Textiles instalativos. Del medio al lugar

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*Foto in evidenza: ‘Tre entità’ (Paola Besana, 1988)

Consejería de Cultura y Patrimonio Histórico (Ministero Regionale della Cultura e del Patrimonio Storico)
Centro andaluso per l’arte contemporanea 
25 novembre – 15 maggio 2022.

Il Centro Andaluso d’Arte Contemporanea trasforma i suoi spazi con la mostraTextiles instalativos. Del medio al lugar “.
La mostra riunisce undici installazioni su larga scala di sei artiste, situate nella Zona Monumentale del CAAC.
L’evento, inaugurato il 25 novembre, sarà apert0 al pubblico fino al 15 maggio 2022.

Questo progetto espositivo che pone l’accento sulla natura contemporanea del tessile come mezzo artistico, è curato da Juan Antonio Álvarez Reyes e mette in mostra 11 opere di grande formato installate strategicamente nella Zona Monumentale dell’antica Certosa di Santa María de las Cuevas e nella Capilla de Afuera.

Sei donne di diverse generazioni sono le protagoniste di questo evento: Hellen Ascoli (Guatemala, 1984), Paola Besana (Italia, 1935-2021), Ulla von Brandenburg (Germania, 1974), Sheila Hicks (Stati Uniti, 1934), Belén Rodríguez (Spagna, 1981) e Pae White (Stati Uniti, 1981).

Le opere di queste artiste, sono caratterizzate dall’astrazione e dal colore; di grandi dimensioni, trasformano radicalmente gli spazi della vecchia chiesa, della sacrestia, della Capilla de Afuera e del refettorio, creando paesaggi nuovi e inaspettati.

Il mezzo tessile, negli ultimi decenni, è stato esplorato da numerosi artisti contemporanei; inoltre, molti artisti storici che lo hanno utilizzato nella loro carriera, sono stati rivalutati.

Questo medium ha caratteristiche proprie che lo rendono unico, favorendo sia la sua individualità che la sua costante interrelazione con altre discipline. La natura ibrida del tessile, tradizionalmente associata alla produzione culturale femminile, favorisce uno scenario culturale specifico dove situarsi, coscienti delle sue implicazioni estetiche, ma anche antropologiche, politiche e coloniali.

Questa mostra segue le orme di altre che sono state prodotte sulla scena internazionale fino ad oggi: da quelle che hanno cercato un rapporto con l’arte contemporanea, come “Textiles: Open Letter” (Museum Abteiberg, 2013), alle presentazioni di collezioni che adottano questo mezzo come elemento narrativo comune, come nel caso di “Taking a Thread for a Walk” (MoMA, 2019).

La mostra “Textiles instalativos. Del medio al lugar” al CAAC, ricerca una caratterizzazione attraverso i luoghi in cui sono esposti i pezzi, a creare un dialogo con degli spazi carichi di storia. La zona monumentale dell’ex monastero certosino, dove Colombo fu sepolto e al quale donò la sua biblioteca, è legata all’espansione coloniale europea. Successivamente, la funzione industriale dell’edificio come fabbrica di ceramica si lega all’incipiente globalizzazione del capitalismo nel XIX secolo. Infine, negli ultimi trent’anni, la sua realtà come museo d’arte contemporanea cerca di stabilire un dialogo critico con la storia a partire dal presente. Per tutte queste ragioni, gli artisti scelti indagando costantemente il tessile tendono verso l’installazione e producendo una nuova ibridazione tra luogo e lavoro con risultati sorprendenti.

Ulla von Brandenburg. Das Was Ist. 2020

La mostra

Il tour della mostra inizia nella cappella esterna (Capilla de Afuera), dove è stata installata l’opera “The Träbäjos” dell’artista americana Pae White. Nel 2007 Pae White ha partecipato allo Skulptur Projekte Münster con un intervento che è in qualche modo legato a quello che ha progettato per questo spazio.

In quell’occasione ha collegato la Westfalia con la California, dove vive, attraverso il suo passato coloniale ispanico e un tema che viene citato ancora una volta a Siviglia: il fast food. Quest’ultimo è stato anche il soggetto dell’installazione che ha realizzato nel 2010 al MOCA di Los Angeles, formalmente legata a quella che ha progettato appositamente per il CAAC. Come allora, l’artista stabilisce una relazione astratta tra lo spazio del museo e la cultura popolare. A cavallo tra passato e presente coloniale, l’installazione di Pae White collega cultura alta e bassa, stabilendo un nesso geo-culturale e geo-politico nel quadro di uno spazio che secoli fa era un luogo “popolare”. Questo era infatti l’unico luogo in cui era permessa la presenza di persone al di fuori della regola monastica. Allo stesso tempo quest’area è in connessione con la nutrizione, poiché qui veniva distribuito il cibo ai “bisognosi”.

