Interviste

Un’indagine sull’immaginario romantico tra presunta armonia e liberazione dagli stereotipi: intervista a Natalia Saurin

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Artista visiva nata a Buenos Aires, si è laureata in Architettura a Milano. Nel suo lavoro mescola linguaggi e tecniche differenti, dalla fotografia alla Fiber Art. Tra le sue tematiche d’indagine troviamo la sfera sentimentale, la violenza di genere e il rapporto tra donna e società. Attualmente vive e lavora a Finale Ligure.

Ti amo troppo, Natalia Saurin

Quando hai capito che avresti fatto l’artista?

Non so esattamente quando ma l’arte ha fatto sempre parte della mia vita dato che anche mia madre è un’artista. Già a partire dall’infanzia, ho iniziato a vedere tante mostre. L’arte contemporanea mi ha sempre affascinato e negli anni ho capito di essere un’artista perché è quello che mi fa stare bene e che dà senso alla mia persona.

Ti amo troppo, Natalia Saurin

Ti amo troppo è il titolo della serie di 100 cartoline d’epoca sulla quale sei intervenuta tramite filo di cotone. Questo progetto sembra suggerire un dialogo tra la società di ieri e quella odierna per quanto riguarda le relazioni di coppia. Puoi raccontarci com’è nato?

Durante il primo lockdown ho iniziato a ricamare ed a intervenire graficamente su alcune cartoline di una collezione raccolta nel tempo sugli amori stereotipati. E’ stato un momento per prendermi “cura” di me, distaccarmi dalla realtà assurda che stavamo vivendo, una dimensione domestica alterata, sentivo difficoltà nell’avere un momento mio. Nell’impossibilità di muoversi ho iniziato ad avanzare, unendo piccoli punti con del filo e utilizzando materiali che trovavo a casa. Idealmente queste cartoline incarnano un desiderio di corrispondenza tra me e l’immaginario romantico, così armonioso, ma che nella realtà finisce per essere il meccanismo più potente per perpetuare il patriarcato. Spesso lavoro sugli stereotipi e l’amore romantico è di frequente alla base di un tipo di relazione squilibrata, impari, a volte violenta. La convivenza e il confinamento forzati a causa del Covid hanno poi messo a dura prova tante dinamiche di relazione portando ad un ulteriore incremento della violenza domestica in tutto il mondo.

The Kitchen è una serie di lavori che riflette sugli stereotipi e che ha come soggetto simbolico la tovaglia a scacchi bianca e rossa. Cosa rappresenta per te questo elemento tessile?

In The kitchen la tovaglia a scacchi bianchi e rossi diventa sfondo e palcoscenico della nostra esistenza e delle nostre inquietudini. Sono molto legata al tessuto vichy e me lo porto dietro da anni, il quadrettato bianco e rosso è un codice di qualità e tradizione, regala sicurezza, abbondanza e conferisce un’identità comune. L’ho utilizzato come matrice per una riflessione sullo stereotipo e sulle gabbie che siamo capaci di crearci. Ho trattato questo lavoro come un’anomalia nel pattern, la cui via d’uscita è rappresentata dai tagli di Lucio Fontana, lui tagliava per andare oltre alla bidimensionalità della tela, nel mio caso il taglio rappresenta invece una liberazione dagli stereotipi che associano la donna alla casa.

La serie The kitchen consiste in un insieme di foto realizzate con la tecnica dell’autoscatto e successivamente stampate su tessuto in modo da creare una serie di rimandi tra materiali differenti.

Gli amanti, Natalia Saurin
lovenest pink, Natalia Saurin
lovenest blue, Natalia Saurin

La tovaglia ritorna anche in Nostalgia, puoi parlarci di questi lavori?

La tovaglia quadrettata diventa anche apparato digerente e poi respiratorio, attraverso l’atto del cucire mi riapproprio di questi organi componendo una sorta di tavola anatomica dove l’anatomia (dal greco “divisione tagliando”) perde la sua freddezza per narrare qualche cosa di noi. In questo caso, vediamo il corpo diventare una tavola imbandita, ma anche luogo dove si concretizzano le convenzioni sociali. Mi piace molto la parola” nostalgia” perché nasce come termine medico per poi trasformarsi nel tempo in un sentimento poetico.

Nostalgia, 2008, scultura in tessuto, ovatta e grafite, 27x27, Natalia Saurin
Inner inside, 2008, scultura in tessuto, ovatta e grafite, 30x85, Natalia Saurin

Ci sono delle artiste o artisti a cui ti ispiri? E nel caso, chi sono?

Ci sono artiste che mi piacciono molto e che di sicuro mi hanno ispirato come Claude Cahun,Cindy Sherman, Francesca Woodman, Sandy Skoglund, Mona Hatoum.

Ti amo troppo, Natalia Saurin

Quali sono i tuoi prossimi progetti e a cosa stai lavorando adesso?

Ora sto realizzando un nuovo progetto utilizzando una tecnica di stampa analogica, sto sperimentando e sono molto contenta di realizzare un nuovo lavoro che mi riporta alla matericità e ai primordi della fotografia.

Ti amo troppo, Natalia Saurin

Margaret Sgarra

Read it in English Curatrice di arte contemporanea e Storica dell’arte, ha conseguito il Diploma di I livello in Didattica dell’Arte (Accademia Albertina di Belle Arti di Torino), successivamente ha perfezionato i suoi studi con una Laurea Magistrale in Storia dell’arte (Università degli Studi di Torino) e, infine, ha ottenuto una seconda Laurea Magistrale in Arti visive (Università di Bologna). Tra le sue principali tematiche di ricerca in ambito curatoriale troviamo: tutela dell’ambiente, identità e sfera emotiva. Ha collaborato con Paratissima ed è attualmente coinvolta, in qualità di curatrice, nella realizzazione di diversi progetti artistici.