si è formata presso il New York Center for Arts and Media Studies ed è una Certified Permaculture Designer.

Il lavoro di Stefanie è profondamente radicato nei materiali. La sua ricerca, che si avvale anche dei principi della permacultura, la porta a esplorare e re-immaginare oggetti e materiali del quotidiano in un’ottica circolare. E’ così che l’utilizzo consapevole, il rispetto per il ciclo naturale della vita, il recupero, la riqualificazione e la trasformazione, diventano elementi fondanti della sua pratica artistica, ampiamente sviluppati e riconoscibili in opere come Pillow Portal, lavoro grazie al quale l’artista è stata selezionata per il Fiberart International 2022, importante evento internazionale dedicato all’arte tessile, che si aprirà il 3 giugno prossimo a Pittsburgh (Pennsylvania).

In questa interessante intervista in esclusiva per il nostro magazine e in collaborazione con il Fiberart International 2022, l’artista racconta il suo percorso professionale e le basi su cui si fonda la sua ricerca.

https://www.stefaniezito.com/

Redolance, tintura naturale su filato con cannella, chiodi di garofano, noce moscata, bucce d'arancia, rosmarino, quercia rossa 2021 44" x 9" x 2.5", photo cr. Jonathan Zito, copyright Stefanie Zito

Quale è stato il percorso che ti ha portato all’arte tessile? C’è stato un momento decisivo nella tua vita in cui hai capito di voler essere un’artista?

Sono stata affascinata dall’arte sin da piccola, da quando per la prima volta ho avuto una matita colorata fra le mani. Per fortuna da bambina avevo spesso la possibilità di creare. Le mie memorie più vivide riguardano il passare le ore a disegnare, a costruire piccole case dalle scatole di scarpe, a studiare le tabelle di colore sulla confezione della pasta modellabile per capire come mischiare i colori. Ho sempre nutrito una forte curiosità per i materiali e il creare continua ad essere un’esperienza elettrizzante. Ci spostavamo spesso, ma l’arte è sempre stata accessibile e ha sempre rappresentato una solida base. Il panorama intorno a me era ogni volta diverso, ma mi bastava trovare matite e pastelli e io mi rituffavo nel mio mondo creativo.

L’interesse per il tessile è nato quando avevo circa dieci anni. Osservavo le cuciture sugli abiti e, mentre armeggiavo con ago e filo, decisi che avrei cucito a mano un look completo con le cravatte dismesse di mio padre e altri vecchi tessuti che avevo in casa. A quel tempo vivevo con la mia famiglia in Germania e frequentando la scuola imparai a lavorare a maglia. Non parlavo ancora bene il tedesco, ma arte e matematica erano due materie in cui potevo brillare perché non c’era la barriera della lingua. Capisco ora che ancora lavoro a maglia “alla maniera europea”.  Mi sono resa conto della differenza solo quando sono rientrata negli Stati Uniti!

Quando ero adolescente una mia amica mi ha regalato una macchina da cucire “Tiny Tailor” che non desiderava più e dopo aver constatato quanto interesse avevo per quella piccola macchina da cucire, i miei genitori me ne comprarono una vera e propria per i miei sedici anni, con cui ho continuato a sperimentare. La usavo per ogni tipo di progetto, ho persino imparato da sola tecniche di tappezzeria distruggendo l’arredamento e poi ricostruendo i modelli. Con quella macchina ho cucito il mio vestito da sposa. La maggior parte di quello che ho imparato nel cucito l’ho fatto assemblando e ricucendo, ho imparato sperimentando, andando per tentativi e sbagliando, con l’aiuto dei libri e la rete. Al college ho seguito un corso di pittura sulla seta e un corso di tessitura. Mi sono innamorata di tutte e due queste tecniche, ma soprattutto della tessitura, al punto da acquistare un telaio di seconda mano. Provavo sempre più interesse nel giocare con diversi tipi di materiale e nel dare forma e volume alle tessiture.

Redolance-detail, tintura naturale su filato con cannella, chiodi di garofano, noce moscata, bucce d'arancia, rosmarino, quercia rossa 2021 44" x 9" x 2.5", photo cr. Jonathan Zito, copyright Stefanie Zito

Sei una Certified Permaculture Designer. Puoi spiegarci cosa è la Permacultura e in quale modo i suoi principi permeano la tua pratica artistica?