La mostra è continuata nella chiesa con la grande installazione di Ulla von Brandenburg, un’artista tedesca che risiede a Parigi. Nel suo lavoro attinge ai temi e alle tradizioni del teatro, della scena e della teoria del colore. La sua opera “Das Was Ist” (Ciò che è) consiste in una serie di tele dipinte con un’apertura circolare in ognuna di esse, disposte una dopo l’altra in parallelo, formando una sorta di diaframma di una macchina fotografica. Le tele si legano spazialmente e formalmente al luogo che occupano attraverso il grande rosone della facciata e, all’interno, col il grande orologio dell’abside.

In questa mostra ci sono tre opere dell’artista americana Sheila Hicks, due grandi installazioni e un’opera recente in scala ridotta. In tutte queste opere, Hicks esplora il colore, la struttura e la consistenza, dimostrando una grande padronanza delle antiche lavorazioni tessili e delle innovazioni contemporanee.

L’opera “Apprentissages de la Victoire”, composta da masse voluminose di corde colorate di fibra di cocco rivestite di lana filata a mano, presenta una colonna tessile in cui il peso della sua monumentale verticalità contrasta con il senso di fluidità che deriva dalla natura organica del materiale. Nella stessa stanza si trova “La Sentinelle de Safran”, un cumulo di balle imbottite di filato pigmentato in intense tonalità di giallo, rosso e arancio. Con quest’opera Hicks scatena una frenesia di sfumature cromatiche che allude all’uso di pigmenti naturali tradizionali e un paesaggio di texture che avvolge lo spettatore.

Belén Rodríguez, di Valladolid, è una delle artiste spagnole che ha fatto maggior uso di installazioni tessili nelle sue mostre, come quelle che ha tenuto a Tabacalera (Madrid, 2017), nel Museo Patio Herreriano (Valladolid, 2018) o nel CA2M (Móstoles, 2018). Nel 2019 ha tenuto una mostra personale alla galleria Alarcón Criado di Siviglia. In questa mostra del CAAC presenta un’opera realizzata appositamente per il Refettorio della vecchia Certosa dal titolo “Nueve autopensantes”, un’installazione basata sulla “scala di Giacobbe”, il giocattolo in cui alcune tavolette salgono e scendono come per magia, emulando la scala che collega il cielo e la terra, e tramite la quale gli angeli hanno accesso ai due mondi, come sognava Giacobbe, come menzionato nella Bibbia.

L’artista, tessitrice ed educatrice guatemalteca Hellen Ascoli, che vive negli Stati Uniti, concentra le sue creazioni e la sua ricerca sulle tradizioni tessili del proprio paese natale, al fine di costruire un linguaggio proprio dove i confini tra arte e artigianato sono sfumati. Attraverso le sue creazioni, Ascoli rende omaggio alla figura delle tessitrici guatemalteche e al loro lavoro artigianale. Le due opere esposte al CAAC, “A veces el cielo se abre” e “Donde el cambio es la única constante”, sono basate su una pratica preispanica autoctona della sua regione, realizzate con una base di tela tessuta su un telaio a spalla, cotone, tessuto di recupero e cotone cucito a mano. I pezzi si riferiscono a una poesia che l’artista ha scritto intitolata “Letanía al volcán” ispirata dal Guatemala come un paese di vulcani, con un paesaggio instabile che influenza il modo in cui si percepisce il mondo.

Paola Besana, artista italiana scomparsa lo scorso giugno, ha iniziato a tessere nel 1958 e, dopo vari viaggi e soggiorni, soprattutto negli Stati Uniti, nel 1968 ha fondato a Milano lo Studio di Tessitura Paola Besana: laboratorio, centro di ricerca, produzione e insegnamento. Oltre al suo lavoro nel campo del design tessile, a partire dai primi anni ’60 ha sviluppato quelle che ha definito “strutture tessili”. Tre sono le opere esposte in questa mostra, “Ombre”, in cui quattro rettangoli, ciascuno attraversato dalla stessa linea diagonale spezzata, producono quasi 200 combinazioni possibili, semplicemente invertendo la parte più spessa e quella più sottile, capovolgendo i pezzi o rovesciandoli, da sinistra a destra e viceversa e dal primo piano allo sfondo. In “Tre entità” e “Distrazione lombarda” usa la tecnica della doppia tessitura, che gli permette di passare continuamente dalla bidimensionalità alla tridimensionalità. Besana esplora le tre dimensioni, sottolineando come il tessuto non sia una replica del dipinto reso con un materiale diverso; nelle sue opere mostra il passaggio dalla seconda alla terza dimensione, creando una trasformazione astratta ma carica di emozioni.

Sheila Hicks. La Sentinelle de Safran. 2018