Textile pills

STRACCI ITALIANI SULL’HUDSON

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Quando la fiber art non si chiamava ancora fiber art e il concetto di upcycling non esisteva, in Italia c’era Michelangelo Pistoletto che faceva opere d’arte con gli stracci. La sua più nota è forse la Venere degli Stracci, inizialmente creata a fine anni ‘60 e poi più volte ripresa fino a una versione installata come opera pubblica a Napoli e recentemente andata in fiamme. Con gli scarti tessili l’artista lavora da anni e non solo per fare veneri. Da Magazzino Italian Art, museo che espone la collezione di Arte povera della coppia Nancy Olnick e Giorgio Spanu e che di recente ha inaugurato un nuovo padiglione per la mostre temporanee, in questi mesi è in esposizione un progetto speciale che celebra i 90 anni di Pistoletto.

Michelangelo Pistoletto, Magazzino Italian Art, Photo credits Maurita Cardone

Tra le opere esposte c’è Welcome to New York (1979), un omaggio alla Grande Mela composta da una corona in ferro che ricorda quella della Statua della Libertà da cui fuoriesce una cascata di stracci di tutti i colori: un richiamo ai milioni di immigrati che arrivarono sulle cose della città inseguendo il sogno americano. L’opera fu esposta in una personale che il MoMA dedicò all’artista italiano nel 1988. In dialogo ideale con questa, c’è un’altra opera custodita dal museo, Stracci Italiani (2007), un tricolore di stracci installato proprio all’ingresso dell’edificio che ospita la permanente e donato ai fondatori dall’artista in occasione del 150mo anniversario dell’Unità d’Italia. Due storie, quella dell’unificazione della Penisola e quella dell’immigrazione a New York, legate non solo dagli stracci.

Magazzino Italian Art, Photo credits Maurita Cardone