The New Bend
*Foto in evidenza: Installation view, THE NEW BEND, Hauser & Wirth, NY. © Photo: Photo Thomas Barrat
3 Febbraio – 2 Aprile 2022
Hauser & Wirth New York, 22nd Street

Curata da Legacy Russell, Executive Director & Chief Curator di The Kitchen, “The New Bend” riunisce 12 artisti contemporanei che esplorano le tradizioni del quilting e della pratica tessile incentrate sulle differenze di razza, classe e genere – Anthony Akinbola, Eddie R. Aparicio, Dawn Williams Boyd, Diedrick Brackens, Tuesday Smillie, Tomashi Jackson, Genesis Jerez, Basil Kincaid, Eric N. Mack, Sojourner Truth Parsons, Qualeasha Wood, e Zadie Xa. La loro personale visione vernacolare consiste nel rendere omaggio, in un delicato dialogo, ai contributi delle quilter della Gee’s Bend in Alabama – donne afroamericane unite in cooperazione collettiva e produzione economica creativa – e alla loro eredità duratura come luogo di incontro radicale, come spunto e come ispirazione intergenerazionale. Questa mostra riconosce il lavoro di alcune quilter della Gee’s Bend come Sarah Benning (nata nel 1933), Missouri Pettway (1902-1981), Lizzie Major (1922-2011), Sally Bennett Jones (1944-1988), Mary Lee Bendolph (nata nel 1935), e molte altre, riconoscendo il loro ruolo centrale nel raccontare storie di astrazione e modernismo.

Se da una parte il racconto dell’Arte Moderna prevede l’astrazione come strumento critico di sperimentazione, la narrazione come è stata raccontata fino ad oggi non è stata inclusiva di questo gruppo e dei modi in cui continuano a trasformare la storia dell’arte, la cultura visiva e la produzione culturale attraverso luoghi e generazioni. Nel 20° anniversario della rivoluzionaria mostra “The Quilts at Gee’s Bend”, presentata per la prima volta al Whitney Museum of Art (2002-2003), ognuno degli artisti della “The New Bend” esplora questa eredità sia nell’approccio tecnico che nell’estetica formale. Le varie modalità astratte ed espressive di taglio, cucitura, giuntura e remixing si articolano in questa mostra come atti performativi ed editoriali contaminati rimodulando anche la comprensione del digitale, computazionale, memetico e algoritmico. Audrey Bennett, professore di arte e design dell’Università del Michigan, nel 2016 ha coniato il termine “algoritmi del patrimonio” per indicare l’obiettivo di “non ridurre la cultura al codice, ma espandere la codifica per abbracciare la cultura”. Nel loro saggio “On Cultural Cyborgs” (2020), Bennett e il suo collaboratore Ron Eglash, professore di informatica, chiedono di “decolonizzare la cibernetica” come componente centrale dell’etnocomputer. Ciò che le quilters di Gee’s Bend dimostrano grazie al loro innovativo lavoro di cooperazione è che riescono ad essere al contempo artiste ed esperte in tecnologia, contribuendo contemporaneamente alla storia dell’arte, così come alla scienza, alla tecnologia, all’ingegneria e alla pratica matematica (STEM). Questa dualità si ritrova nel lavoro di ogni artista presentato in questa mostra e in molti altri che continuano a crescere seguendo questa tradizione. Attraverso la loro pratica, i 12 artisti in mostra in ‘The New Bend’ propongono scenari appassionanti e con loro questo viaggio prende una nuova e promettente piega.

La Gee’s Bend
La città di Boykin, conosciuta anche come Gee’s Bend, è un’accogliente comunità afroamericana situata nell’arco di un’ansa del fiume Alabama nella contea di Wilcox, Alabama, Stati Uniti. La località prese originariamente il cognome di un proprietario terriero e schiavista che nel 1816 si stabilì nella zona e costruì una piantagione di cotone. Molti dei residenti della zona sono discendenti degli schiavi che lavoravano in questa piantagione; hanno quindi nomi di famiglia condivisi, come Bendolph, Pettway e Young. La formazione della tradizione del quilting di Gee’s Bend nasce tra il XIX e il XX secolo e continua fino ai giorni nostri, dove una vivace rete di quilter continua a lavorare insieme e ad accrescere la loro pratica creativa. Negli anni 40, la terra di Boykin fu venduta dal governo degli Stati Uniti in lotti alle famiglie locali che ancora vivevano nella Bend (Ansa). In un complesso intreccio, questo permise ai residenti di colore e nativi della zona – soggetti in passato alla manodopera estrattiva e alle pratiche della schiavitù e della mezzadria – di ottenere la proprietà di quella stessa terra che le loro famiglie avevano un tempo lavorato con la forza.
I quilt erano originariamente prodotti per scopi funzionali e per uso familiare. Nel corso del tempo cooperative come The Freedom Quilting Bee (fondata nel 1966 a Rehoboth, Alabama e rimasta in funzione fino al 2012) e la Gee’s Bend Quilters Collective (fondata nel 2003) hanno avuto un grande impatto nel plasmare un modello economico alternativo che ha permesso alle quilter di raccogliere fondi per la loro comunità. Le Freedom Quilting Bee hanno anche giocato un ruolo chiave nella presa di coscienza politica, partecipando attivamente nelle lotte per il diritto di voto e sostenendo la marcia per i diritti civili da Selma a Montgomery. Nel corso del tempo, un dialogo dinamico che circonda il loro lavoro si è espanso fino a raggiungere il plauso internazionale e una risonanza critica duratura.
Scopri di più su questa storia e sostieni le quilter della Gee’s Bend visitando il sito www.soulsgrowndeep.org.

Per informazioni si prega di contattare:
Andrea Schwan, Andrea Schwan Inc., info@andreaschwan.com, +1 917 371 5023
Christine McMonagle, Hauser & Wirth, christinemcmonagle@hauserwirth.com, +1 347 320 8596