ANDI KACZIBA – Bivium XIII

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Bivium XIII
Corda, filo d’oro, compensato cornice a cassetta in noce. 30x30x4 anno 2022

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Description

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ANDI KACZIBA

Al centro della ricerca dellartista ungherese Andi Kacziba è la condizione della Donna nella società contemporanea.

Con il ciclo Bivium lartista denuncia limpossibilità della Donna di invecchiare e la stigmatizzazione operata dalla società contemporanea nei confronti delle donne che scelgono di non nascondere la propria età utilizzando magici sieri di giovinezza o miracolosi interventi plastici, ma al contrario si espongono al giudizio del mondo così come sono, come il tempo le ha trasformate.

Le opere di questo ciclo sono realizzate da Andi Kacziba attraverso un lungo e faticoso processo, operato da lei stessa, di tessitura a mano della corda su un pannello di compensato che dà vita a sculture tridimensionali che rappresentano le pieghe, le grinze, i segni della pelle originati dal passare degli anni.

In particolare nellopera inedita Bivium XIII, lartista inserisce per la prima volta allinterno della tessitura un sottile, quasi invisibile, filo doro, a sottolineare la bellezza e la preziosità di ogni scelta che ciascuna donna fa difronte ai vari ”bivi” della propria vita e di cui le rughe e i segni sulla propria pelle costituiscono la narrazione.

Andi Kacziba (Ungheria, 1974) Giunge in Italia nel 1997 per lavorare come modella, completa i suoi studi all’Istituto Europeo di Design di Milano e Venezia. Successivamente, decide di passare dall’altro lato dell’obbiettivo e si dedica alla fotografia e dopo qualche tempo all’arte visiva e plastica.

La concezione del ruolo dell’Artista come figura impegnata a generare un cambiamento sociale positivo la conduce a focalizzare la sua ricerca sulla condizione femminile, attraverso narrazioni sociali, politiche ed economiche ma facendo anche emergere una prospettiva intima su di sé e sulla propria quotidianità.

Andi Kacziba ha esposto in numerose mostre personali e collettive, all’Accademia d’Ungheria di Roma, allo Studio Museo Francesco Messina di Milano, al Museo Civico Pier Alessandro Garda a Ivrea, all’Istituto Italiano di Cultura di Budapest, e all’Istituto Italiano di Cultura di Città del Messico.