Permacultura è un termine che deriva dal concetto di “agricoltura permanente”, ed è essenzialmente un progetto olistico che lavora in sintonia con la natura per coltivare e integrare gli ecosistemi, mettendo al primo posto la biodiversità e la resilienza. La permacultura guarda alla realtà di un dato spazio e sceglie di lavorare con il territorio e i sistemi esistenti, cercando di farlo in un sistema a ciclo chiuso, in contrapposizione allo sradicamento di un’area per la produzione in un processo più estrattivo (che è spesso ciò che può sembrare l’agricoltura moderna). Il principio cardine della permacultura è “osservare e interagire”. Il mio modo di fare arte è frutto di questa osservazione. Spesso creo partendo dal materiale stesso, parto quindi da questo punto di osservazione, usando i sensi del tatto e della vista e da lì cerco di capire cosa è possibile e cosa no. Inoltre, utilizzo quasi esclusivamente materiali di recupero, riutilizzati, recuperati o coltivati in casa (come nel caso del mio giardino di tinture naturali), cercando di creare a mio modo un sistema a ciclo chiuso che non produca rifiuti (un altro principio della permacultura).

Stefanie Zito, photo cr. Jonathan Zito.

Pillow Portal è l’opera che presenti in Fiberart International 2022. Puoi parlarci della sua genesi e del suo significato?

Pillow Portal è una di quelle opere guidate dal materiale. Dovevo mandare in pensione alcune vecchie lenzuola e ho deciso di portarle nello studio piuttosto che gettarle via. In quel periodo, mentre ero intenta a tingere del tessuto in cucina, ho notato come il colore della cipolla del bagno di colore era molto simile all’interno di vecchie lattine di pomodori che stavo per gettare nel contenitore della riciclata. Ho cominciato ad osservare questi oggetti con occhi nuovi apprezzando i toni dorati e il luccichio delle lattine, e ho deciso di metterli anche nel mio studio.  La forma del cerchio racchiude per me un significato speciale e è anche in linea con i concetti della permacultura. Più tardi, intenta ad esplorare i materiali nello studio, sono stata spinta dalla curiosità a fare dei buchi alle vecchie federe dei cuscini con le lattine da gettare. Poi ho aggiunto il tessuto tinto con le cipolle su un lato e un altro materiale che avevo in abbondanza, la lanugine dell’asciugatrice. È spesso l’atto e la durata della creazione che mi porta a scoprire il significato dietro ognuna delle mie opere. Lavorando a Pillow Portal, il significato nascosto era per lo più riferito al bisogno di riposare. Sono mamma di due bimbi piccoli e la mancanza di sonno e le cure costanti di cui hanno bisogno in questa fase della vita, soprattutto nel bel mezzo della pandemia, mi stavano logorando. Sebbene potessi interagire con il cuscino cingendolo con le braccia attraverso i buchi come in un abbraccio, il cuscino non poteva rappresentare un’opzione comoda. Ho deciso così di sospendere l’opera facendola scendere dal soffitto tenendo a mente il concetto dell’inquietudine, per considerare ulteriormente l’allettante attesa del riposo, che può sembrare così vicino, ma che spesso è così difficile da raggiungere. Un altro livello del lavoro, tuttavia, consiste nel prendere materiali che altrimenti sono esauriti e da scartare (bucce di cipolla, vecchia biancheria, lattine vuote e persino lanugine, la polvere della vita) e scoprire un modo per infondere qualcosa di nuovo negli avanzi.

Stefanie Zito, photo cr. Jonathan Zito
Pillow Portal, tintura naturale su biancheria di recupero, lanugine dell'asciugatrice, lattine 20”x 24”x 5”. 2021, photo cr. Jonathan Zito, copyright Stefanie Zito
Pillow Portal, tintura naturale su biancheria di recupero, lanugine dell'asciugatrice, lattine 20”x 24”x 5”. 2021, photo cr. Jonathan Zito, copyright Stefanie Zito

Quanto è importante per un artista poter accedere ad un evento prestigioso come Fiberart International?

Credo che per un artista avere l’opportunità di esibire in eventi della portata di Fiberart International sia fondamentale. Vedere quanto ci si possa spingere oltre i confini e le possibilità che si possono immaginare su come le fibre e le tecniche tessili possano essere utilizzate è entusiasmante. La fibra ha un fascino unico. Forse è la familiarità che tutti noi abbiamo con i tessuti nella nostra vita: fin dall’inizio della nostra esistenza siamo stati toccati dai tessuti e continuano a occupare un posto fondamentale nella nostra vita quotidiana. Credo che l’ampiezza e la pervasività della fibra e dei tessuti meritino di essere celebrate e tenute in grande considerazione. La natura della fibra è connettiva e la qualità connettiva è interessante da considerare nello spazio di una mostra internazionale. Sebbene nel corso degli anni abbia esplorato e mi sia divertita a lavorare con un’ampia gamma di medium diversi, sento di potermi esprimere al mio massimo nella fiber art.

Stefanie Zito, photo cr. Jonathan Zito

Nei tuoi lavori, qual è la relazione tra il materiale e l’opera finita? Il materiale è esclusivamente un mezzo espressivo oppure diventa anche, in alcuni casi, (in lavori come Molt) il tema dell’opera?

