TRAMANDA 2021: LE PAROLE DELLA TERRA A Palazzo Opesso
*Foto in evidenza: DANIELA GIODA, Il viaggio delle Madri, particolare
Sono le Parole e la Terra le due direttrici lungo le quali si snoda il percorso di questa mostra, un progetto allestito negli spazi di Palazzo Opesso a Chieri nell’ambito di TRAMANDA 2021. Cinque artiste – Tegi Canfari, Laura Castagno, Chen Li, Antonella De Nisco, Daniela Gioda – la cui ricerca si muove intorno ai temi ambientali, partendo dalla natura fino all’etica dell’arte, declinati attraverso molteplici linguaggi, dalla fiber art, alla land art, alla scrittura. Un cantiere aperto in cui le artiste si sono confrontate con lo spazio in installazioni site specific in un dialogo tra prospettive e sperimentazioni differenti.
L’allestimento in sezioni, una per ogni artista, permette al visitatore di fruire di ogni singolo progetto senza perdere il filo del discorso il cui ‘disegno’ complessivo consente una lettura corale dell’intera mostra ed è sintetizzato nel rapporto tra natura e cultura, tra gli esseri umani e il pianeta che abitiamo e che condividiamo con tutte le altre creature.
La mostra affronta anche la relazione tra locale e globale con artiste del territorio chierese che operano in ambito internazionale ed altre che provengono invece da aree geografiche diverse: strade e percorsi determinati dai segni, dai simboli, dalle caratteristiche dei luoghi di provenienza ma che l’arte convoglia e veicola nel mondo, riassortendo incontri e contaminazioni di culture altre e di altri paesaggi, prescindendo dall’origine e dalla meta.
L’urgenza di un rapporto di collaborazione con la Terra è al centro della doppia installazione di ANTONELLA DE NISCO, TERRaRIA, in cui una tessitura di potature esorta a ricercare una connessione tra gli esseri umani e l’ambiente, e FOGLIaRIA che riconduce invece l’attenzione alla bellezza, all’unicità e al valore di ogni singolo elemento che ci circonda. Artista attiva nell’ambito della land art, De Nisco è da sempre attenta alle istanze ambientali che trovano nelle sue opere una sintesi armonica di confronto tra selvatico e antropizzato, tra urbano e rurale. Una relazione costruttiva possibile che trova forma anche nei suoi libri d’artista, ERBARI in cui la narrazione scorre tra piccoli elementi di diversa origine, frammenti e parole, senza soluzione di continuità, per comporre un racconto universalmente condiviso.
Allude alle conseguenze dei cambiamenti climatici che si ripercuotono anche sugli esseri umani e sulla necessità di ritornare a sentirci in un legame di fratellanza con la natura l’installazione MI HERMANA LUNA Y MI HERMANO ARBOL di DANIELA GIODA che con PERDONAMI, FIGLIA non dimentica anche la responsabilità di quale pianeta consegneremo alle generazioni future. Artista che utilizza diverse tecniche e materiali in un processo di elaborazione delle opere che procede per interventi successivi, Gioda ha nella salvaguardia del pianeta uno dei temi principali della sua ricerca. A testimonianza di come tutto sia interconnesso nel tempo e nello spazio, lavora, ad esempio, “con le foglie del Gimko Biloba che si trova in un parco di Chieri, un albero simbolo di resilienza per essere sopravvissuto alle radiazioni prodotte dalla bomba atomica caduta sulla città di Hiroshima.”
La parola è nuovamente protagonista nel lavoro di CHEN LI, la cui ricerca riguarda il segno, il gesto e la scrittura. Affascinata dalla texture della pagina scritta in quanto composizione di pieni e di vuoti, nel 2003 ha lavorato a quattro mani con Martha Nieuwenhuijs durante una residenza artistica internazionale consolidando il suo interesse per il medium tessile. “I supporti dove la parola trova luogo e apparizione sono negli ultimi anni tessuti naturali e antichi, tessuti a mano di lino o canapa oppure camicie, che hanno la forma del corpo umano come le due camicie di Prada, progetto che ho esposto nel 2018 durante la prima mostra internazionale della Mongolia nella Art Gallery di Ulanbaataar. Ho scelto Prada perché volevo qualcosa di Italia, qualcosa pensato da una donna, Miuccia Prada, su cui intervenire con parole di un’altra piccola donna: Greta Thunberg. Perché le parole sono potere, memoria, futuro.” Tra le opere in mostra anche la grande opera INFERNO (10×1,5 m) primo canto dell’Inferno dantesco.
Proviene invece dalla scultura e dalla land art TEGI CANFARI che nelle sale del Palazzo allestisce ASCOLTI. LE PAROLE AL VENTO un’installazione ideata e realizzata per la prima volta ad Essen in Germania nel 2008 e divenuta poi itinerante. Gli ascolti sono grandi orecchie che hanno udito le parole del vento e hanno raccolto le vibrazioni e l’energia dei tanti luoghi che le hanno ospitate, metafore della necessità di mettersi in ascolto della voce della natura e del grido di aiuto di un pianeta che stiamo lentamente uccidendo. Opere universali che incontrano qui il piccolo mondo urbano rappresentato da una porzione di bosco tessile composto dagli “alberi di Chieri”: così l’artista evidenzia la continuità tra globale e locale, laddove la somma di ogni minima cura per ciò che è famigliare e quotidiano può fare la differenza per l’intero pianeta.
TEGI CANFARI, Ascolti. Le parole al vento
E ritornano infine le parole a suggellare attraverso l’arte un nuovo patto tra gli esseri umani e la Terra nell’installazione di LAURA CASTAGNO: I LOVE YOU EARTH scritto a caratteri dorati su vecchi cartoni di recupero diventa un mantra (e poi un anagramma) ma soprattutto una dichiarazione d’intenti che, come nell’opera successiva, restituisce agli elementi vitali per l’’uomo – l’aria, l’acqua, la terra – la priorità in una scala di valori che non può più prescindere dalla loro tutela. Elementi essenziali che solo un impegno autentico può salvaguardare salvaguardando al tempo stesso la nostra stessa vita. Un’opera dunque che traccia la via dell’economia circolare, del risparmio delle risorse e del rispetto della Madre Terra attraverso una dichiarazione d’amore cui l’arte dà forma e voce.
LAURA CASTANGO ph.credit Chen Li