I materiali sono fondamentali nelle mie opere perché spesso determinano la genesi e/o il significato di ogni opera. Molt è sicuramente una di queste opere. Molt è stato creato con i miei capelli, persi nel periodo post-parto dopo la nascita del mio secondo figlio. Ne ho raccolti e filati a mano 40 metri per indicare le 40 settimane di gravidanza e i primi 40 giorni del post-partum, che in alcune culture sono considerati una finestra temporale di guarigione e accudimento. Molt esplora uno dei tanti modi in cui la gravidanza e la maternità richiedono la capacità di lasciarsi andare.

Molt, capelli filati su bobina, 2020, 5"x3"x3", photo cr. Jonathan Zito, copyright Stefanie Zito

Hai viaggiato molto in passato, andando spesso in luoghi diversi e lontani. Come si riflette questa esperienza, questa parte della tua vita, nel tuo lavoro?

Sebbene abbia realizzato alcune opere che riflettono il mio passato di frequenti spostamenti, come Heimat e Relocation, gran parte del mio lavoro attuale riguarda più che altro il ritrovato apprezzamento e bisogno di mettere radici. Dopo essermi spostata così tanto durante la mia infanzia, mi sono ritrovata a desiderare di rimanere fissa e acclimatarmi in una zona per un certo periodo di tempo dopo l’università. Con mia grande sorpresa, da allora ho vissuto a Pittsburgh per tutto il tempo, spostandomi solo di poche strade. Probabilmente si scorge il mio passato di girovaga nell’uso che faccio degli imballaggi e, in generale, del riutilizzo dei materiali nel mio lavoro. Non solo gli scatoloni erano molto presenti nella mia vista, ma mia madre ne conservava spesso vari con cui potevo giocare, disegnare, reinventare da zero.

Relocation, miscela di pasta di legno (tiglio, quercia bianca, paglia); pino e masonite, 36" x 24" x 5", photo cr. Jonathan Zito, copyright Stefanie Zito

Un lavoro o un progetto al quale sei particolarmente legata?

Un’opera di notevole importanza per me personalmente è Margin Expansion, che ho realizzato nel 2021. La forma di Margin Expansion è una scultura morbida di grandi dimensioni che rappresenta il margine di un normale blocco note giallo canarino. È stata creata come una riflessione sul mio rapporto con la natura del tempo: il margine stesso è stato creato da scarti di cibo come colorante naturale e da vecchi fogli. La curcuma, il colore più importante dell’opera, è intrinsecamente meno stabile in natura e sbiadisce con il tempo. Cuciti e tesi insieme, i materiali culminano in un’opera che è al tempo stesso lineare e dimensionale, ampia ma appesa a dei fili. L’opera parla del mio desiderio di incarnare una visione espansiva del tempo, anche se il più delle volte percepisco il tempo come lineare e limitato.

Margin Expansion, tintura naturale su filato e lino, con oggetti di recupero 130" x 18" x 1.5", dimensioni variabili, photo cr. Jonathan Zito, copyright Stefanie Zito

Certamente mi innamoro spesso delle opere quando le conosco attraverso l’atto della creazione, ma dal momento che considero il tempo uno dei materiali con cui lavoro, mi imbatto continuamente nella natura dell’impermanenza. Poiché lavoro con molti materiali naturali, sono consapevole del fatto che, nonostante la longevità intrinseca di molte delle mie opere, alcuni colori o componenti si sbiadiranno o si modificheranno con il passare del tempo, quindi cerco di abbracciare la loro natura mutevole e di pensare a questa evoluzione come a una parte dell’opera.

Stefanie Zito, photo cr. Jonathan Zito.

Progetti futuri?

Di recente ho acquistato un nuovo telaio e attualmente sono molto impegnata a lavorarci. Ho da poco imparato le tecniche di tessitura doppia, che mi stanno aprendo molte possibilità di esplorare approcci più scultorei alla tessitura. Sono entusiasta di seguire la mia curiosità fin dove mi porterà, esplorando, e spero di avere l’opportunità di partecipare a una residenza nel prossimo futuro.

Maria Rosaria Roseo

English version Dopo una laurea in giurisprudenza e un’esperienza come coautrice di testi giuridici, ho scelto di dedicarmi all’attività di famiglia, che mi ha permesso di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari di mamma. Nel 2013, per caso, ho conosciuto il quilting frequentando un corso. La passione per l’arte, soprattutto l’arte contemporanea, mi ha avvicinato sempre di più al settore dell’arte tessile che negli anni è diventata una vera e propria passione. Oggi dedico con entusiasmo parte del mio tempo al progetto di Emanuela D’Amico: ArteMorbida, grazie al quale, posso unire il piacere della scrittura al desiderio di contribuire, insieme a preziose collaborazioni, alla diffusione della conoscenza delle arti tessili e di raccontarne passato e presente attraverso gli occhi di alcuni dei più noti artisti tessili del panorama italiano e internazionale.